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 2021  febbraio 06 Sabato calendario

Intervista a Francesca Polti, la signora del vapore

«All’inizio di questa pandemia, l’anno scorso, il governo ha agito in maniera adeguata, considerate le circostanze, e ha supportato le imprese con interventi come la cassa integrazione e i posticipi di alcuni pagamenti. Negli ultimi mesi invece i risultati dei provvedimenti stanno arrivando lenti e con grande difficoltà, si sentono pure la mancanza di un forte senso civico e di comunità oltre al non rispetto assoluto delle regole»: Francesca Polti, 43 anni, laurea alla Bocconi, dirige l’azienda di famiglia, sede in provincia di Como, nata nel 1978 con Vaporella, il primo ferro da stiro con caldaia per uso domestico. Ora ha un vasto catalogo (200 brevetti) di prodotti per la casa e l’igiene, tutti con tecnologia a vapore, tra i quali, nel 2006 il lancio di un sistema per la disinfezione degli ambienti a rischio di contaminazione biologica sviluppato in collaborazione con la facoltà di Medicina dell’università di Pavia e nel 2017 il primo aspirapolvere multifunzione che aspira, igienizza e asciuga. Con l’emergenza sanitaria vi è stata un’accelerazione nella ricerca e sviluppo di prodotti (sempre a vapore) per l’igiene. Il fatturato è 70 milioni di euro, export in 50 Paesi, 250 dipendenti. «Polti nasce col vapore – dice- siamo esperti in tutte le sue declinazioni. Mio padre e mia madre furono gli inventori di Vaporella. I vantaggi sono molteplici: per quanto riguarda la cura degli abiti, il vapore distende il tessuto, consentendo di mantenerne nel tempo la qualità. Quanto all’igiene, test di laboratorio confermano che con il vapore utilizzato secondo le istruzioni, si riescono a debellare fino al 99,9% di virus, germi e batteri. Con il calore si igienizza la casa senza prodotti chimici, quindi senza inquinare l’ambiente esterno e l’ambiente domestico. Purtroppo quando si pulisce in maniera tradizionale il pavimento, spesso non viene sciacquato bene, quindi se si hanno animali o bambini che toccano le superfici, il rischio che si auto contaminino è molto elevato».Domanda. Il vapore alleato anche contro la pandemia?
Risposta. Si è verificato un exploit di richieste per disinfettare e sanificare in maniera rapida i locali. Avevamo già un brevetto, una pistola dove il vapore, già riscaldato dalla caldaia, viene surriscaldato nuovamente ed esce in maniera rallentata ad altissime temperature, anche fino a 180 gradi. Questo permette tramite shock termico di disinfettare le superfici e di uccidere batteri, germi e inattivare i virus. Era un prodotto di nicchia, è diventato di largo consumo. Comunque, al di là dei prodotti e di chi li propone, l’uso del vapore è un’arma potente contro i virus, anche il Covid, e nell’attuale situazione ne andrebbe sollecitato l’utilizzo per arginare l’epidemia.
D. Come sta vivendo la sua azienda l’emergenza Covid?
R. All’inizio c’è stata la paura di perdere tutto, di non riuscire a sostenere una realtà produttiva industriale come la nostra, poi abbiamo intravisto un’opportunità, quella di supportare la crisi con un prodotto in grado di garantire l’igiene e aiutare le persone sia in casa che nelle realtà commerciali e industriali. E ci siamo rialzati. Ecco nei periodi difficili guai a lasciarsi andare, bisogna cercare nuove strade. La fantasia è un valore aggiunto dell’imprenditoria italiana.
D. In che modo ne uscirà il sistema produttivo italiano?
R. Nei momenti di crisi, come questo che è addirittura a livello mondiale, ci sono realtà che crescono a dismisura o in maniera sostanziale. Altre invece che soffrono molto poiché gli equilibri vengono stravolti. Ma la storia ci insegna che ciclicamente dopo una crisi c’è sempre una grande spinta verso la ripresa. Il vero problema è quanto possiamo resistere in questa incertezza, coi consumi che calano drasticamente e la forbice che si amplia tra persone con meno possibilità e persone con più possibilità. Per quanto ci riguarda registriamo interesse verso il settore del piccolo elettrodomestico poiché si dà maggiore attenzione alla cura della propria casa, vivendola forzatamente di più. Ritengo anche che ci siano delle buone opportunità per chi produce in modo orientato alla sostenibilità in quanto questa crisi ci ha insegnato che la terra deve migliorare ed è una consapevolezza che rimarrà.
D. Che cosa si aspetta dal Recovery Plan?
R. È una grande opportunità. Metterei al primo posto l’educazione perché credo che i giovani siano stati un po’ dimenticati nel nostro Paese e bisognerebbe fare di più nella preparazione dei ragazzi. Quindi investire in strutture, mezzi e nel capitale umano, cioè nei professori, maestri e insegnanti. Con la didattica a distanza la qualità di apprendimento non è assolutamente quella che avrebbero avuto in classe. Non per colpa degli insegnanti ma per la difficoltà di creare empatia e socialità. Priorità assoluta alla formazione quindi, ai giovani che sono il nostro futuro. Poi, ovviamente, occorrono interventi sulla sanità e sulle infrastrutture per dare efficienza al sistema economico e renderlo competitivo sul piano internazionale.
D. Qual è il trend attuale al consumo?
R. Il piccolo elettrodomestico è un settore che è cresciuto attorno al 15% nel 2020. È una crescita importante rispetto alla situazione generale del mercato. La forzatura dei cambiamenti dei nostri comportamenti ha indirizzato i consumi verso la cura e l’igiene della casa, la pulizia, la preparazione dei cibi e la cura della persona. C’è una nuova domanda che riguarda tutto il mondo. Il made in Italy può cogliere questa opportunità. Il trend principale è quello degli HomeLovers, cioè sentire significativamente la propria casa e la propria famiglia. Sottolineo Home non House, quindi si tratta proprio del focolare domestico. Ieri gli italiani erano a volte presi in giro per il loro attaccamento alla casa e alla famiglia, adesso questo diventa un valore riscoperto ovunque e noi possiamo rivendicarlo e promozionare l’Italian Life, che ha un aspetto sociale ma anche economico. Un altro trend è l’online, che è stato un’ancora di salvezza per molte imprese, ma anche per le persone, pure chi non era abituato ha incominciato a navigare e fare acquisti sul web. Così molti punti vendita tradizionali hanno finito per sviluppare nuovi servizi, come la possibilità di acquistare in rete e ritirare in negozio. Dal punto di vista imprenditoriale oltre alla vendita c’è l’aspetto del servizio, cioè è possibile fornire molte più informazioni e attraverso i social dialogare direttamente coi consumatori. Inoltre con l’online si può sviluppare l’export con costi decisamente ridotti rispetto ai canali tradizionali. Quindi si è verificato un matrimonio di reciproca convenienza tra produttore e consumatore.