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 2021  febbraio 06 Sabato calendario

Periscopio

L’hotel Cipriani chiudeva due mesi d’inverno. Il direttore chiese a mio padre: «Potrei stare a casa un giorno alla settimana?». La risposta fu: «Parché? No’ se divèrtelo qua?». Arrigo Cipriani (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
Dopo averle tentate tutte, con risultati sempre deludenti, proviamo a copiare. In sistema della giustizia civile tedesca è molto razionale ed efficace. Prendiamolo in blocco, e senza vergognarci: anche loro hanno copiato dal nostro diritto romano. Carlo Nordio. Il Messaggero.

Gli americani che non hanno niente di classico essendo nati ieri l’altro, hanno la mania di chiamare tutto «classico» per darsi un tono di nobili tradizioni. C’è persino la Coca-Cola Classic, neanche fosse un Barolo del 1950. Guglielmo e Vittorio Zucconi, La scommessa. Rizzoli, 1993.

Ho scoperto a scuola il mio bernoccolo di vignettista. Andavo dai preti, al San Giuseppe di Roma. Facevo sulla lavagna la caricatura del professore, giusto prima che arrivasse. Quello, appena entrato, diceva immancabilmente: «Forattini, cancella e esci di classe. Zero in condotta». Giorgio Forattini, disegnatore satirico (Giancarlo Perna). Libero.

La rivoluzione è un sogno romantico, niente altro. Un mito da coltivare. La politica è ottenere un risultato, fare accordi con chiunque si possa. Fabrizio Rondolino, scrittore autore de Nostro Pci (Susannaurc To). L’Espresso.

Parlando di Chamberlain, oggi leggi Conte, Churchill disse: «Persistono così membri del governo in uno strano paradosso. Risoluti soltanto a essere irrisoluti, adamantini nella deriva, solidi nell’inconsistenza, onnipotenti nell’impotenza». Giulio Tremonti. (Leonardo Petrocelli). La Gazzetta del Mezzogiorno.

Un Conte-ter sarebbe un’anomalia mai vista, uno che fa tre governi consecutivi con maggioranze diverse e tre intenzioni diverse: la prima, populista, sovranista ed euroscettica; la seconda antileghista, filosinistra, progressista; la terza europeista, centrista, consociativa. Una pagliacciata. Marcello Veneziani. LaVerità.

Conte è affetto da una sorta di Sindrome di Telemaco in cui Giuseppi, non un super partes ma un senza partes, sente di portare sulle sue spalle il peso del mondo. Una bolla incredibile se si pensa che l’intera classe dirigente ormai ha chiaro che il suo governo non era per nulla coeso ma soprattutto, come ha giustamente messo in luce Italia Viva, è adesso incapace di gestire questa crisi. Luigi Bisignani. il Tempo.

Partiamo da Conte. Finora ha sbagliato tutto: politicamente, e tecnicamente. Perché sarebbe dovuto salire al Quirinale un minuto dopo aver ricevuto le dimissioni delle due ministre di Italia viva, Bonetti e Bellanova. Invece ha detto: «Con Renzi mai più». E ha cominciato a cercare «responsabili». Errori blu. Ma come fai, in politica, a dire: con Renzi mai più? Va bene, certo: ti può scappare, e del resto scappava anche a giganti come Craxi e De Mita, quante volte si sono detti una roba così? Per non parlare di Andreotti e Fanfani. Ma poi ricuci. Invece lui s’è intestardito, e ha aperto quel mercato vergognoso cercando i voti di chiunque, compreso quello di Ciampolillo, che io dico, santa miseria... Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera (Fabrizio Roncone). Corsera.

Dopo che il sindaco di Roma ha nominato assessore della cultura una sua compagna di liceo, autrice di una biografia della celebre pin-up americiana Batty Page, mi viene un dubbio. Se il sindaco di qualunque altro partito avesse affidato i musei e i monumenti di Roma a un compagno di scuola competente in spogliarelli vintage, i sodali della Raggi sarebbero stati altrettanto tolleranti, riconoscendogli la buona fede, o avrebbero strillato allo scandalo e alluso a cricche e a scelte familiste per privilegiare gli amici degli amici? Massimo Gramellini. Corsera.

Nel processo per la strage di via D’Amelio nella quale rimase ucciso Borsellino s’avvia quello che è stato definito il più grande depistaggio della storia della Repubblica: si arrestano i responsabili della carneficina, li si processano, li si condannano, per poi scoprire che responsabili non erano. Tutti innocenti. Non è che la circostanza scuota molto le coscienze degli affezionati alla questione morale, ma vabbè. Non le scuote nemmeno l’idea che (mentre lo si celebra con lacrime e fanfare a ogni anniversario) Borsellino sia un doppio martire: del tritolo e della menzogna. Sempre nelle motivazioni di sentenza, si legge che l’attentato fu opera della mafia, ma è possibile «abbia intersecato convergenti interessi di altri soggetti o gruppi di potere estranei a Cosa nostra». Quali soggetti? Quali gruppi di potere? Boh. Non penso i giudici estensori delle motivazioni siano reticenti. Penso siano seri e non affermino quanto non possono provare. Ma insomma, Borsellino viene ammazzato dalla mafia con interesse convergente di gruppi di potere, segue il più grande depistaggio della storia della Repubblica organizzato dalla polizia giudiziaria e avvallato dalla procura e dai giudici. Mattia Feltri. Huffington.

Mia moglie mi dice di smetterla di scrivere troppo di miserie e di tragedie. Pensa che dovrei scrivere qualcosa di più positivo, ma io non sono tanto positivo. E quando finalmente ho avuto un po’ di successo, è stato con libri che raccontano di fallimenti. Miei, soprattutto. Edoardo Nesi, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.

Lo scrittore deve intervenire. Prendere posizione. Dare giudizi. E sono convinto che ogni libro deve avere un valore etico. Io non frequento molto le città che danno notorietà: Roma e Milano. Non vado in televisione. Uno scrittore è nei libri, non nella tv. Se i suoi libri restano, lui sopravvive. Se no, sparisce. Ferdinando Camon, scrittore (Luigi Mascheroni). il Giornale.

Roma riesce almeno in parte a relativizzare e insabbiare la sostanza eversiva di questi movimenti (a esclusione, è ovvio, del fascismo), finendo per integrarli nel proprio sistema. È successo persino coi 5 Stelle! Edoardo Albinati, scrittore (Nicola Mirenzi). Huffington Post Italia.

Alla concezione individualista e pluralista che giustifica la democrazia rappresentativa (i componenti della classe politica rappresentano le istanze di aggregati eterogenei di persone, ciascuna delle quali diversa dalle altre) si sostituisce una concezione anti-individualista e anti-pluralista che evoca cose inesistenti (il «popolo», in quanto tale, non esiste) per mettere a tacere o alla gogna gli avversari. Cose già viste tante volte. Angelo Panebianco, politologo. Corsera.

Datemi un punto d’appoggio e inciamperò ugualmente. Roberto Gervaso.