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 2021  febbraio 06 Sabato calendario

La prima arbitra al Super Bowl

Stavolta niente ematomi sul volto, niente mani a stringere la gola, nessuna sarà caduta durante la doccia, e niente mani sudaticce sul corpo di ballerine avvolte al palo della lap dance. Stavolta le donne staranno dalla parte dei più forti. Delle più forti. Una, soprattutto. E tutte le altre con lei. Domani al Super Bowl arbitrerà una donna, la prima della storia del football americano in una finale. Toccherà a Sarah Thomas, 47 anni, nata in Mississippi in un posto chiamato Pascagoula, il cui momento più eccitante è stato l’avvistamento di un Ufo nel ’73. Sposata, tre figli, Thomas non arriveerà calata dall’alto, ma dopo sei stagioni nella Nfl e ventuno anni da arbitro. «Le sue prestazioni le hanno fatto guadagnare il diritto a esserci», ha commentato il vicepresidente operativo della lega, Troy Vincent. C’è anche un po’ di marketing, chiaro, in uno sport considerato il più machista d’America, segnato da violenze domestiche. Ottantasette episodi negli ultimi 14 anni. L’ultimo: Chad Wheeler, dei Seattle Seahawks, fermato dalla polizia mentre stava tentando di strangolare la fidanzata in camera. Ray Rice, dei Baltimora Ravens, mise ko la fidanzata in ascensore, e ai medici dell’ospedale disse che era caduta durante la doccia. Radiato? No, due giornate di squalifica. Il vero macho mica lo puoi mortificare così. Però negli ultimi anni c’è stata la fuga degli sponsor, poco inclini a legare il brand a un mondo popolato di orchi con i muscoli di Lou Ferrigno e i capelli rasta. Ma questo è tornato a essere un bel momento per seguire il football: è la sfida tra i campioni dei Kansas City Chiefs e la sorpresa Tampa Bay Buccaneers, primi della storia a giocare in casa il Super Bowl. E poi la sfida generazionale tra l’highlander Tom Brady, 43 anni, sei Super Bowl vinti su nove, e il probabile erede, Patrick Mahomes, 25 anni, fino a pochi giorni fa l’atleta più pagato al mondo, 50 milioni a stagione, fino a quando non è stato scoperto il contratto da 555 milioni per quattro anni di Leo Messi al Barcellona. Ma è la star di uno sport che in America chiamano ‘soccer’ per distinguerlo dal vero football, quello con la palla ovale. Giocare a Tampa senza un arbitro donna avrebbe avuto un impatto diverso, perché questa città della Florida è una delle capitali americane degli strip club: quaranta solo a downtown, dal Mons Venus dove si possono toccare le danzatrici con prezzi trattabilii da venti dollari, al Thee Dollhouse dove una volta si esibiva la sosia dell’ex candidata repubblicana alla vicepresidenza Sarah Palin. Per domenica hanno montato televisori giganti. Di qua, donne in piedi sul bancone a ballare. Di là, una in divisa a righe ad arbitrare.
Sarà il giorno in cui per la prima volta una poetessa leggerà versi prima del via, Amanda Gorman, star all’insediamento di Joe Biden. Ma sarà soprattutto la grande notte dell’arbitro donna, che ora dice: «Ricevere l’onore di partecipare significa che sei arrivata al top, ma il mio obiettivo è sempre stato quello di essere la numero uno nel mio ruolo». Laureata in Alabama, selezionata tra le migliori giocatrici di basket al college, poi tante altre prime volte: prima ad arbitrare una gara di football di maschi nell’high school, prima a farlo al college, prima assunta a tempo pieno nella storia Nfl e prima a frantumarsi due ossa del polso in una partita, travolta da due giocatori durante un placcaggio in Green Bay Packers-Minnesota Vikings. Dolore tremendo, ma mai quanto se fosse successo in un ascensore o in camera da letto.