Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  febbraio 05 Venerdì calendario

Breve storia dei tavolini (in politica)


C’ è sempre un tavolino nella storia d’Italia. Su quello di caserma, sotto la tenda di Cassibile, venne firmato l’armistizio, presenti McMillan, Eisenhower e Giuseppe Castellano che portava, pure lui, un bianco fazzoletto al taschino. Venne poi il tavolino dei misteri, nella casa di campagna del professor Clò, in località Zappolino, alla seduta spiritica partecipò, tra gli altri, Romano Prodi, senza pochette sulla giacca. La risposta del tavolino «Gradoli» venne malamente interpretata dalla commissione di inchiesta e, purtroppo, non portò a salvare Aldo Moro sequestrato dalle bierre. Ieri, nell’elegante piazza Colonna, è stato collocata, nel breve e imprevisto spazio di un pomeriggio, una malinconica scrivania, in vetro e acciaio, sulla quale sono stati posti microfoni e cellulari perché riproducessero le parole e i pensieri dell’ex primo ministro del palazzo di fianco. Questa la scelta scenografica disegnata da Casalino Rocco, anch’egli agli ultimo fuochi, così da non mostrare il palazzo Chigi, la dimora con la quale l’inquilino e il suo assistente non vogliono più avere a che fare, semmai, sullo sfondo Montecitorio, là dove potrebbero appalesarsi entrambi, in un’altra e nuova vita. Al di là delle valutazioni politiche sullo speach di Conte, resta l’immagine buffa, da ambulante di pentole e penne stilografiche, di un uomo solo e non più al comando, mentre il vento gli spettinava i capelli, da sempre perfetti, e la mascherina nascondeva la smorfia rabbiosa. Di fronte all’oratore, stava una macchia grigiastra rispondente a cronisti, fotografi, troupe televisive, commessi in divisa, poliziotti, varie ed eventuali, in classico assembramento fuorilegge. Per gli osservatori stranieri si è trattato di un momento di tipico spettacolo nostrano, un palchetto arrangiato da sagra di paese, non certamente un quadro degno di un avvocato, professore, già presidente del consiglio. Conclusa l’orazione, sfollata la piazza, il tavolino entra a far parte dei cimeli. Forse Arcuri gli metterà le rotelle.