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 2021  febbraio 04 Giovedì calendario

Tutti i numeri di Amazon

Gli occhi del mondo finanziario sono puntati su Amazon: il colosso di Seattle ha diffuso i numeri del 2020, con aumenti che confermano la sua capacità di farsi “sistema” globale, ma ha pure registrato l’addio del fondatore Jeff Bezos al ruolo di Ceo. Eventi che solo apparentemente possono sembrare distanti.
I numeri. I dati del 2020 risentono delle chiusure a cui negozi e centri commerciali sono stati costretti per lockdown in tutti i Paesi. L’e-commerce è stata una scelta inevitabile e Amazon ha potuto spingere il suo mercato sistemico e parallelo, con regole stabilite a Seattle per tutti. È diventata una piattaforma globale di logistica integrata, in grado di collegare produttori e consumatori in tutto il mondo con profitti crescenti su ogni transazione. Il Covid ha solo velocizzato una tendenza in atto. I ricavi sono aumentati del 40% nel quarto trimestre (125,5 miliardi di dollari, +38% sull’ anno, pari a 386 miliardi), di fatto sono raddoppiati rispetto al 2019. Sono cresciute del 50% le superfici dei centri logistici e la capacità nei trasporti. Circa la metà dei pacchi è stata consegnata da Amazon stessa (2,5 miliardi su 5), il 70% negli Usa. Quando la domanda accelera, infatti, i trasporti sono il collo di bottiglia più critico: i corrieri non hanno di norma capacità aggiuntiva disponibile per rispondere a picchi improvvisi. Negli ultimi anni, però, Amazon ha investito sullo sviluppo di una propria capacità di trasporti, con una flotta di decine di aerei per garantire consegne in 24 ore ai clienti Prime. La forza lavoro ha raggiunto 1,3 milioni di dipendenti, 500mila in più nell’anno, 175mila solo nel quarto trimestre. Il segmento “internazionale”, ovvero tutti i paesi fuori degli Usa, ha registrato i risultati migliori: la crescita è quadruplicata (+57% nell’ultimo trimestre, rispetto al 14% del 2019) complice anche lo spostamento del Prime Day nell’ultimo segmento per l’emergenza Covid. Il direttore finanziario Brian Olsavsky ha attribuito questa accelerazione al fatto che molti paesi europei erano in lockdown.
L’utile operativo ha raggiunto 6,9 miliardi di dollari (+74%), mostrando la leva in un business che grazie agli alti volumi satura la capacità disponibile e produce ritorni più che proporzionali. Sull’anno l’utile operativo ha raggiunto 22,9 miliardi (+54%), quello netto è più che raddoppiato (+121%) a 7,2 miliardi. I due segmenti trainanti del business e degli utili sono stati come negli anni precedenti AWS (la divisione dei servizi di cloud computing) e la parte retail del Nord America, che hanno contribuito circa metà dell’utile ciascuna (AWS pesa per appena il 12% dei ricavi, ma è il gioiello della corona con un margine operativo del 28%). Il settore retail internazionale, tradizionalmente in perdita, è in nero per il terzo trimestre consecutivo, con un modesto utile (360 milioni contro i 2,9 miliardi del Nord America e 3,6 miliardi di AWS). Il 55% (è un record) delle unità è veduta dai seller con una crescita sull’anno del 54% dei ricavi da commissioni: significa che Amazon è più piattaforma di vendita per venditori terzi che retailer in proprio. Anche questo, insieme al forte aumento dei ricavi pubblicitari (a 7,9 miliardi nel terzo trimestre, +64% sull’anno, tutto di margine), aiuta a spiegare il forte miglioramento della redditività, che cresce ben più dei ricavi.
Il dominio. Un dato che conferma il ruolo sistemico raggiunto da Amazon riguarda i libri. Nel mercato italiano per il 2020, l’e-commerce (che nel settore è per l’80% Amazon) ha raggiunto in valore il 43% di tutte le vendite, ma se guardiamo al dato delle copie (inclusi e-book e audiobook, che hanno un prezzo più basso) si arriva ben oltre il 50%. Significa che se nel 2018 Amazon vendeva in Italia un libro su 5, ora siamo vicini a 1 su 2. Le vittime sono le librerie indipendenti, ancor più quelle di catena: in stazioni, aeroporti e centri commerciali hanno subito nel 2020 cali fino al 70%. Nel 2015 il canale e-commerce era appena il 15% del totale. Altra notizia recente: negli USA Thrasio, una società che acquista business FBA su Amazon (ovvero il servizio di deposito e distribuzione della merce) è riuscita a raccogliere 500 milioni di dollari per acquisire brand e asset da venditori attivi su Amazon. Sulla stessa scia, decine di società in Europa che ricevono centinaia di milioni di euro da società di venture capital. È partita una specie di caccia alle Unilever del futuro che, grazie all’abbondanza di dati disponibili, è possibile scovare tra i milioni di venditori sulla piattaforma. Questi flussi di capitale e le centinaia di transazioni di acquisizioni e fusioni sono un’ulteriore indicazione dell’enorme potere commerciale raggiunto da Amazon.
Cambio al vertice. È in questo contesto che Jeff Bezos cede il suo posto a Andy Jassy, finora ceo di AWS, per diventare presidente operativo. Non è un passo indietro: si concentrerà su temi strategici, come acquisizioni, sviluppo nuovi prodotti e innovazione. La mossa era nell’aria fin dalle dimissioni autunnali di Jeff Wilke, dal 2016 ceo di Worldwide Consumer (ma veterano, al pari di Jassy, che è in Amazon dal 1997), cioè di tutto il settore retail, che in termini di ricavi vale il 90% di Amazon. Nella corsa all’eredità di Bezos ha prevalso Jassy. Dave Clark, già a capo della logistica e stretto collaboratore di Wilke, lo sostituirà a capo di tutto il business Retail. È possibile che questo avvicendamento sia conseguenza dell’inchiesta annunciata a novembre dall’Antitrust Ue guidata da Magarete Verstager, che indaga sull’uso da parte di Amazon di dati sensibili sui venditori terzi: vi è il sospetto che l’algoritmo che assegna la buybox (il pulsante “compra ora” dal quale transitano l’80% delle vendite) favorisca le offerte di Amazon che, infatti, con meno del 10% dei listings genera il 45% dei ricavi e favorisca i seller che ricorrono ai servizi di spedizione di Amazon, che pagano commissioni più alte. Amazon dovrà rispondere per abuso di posizione dominante. Ci sono poi due indagini parallele dell’antitrust tedesca (pratiche anticompetitive verso i venditori terzi e accordi restrittivi della concorrenza con alcuni fornitori, come Apple).
Sempre a novembre è stato pubblicato un documento che dettaglia i risultati delle indagini sulle aziende Big Tech della commissione del senato americano, guidata dal senatore Cicilline, dove ci sono chiare accuse di comportamenti anti-competitivi e abuso di posizione dominante, in particolare sul doppio ruolo di gestore della piattaforma e venditore sulla stessa che facilmente si presta a conflitti di interesse. Davanti alla commissione Cicilline, Bezos è stato chiamato a testimoniare lo scorso anno. E forse sarà proprio lui a doversi occupare di alcuni di questi nodi che sempre più stanno iniziando a venire al pettine.