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 2021  febbraio 06 Sabato calendario

In morte di Christopher Plummer

Fulvia Caprara, La Stampa
I tratti aristocratici, l’espressione imperativa e un incedere che, nonostante gli anni, non aveva smesso di comunicare qualcosa di elegante e maestoso. Spesso le carriere dei grandi attori, anche se hanno lavorato per tantissimi anni nei ruoli più disparati, possono essere contenute in pochi titoli, in alcune prove eccelse e in qualche evento cruciale che ha poi segnato tutto il resto. Di Christopher Plummer, scomparso a 91 anni nella sua abitazione di Weston, nel Connecticut, assistito dalla moglie Elaine Taylor con cui era sposato da oltre mezzo secolo, balzano subito alla memoria alcune immagini, il capitano von Trupp, prima rigido e severo poi piegato dalla grazia della giovanissima bambinaia Maria (Julie Andrews) nel musical del ‘65 Tutti insieme appassionatamente, il padre omosessuale Hal che, in Beginners (il film che gli ha regalato l’Oscar), spiazza il figlio con un tardivo coming out, l’implacabile miliardario Jean Paul Getty che, in «Tutti i soldi del mondo», rifiuta di pagare il riscatto per la liberazione del nipote rapito. A questa prova, che ha fatto guadagnare a Plummer, nel 2018, a 88 anni, la nomination per la miglior interpretazione da non protagonista, è legata la storia che ha rischiato di offuscare il suo mito.
Sul set del film di Ridley Scott, girato in gran parte nella capitale, aveva recitato, nelle vesti dell’anziano Getty, l’attore Kevin Spacey, accusato, pochi mesi dopo, di molestie sessuali e travolto dallo scandalo crescente. Nonostante le riprese fossero finite, Scott decide di cancellare letteralmente Spacey dalla pellicola, ingaggiando al suo posto Plummer che, in dieci giorni, dopo aver accettato l’offerta senza indugi, costruisce il suo Getty mettendo a frutto la lunga pratica teatrale. In tanti non apprezzano la scelta di Scott e, di conseguenza, quella di Plummer: «Non ho rimpiazzato Kevin - è la replica dell’attore -, ho fatto tutto daccapo. Mi rattrista molto quello che gli è accaduto, ma cosa potevo fare? Ammiro Ridley Scott e sono felice di girare con lui». D’altro canto, sul talento di Plummer, nato a Toronto in una famiglia dell’alta borghesia, colta e illuminata, figlio unico dell’avvocato John e nipote del Primo Ministro canadese John Abbott, qualunque regista avrebbe scommesso, sicuro di raggiungere l’obiettivo. L’infinita carriera teatrale, piena di classiche performance skakespeariane, ha guidato, fin dal debutto cinematografico in Fascino del palcoscenico di Sidney Lumet, il percorso di Plummer sul grande schermo.
Quando si è certi delle proprie doti, non si ha paura di essere onnivori. Dalla Caduta dell’impero Romano in cui recita con Sofia Loren, alla Notte dei generali in cui è affiancato da Peter O’Toole e Philippe Noiret, Plummer ha sempre inanellato con disinvoltura imprese di taglio opposto, a suo agio nel comico La Pantera rosa colpisce ancora come nell’avventuroso L’uomo che volle farsi Re. A metà degli Anni 60 l’attore aveva parlato dei suoi problemi con l’alcool, ma, con l’aiuto della terza e ultima moglie, che gli è stata accanto fino alla fine, li aveva superati e aveva continuato la sua corsa, senza mai abbandonare il palcoscenico, ma anche lasciando un segno, ogni volta forte e riconoscibile nei contesti più vari. Dal visionario L’esercito delle dodici scimmie di Terry Gilliam, con cui poi ha lavorato di nuovo in Parnassus L’uomo che voleva ingannare il diavolo, al thriller politico The Insider di Michael Mann, da A beautiful mind di Ron Howard a Inside Man di Spike Lee, da Ararat Il monte dell’Arca del connazionale Atom Egoyan a The last Station di Michael Hoffmann. Di lui Ridley Scott aveva detto: «Ha un fascino eccezionale, può fare di tutto».

