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 2021  febbraio 06 Sabato calendario

Su "Breve storia delle pseudoscienze"

Inquinato da fake news, invasato da grottesche teorie complottiste, vittima di credulità, sbavante dietro astrologi, ufologi, creazionisti, razzisti, terrapiattisti, sensitivi, medium, populisti cinquestelle, cabbalisti, zingare indovine e paragnosti, il dibattito pubblico non registra semplicemente gli orrori e gli svarioni dell’umana dabbenaggine ma regredisce al pensiero magico, che proprio il dibattito pubblico, figlio prediletto dell’età della scienza e della ragione, aveva messo fuori gioco.Sia chiaro: le credenze irrazionali, per quanto confutate e scientificamente sconvenienti, non sono né saranno mai eliminate del tutto; non saranno, anzi, mai eliminate nemmeno in parte.
All’origine, d’altra parte, quando il mondo era giovane, appariva ed era a tutti gli effetti perfettamente razionale quel che oggi passa (a ragione) per irrazionale: religioni, alchimia, astrologia, «misteri», rituali e abracadabra erano il modo intellettualmente più logico e sensato di spiegarsi la natura del mondo e d’indagarne (e prevederne) i fenomeni. Gli strumenti di cui si disponeva allora, vale a dire il senso comune e l’intelligenza speculativa, non bastavano a sciogliere efficacemente gli enigmi, ma sono tuttavia gli stessi strumenti, più qualche utile protesi, per esempio la matematica e gli occhi bene aperti, di cui avrebbero poi fatto uso gli scienziati, magari puntando più sull’intelligenza speculativa che sul senso comune.
È grazie al pensiero razionale, un impulso innato nell’homo sapiens, che Einstein elabora la teoria della relatività, o che Hawkins e Penrose postulano l’esistenza dei buchi neri – l’uno e gli altri largamente in anticipo sulle osservazioni che comproveranno le loro teorie. Ed è grazie a questo stesso istinto che l’ufologo strologa l’esistenza dei dischi volanti, il nazista magico postula l’esistenza di remote comunità ariane all’interno del nostro pianeta (una Terra «cava») e che i cultori della mitologia atlantidea straparlano d’antichi astronauti, di facoltà paranormali perdute, di manufatti e referti «inspiegabili».
Solo che oggi pseudoscienze e strafalcioni sono socialmente ingombranti e pericolosi. Non fanno più ridere.
Oggi la razionalità, per essere fedele (e presente) a se stessa, deve imparare che la sua potenza evocativa, la sua facoltà di ricorrere all’immaginazione per esplorare e riconoscere le viti e gl’ingranaggi che regolano la macchina della realtà, dev’essere disciplinata e tenuta a freno, lontana dalla cattiva compagnia delle stramberie.
Storico della scienza e delle tecniche presso l’Università di Bologna, Marco Ciardi illustra nel dettaglio, con passione e divertito rigore, i tumulti delle pseudoscienze nel saggio Breve storia delle pseudoscienze (Hoepli 2021, pp. 177, 14,90). Alcune di queste sono sopravvissute al tramonto delle credenze magico-esoteriche, come l’alchimia, il creazionismo e la divinazione; altre sono nate con la modernità, dal mesmerismo alla storia segreta del mondo secondo teosofi e piramidologi, dall’archeologia «misteriosa» allo spiritismo, dalla parapsicologia al razzismo biologico, dal complottismo irrefrenabile alla medicina omeopatica.
Sono storie eccezionali, che Ciardi racconta in una ventina di capitoli stringati e densi. Ci sono dentro le quartine di Nostradamus, infallibilmente svelate post factum, e mai beccate a prevedere un solo evento prima che accada. Ci sono le metamorfosi del mito d’Atlantide, una favola storica e geografica che all’inizio s’allunga sull’intero oceano Atlantico come un ponte (crollato) tra il vecchio e il nuovo mondo e che, una volta confutato dalla comprovata deriva dei continenti, cerca rifugio nel Mediterraneo, e anche lì annaspa, sul punto d’affogare. C’è l’agguerrita legione dei nemici del darwinismo, che parlano a nome del Dio creatore, uno (anzi, Uno) che ha montato lo spettacolo all’incirca quattro millenni or sono e che, secondo altri stramboidi, s’appresterebbe a calare il sipario (bon, basta così, apocalitticamente deciso a «disfarci dopo averci fatti»).
Ci sono i maniaci del complotto (secondo Fritz Leiber, uno scrittore di fantascienza, «con la teoria del complotto si può spiegare tutto, anche l’origine dell’universo»). Ci sono gli evocatori di defunti (necromanti borghesi e salottieri: donne in abito da sera, uomini con le ghette, come nelle sedute spiritiche della belle époque, dove questi esploratori dell’etereo e dell’imponderabile, diceva Th.W. Adorno, escogitano sempre nuovi modi di pesare l’anima). Ci sono, va da sè, anche i cacciatori di fantasmi, come in Ghostbusters, il film di Ivan Reitman con Bill Murray e Dan Aycroyd. Si discute di telepatia, di società tradizionali, di guarigioni miracolose, di sciamanesimo pratico – e poi ci si stupisce del tizio con l’elmo bicornuto arrestato a Washington, DC, dopo l’assalto trumpista a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. Oltre che un libro di denuncia – che alle istituzioni (specie scolastiche) chiede d’insegnare ai civilizzati come si distingue la scienza dalle sue caricature – Breve storia delle pseudoscienze è anche una festa dell’immaginazione accesa, una vera e propria summa del fantastico, sia pure involontario.
Ma il problema, naturalmente, resta, e così l’allarme. Infatti la superstizione monta, allargandosi alla politica, dilagando nei talk show e alimentando l’eversione non soltanto intellettuale (come si vede dopo ogni strage religiosa, quando si contano i morti). Così com’è l’uomo, secondo il filosofo, a spiegare la scimmia, e non è la scimmia a spiegare l’uomo, allo stesso modo è la scienza, cioè il metodo scientifico, a spiegare le pseudoscienze, e non viceversa, benché proprio questa sia la loro pretesa. Ben vengano, naturalmente, gli alieni del cinema e della narrativa pulp, come pure i superpoteri dei mutanti cinematografici; Superman voli pure più veloce della luce, e a sostenere in aria Peter Pan siano la polvere magica e i pensieri felici; Capitan America venga pure scongelato da un blocco di ghiaccio dopo un’ibernazione trentennale: l’immaginazione letteraria e metafisica è da incoraggiare.
Ma solo a patto che non sconfini nella realtà, nei moti di piazza, nelle cellule segrete, tra le vestali del #MeeToo e i grandi sacerdoti della cancel culture. Bisogna che le nuove generazioni imparino a distinguere tra una quartina di Nostradamus e la relatività ristretta. Da un pezzo l’immaginazione prescientifica è diventata antiscientifica e ha smesso di far avanzare la conoscenza come al tempo degli egizi e dei caldei.