la Repubblica, 7 febbraio 2021
Quando gli "incompatibili" riescono a governare insieme
«Per i primi due anni di vita democratica – scrive Miguel Gotor ne L’Italia nel novecento (Einaudi, 2019) – i partiti antifascisti governarono insieme riuscendo a mettere da parte le divergenze ideologiche e politiche che li dividevano». E sembra l’inizio di una favola. Il paese era distrutto, molto sangue era stato versato, anche fra italiani, non c’era altra scelta.
Tra unità e salvezza nazionale, anche senza usare maiuscole, la distanza è più breve di quanto possa apparire a prima vista allungando il tavolo della storia. Il governo del Cln, della Resistenza, durò fino al maggio del 1947. E può sembrare una forzatura, ma per intendere all’osso il discorso del presidente Mattarella e l’incarico a Draghi è pur sempre a quel tempo lontano che si può tornare.
Anche allora venne innescata un’evoluzione politica. Il fatto che sia ieri che oggi resti fuori la destra è solo una coincidenza, curiosa. Si è comunque aperta una nuova fase che su esplicita richiesta del Quirinale pone fine al concetto di incompatibilità quale è stata vissuta in questo tempo post- ideologico, per non dire carnevalesco, e quindi mascherata da veti, bandierine, paletti, capricci, rancori personali, conti da saldare, oltraggi twitter e strepiti nei talk show.
Ecco, almeno per un po’, non sarà più così. Perché ci sono momenti in cui ragioni di forza maggiore prevalgono sugli interessi individuali, e quindi per un fine superiore ciascuno accetta di remare sulla stessa barca, rinuncia a qualcosa e ne guadagna in tenuta unitaria, con il che la politica torna a essere molto semplice e lineare.
Non si tratta di sospendere la democrazia. I Padri costituenti riuscirono a salvaguardare la carta costituzionale dalle reciproche ostilità. Nelle piazze e nelle aule se le davano di santa ragione, ma nella Commissione dei 75 collaboravano. È un momento che rimase nel cuore a molti di loro, sarebbe ragionevole valesse d’esempio anche in questo mondo di partiti estenuati e leader isterici e chiacchieroni.
Unità vo cercando, che è sì cara. Le elezioni del 1976, sostiene sempre Gotor, videro la Dc e il Pci come «due vincitori», ma anche come «due prigionieri». Dell’economia che andava a rotoli e del terrorismo: «Si realizzarono così le condizioni per varare il primo governo di solidarietà nazionale» (la sottigliezza nazionale lo designò della “non sfiducia"). Al vertice di Portorico i Grandi lasciarono i governanti italiani fuori della porta, ma l’intesa fu utile anche se comportò il sacrificio di Moro e durò fino al 1979. E di nuovo: è rischioso confrontare la pandemia, l’emergenza economica e il default dell’odierna classe politica con il big bang di Tangentopoli, le stragi mafiose e il collasso della Prima Repubblica. Eppure proprio nel 1992-93 si formò un vasto fronte referendario che teneva insieme uomini che si erano molto combattuti, ex comunisti e democristiani, Azione cattolica e radicali, garantisti e manettari – a riprova che l’unità conosce anche forme e declinazioni extra istituzionali.
Ora, più ci si avvicina all’oggi e più tutto si immiserisce, sia pure provvisoriamente. Nel 2011 Berlusconi dovette mollare «sotto le pressioni congiunte – è ancora Gotor – del mondo finanziario internazionale e delle principali istituzioni europee». Ieri Draghi ha ricevuto la delegazione di Forza Italia ed è improbabile gli sia stato chiesto conto del preteso complotto. Tutto in realtà andava a scatafascio e in Parlamento Mario Monti ebbe la più larga maggioranza della storia repubblicana.Non esistono regole, ma ogni tanto l’unità nazionale evita più guai di quanti se ne possano immaginare guardando le immancabili macerie.