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Maurizio Porro, Corriere della Sera
Se ne è andato ieri in silenzio, a 91 anni, nella sua casa nel Connecticut, Christopher Plummer, grande attore che aveva iniziato declamando le parole alate di Shakespeare, ma era stato poi conquistato dal cinema affermandosi nel ‘65 nel musical di Wise Tutti insieme appassionatamente con la tata Julie Andrews e i nazisti in agguato fra i monti. Plummer era il duro col. Von Trapp e il fisico l’aiutava con una bellezza militaresca, l’occhio azzurro severo, ma sempre con un po’ di ironia che lo aiutava nei momenti trash come quando fece il depravato imperatore Commodo nella Caduta dell’impero romano con la Loren.
Ma gli inizi di Plummer, nipote di un primo ministro canadese e sposato tre volte (Amanda Plummer gli è figlia), furono sul palcoscenico, scespiriano e anche Giasone nella tragedia di Medea, mentre Kazan gli farà guadagnare il primo Tony nel musical su Cyrano. Pronto a cambiare epoche, sentimenti, codici morali.
Mentre lavora come speaker in radio e tv, fu Lumet (regista amante del teatro) che gli fa fare il salto nel cinema con Fascino del palcoscenico e inizia una carriera senza soste con 98 titoli. Kolossal storici, film d’azione bellica in profilo tedesco (Lunghi giorni delle aquile, Agli ordini del Fuhrer, La notte dei generali), anche un pizzico di horror, ma nel ’64 torna al primo amore con un grande Amleto in tv.
Negli anni ‘70 lo troviamo con Faye Dunaway in Dopo la caduta di Miller, ma anche in una puntata della Pantera rosa, in L’Uomo che volle farsi re di Huston con Connery; è nel gruppone del Gesù di Zeffirelli come in Star Trek (l’antagonista Chang) e fu diretto da Spike Lee sia nell’impegnato Malcolm X sia nel thriller Inside man.
Ma senza dimenticare il grande pubblico popolare con Pitt nel fantasy L’esercito delle 12 scimmie, sposando la denuncia sociale del tabacco di Insider e poi vagando dal kolossal Alexander di Stone al polemico Syriana di Clooney al fantasy Parnassus di Gilliam, con qualche tenera vacanza sentimentale come quando in tv recita con l’amata Julie Andrews il remake di Sul lago dorato.
Sorprendente il finale di partita di una carriera così frastagliata e in bilico nel tempo, tra guerre e paci, tragedie di ieri e di oggi. La varietà dei toni lo porta a smussare i lati militareschi, fa la voce cattiva di Up, ma diventa anche il vecchio Tolstoi candidandosi all’Oscar per The last station.
E si inserisce nel giallo sadico Millennium, remake del film svedese, anche se è coi personaggi a mezze tinte, di nascosta dolcezza, dolorosamente provati dal mondo, che infrange una vecchiaia apparentemente austera: nel 2012 vince l’Oscar da non protagonista (sarà l’attore più vecchio decorato con la statuetta) dando sofferenza e verità al personaggio di un padre che si confessa gay al figlio in The beginners (da noi uscito solo in DVD).
Gli ultimi capitoli sono Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott in cui è il miliardario Paul Getty al posto di Kevin Spacey travolto dagli scandali, quindi rigirando tutte le sue scene; ma resta in mente fra il giallo classico Cena con delitto e Dickens l’uomo che inventò il Natale, il bellissimo Remember di Atom Egoyan in cui è un vecchio ebreo che va alla caccia dell’aguzzino nazista, chiudendo così a cerchio, con una performance di potenza rara, la carriera iniziata combattendo Hitler cantando sulle Alpi, alternando sempre il cinema delle battaglie con le armi a quello delle battaglie con la coscienza e con le idee.
Un attore che ha saputo adoperarsi per capire la storia e l’uomo singolo, adoperando tutte le armi del mondo dello spettacolo e lasciando al teatro il posto d’onore che gli compete.

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Gloria Satta, Il Messaggero
È morto a 91 anni, nella sua casa del Connecticut, l’attore Christopher Plummer. Gli era accanto la terza e amatissima moglie Elaine Taylor. Alto, elegante, origini canadesi, formazione scespiriana, voce profonda e la predisposizione ai ruoli carismatici, era cresciuto a Montreal e aveva iniziato la carriera in teatro lavorando anche a Broadway e a Londra.
La sua filmografia vanta oltre 100 film ma l’attore era diventato famoso grazie al musical pluripremiato Tutti insieme appassionatamente (1965) in cui, accanto a Julie Andrews, interpretava il Capitano Von Trapp, il burbero vedovo padre di sette figli. Nel 2012 vinse l’Oscar come migliore non protagonista per il dramma Beginners in cui aveva la parte del padre di famiglia che, già ultrasettantenne, si scopre gay. Nel 2017, mentre il mondo veniva scosso dallo scandalo Weinstein e il movimento #MeToo travolgeva più di una carriera, l’attore legò il proprio nome a una vicenda incresciosa: a film già finito venne chiamato da Ridley Scott sul set di Tutti i soldi del mondo per rimpiazzare Kevin Spacey accusato di molestie sessuali. Accettò dunque di reinterpretare da zero l’implacabile miliardario Paul Getty, nonno di Paul Getty jr rapito a Roma. E per quel ruolo, decisamente spietato, venne candidato all’Oscar. Un’altra nomination l’aveva ricevuta nel 2010 per The Last Station in cui, accanto a Hellen Mirren, faceva Leone Tolstoj.

Fino all’ultimo Plummer ha continuato a lavorare con l’impegno di un principiante e una passione incrollabile. Il suo ultimo film, non ancora completato, è Heroes of the Golden Mask, un fantasy a cui l’attore ha prestato la voce. Nel 2019 aveva girato Era mio figlio, il thriller Cena con delitto, Cliff of Freedom, la serie Departure. Nella sua lunga carriera conquistò tre Emmy Award, due Tony, un Golden Globe, uno Screen Actors Guild Award e un Bafta. Tra i suoi film di maggiore successo spiccano Waterloo di Sergej Bondarciuk, La Pantera Rosa colpisce ancora di Blake Edwards, Malcom X di Spike Lee, L’esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam, A Beautiful Mind di Ron Howard, Alexander di Oliver Stone, Uomini che odiano le donne - The Girl with the Dragoon Tatoo di David Fincher, Muhammad Ali’s Greatest Fight di Stephen Frears. Tra le sue interpretazioni più significative Rudyard Kipling in L’uomo che volle farsi re di John Huston, il detective John Mackey in L’ultima eclissi tratto dal romanzo di Stephen King Dolores Claiborne, il sopravvissuto all’Olocausto protagonista di Remember di Atom Egoyam.
Sempre molto attivo sia in teatro sia in tv, nel 1999 Plummer è stato a fianco di Al Pacino e Russell Crowe nel film di Michael Mann Insider Dietro la verità, e nel 2000 ha impersonato Van Helsing in Dracula’s Legacy - Il fascino del male. «Ho fatto in teatro tutti i ruoli classici, molti più di una volta», spiegava negli ultimi anni, «vado perciò molto fiero della mia carriera. Ma da vecchio ho intensificato il mio lavoro nel cinema perché mi hanno offerto dei ruoli davvero affascinanti. Non potevo certo tirarmi indietro, recitare non mi annoia mai».