la Repubblica, 6 febbraio 2021
Il nuovo atlante delle farfalle
Lassù, arroccata sulle vette dei Monti della Laga, c’è una popolazione di farfalle che per noi è “invisibile”. L’abbiamo sempre creduta identica alle altre erebia pandose presenti in abbondanza sulle Alpi, eppure ci sbagliavamo. Già, perché per le farfalle ci sono due Italie: quella delle Alpi e quella degli Appennini, e sebbene molti esemplari si somigliano fra loro, le popolazioni di farfalle che vivono in queste due aree sono geneticamente molto diverse.
Questa scoperta recente, frutto di una incredibile collaborazione fra scienziati e cittadini, è importantissima per riuscire a preservare e proteggere le farfalle d’Italia. Un bell’esempio del perché lo fornisce proprio la popolazione dei Monti della Laga: era similissima a quella delle Alpi, eppure si è scoperto che è geneticamente endemica dell’Appennino e, a differenza di quella alpina, soffre ed è già minacciata dal surriscaldamento globale.
I segreti della biodiversità e della mappa delle farfalle italiane sono oggi contenuti nello studio, da poco pubblicato su Molecular Ecology, costruito in dieci anni di impegno da un team di scienziati guidato da Leonardo Dapporto, ricercatore di Zoologia dell’Università di Firenze, che assieme ai colleghi di Torino e in collaborazione con otto diversi parchi nazionali ha raccolto un’enorme mole di dati su questi animali.
Se sono riusciti a scoprire le differenze fra le farfalle italiane lo devono anche alla «meravigliosa collaborazione con i cittadini. Si chiama citizen scienceed è un fenomeno esploso negli ultimi cinque anni: semplici appassionati che scattano foto e le caricano su una piattaforma, in modo tale che noi possiamo identificarle. Ho passato giorni a guardare anche 50mila foto. Alcuni appassionati ci hanno mostrato perfino farfalle che credevamo scomparse», racconta Dapporto a Repubblica.
Grazie a 300mila segnalazioni, a dati storici del 1800 e all’analisi di 269 specie di farfalle, gli esperti dopo oltre 20mila sequenze di Dna di farfalle sono riusciti a tracciare una mappa delle popolazioni di questi preziosi impollinatori.
«Abbiamo scoperto una Italia divisa in due. le Alpi, e poi l’Appennino e le isole. Spesso la diversità è criptica: molte specie che a occhio nudo ci sembravano uguali e presenti in entrambe le zone in realtà sono diverse. Due esemplari che a noi appaiono entrambi bianchi e identici, per le farfalle che usano gli ultravioletti magari sono uno bianco e uno rosa. Così, sequenziando il Dna, siamo andati a fondo per mappare la biodiversità».
Il risultato è stato sorprendente. «Due Italie, e finalmente non si parla di una ricca e una povera, perché sono entrambe ricche di biodiversità: circa 35 farfalle endemiche delle Alpi, mentre 29 dell’Appennino. E sa quante sono quelle condivise da entrambi? Appena sette».
Sapere che quelle che vivono in queste due macroaree sono diverse fra loro ci permetterà ora di affrontare i diversi problemi e applicare strategie mirate per proteggerle. «Ad esempio dal surriscaldamento climatico, uno dei rischi più grandi – dice Dapporto – È dunque necessario distinguere quelle alpine da quelle appenniniche, per applicare metodi efficaci di conservazione». Come le api, anche le farfalle sono impollinatori in difficoltà. «Ma resistono – continua Dapporto – Però servono sforzi per proteggerle e idee. Per il surriscaldamento globale, rischiano di rimanere congelate. Per ibernarsi infatti di solito vanno sotto la neve, dove la temperatura è stabile: ma se questa si scioglie, di notte soffrono il freddo e muoiono. Ma spruzzando neve appositamente per le farfalle, potrebbero salvarsi». Spiega che le farfalle si stanno spostando sempre più in alto, in media anche di 5 metri l’anno, ma non è detto che questa strategia le protegga. «Per ora le farfalle in Italia le abbiamo e significa che siamo ancora in tempo per proteggerle. Facciamo in modo che continuino a volare».