Corriere della Sera, 6 febbraio 2021
La Cina insegnerà a scuola la virilità
«Piano per prevenire l’effeminazione degli adolescenti maschi». Il ministero dell’Istruzione di Pechino è preoccupato per la «timidezza poco virile» dimostrata dai ragazzi cinesi e ha una ricetta: aumentare i corsi di educazione fisica, la pratica degli sport di contatto, arruolare più insegnanti di polso (uomini) che sappiano sviluppare il vigore degli allievi, preparandoli a difendere la Madrepatria «in questi tempi di venti contrari», come li definisce Xi Jinping. Le riforme scolastiche suscitano dibattiti accesi in tutto il mondo e la Cina non fa eccezione. La bozza di proposta ministeriale sulla «educazione alla mascolinità», diffusa sul web, ha raccolto sui social network 1,5 miliardi di visioni e 238 mila commenti. Che contengono una valanga di critiche contro «lo stereotipo sessista».
«Perché il ministero non si preoccupa di diffondere valori come onestà, responsabilità e sincerità?», è stata la controproposta partita dal popolo di Weibo (il Twitter mandarino). Alcuni commenti hanno osservato che le teste d’uovo ministeriali si sono mosse perché il Partito è dominato da uomini e trascura la componente femminile (basta guardare al Politburo, che ha solo due donne tra i suoi 25 membri). «L’ansia sulla carenza di mascolinità è discriminatoria; è chiaro che gli ideatori della proposta ministeriale considerano la femminilità come una caratteristica negativa; perché non si preoccupano che l’esercizio fisico renda troppo virili le ragazze?», ha scritto un professore alla stampa statale.
La diatriba si è allargata ai modelli che ispirano gli scolari. Il Partito è infastidito dalle boyband che sfoggiano orecchini e ha ordinato alla tv di oscurare ogni «pratica edonista». Risposta su Weibo: «Se portare un anellino all’orecchio è da femminucce, allora bisognerebbe cancellare Gengis Khan dai libri di storia».