Quattro anni dopo partecipò alla gara, e lì cambiò tutto.
«Eh, sì... Era il 1981 e andai con Maledetta primavera, esattamente quaranta anni fa».
Come mai decise di andare?
«La canzone era pronta, era la sigla finale di Hello Goggi su Canale 5, primo varietà della tv di Berlusconi. Per una serie di ritardi lo show non poté andare in onda in tutta Italia contemporaneamente e alla fine slittò. Savio pensò che fosse un peccato lasciare la canzone nel cassetto e mi propose di presentarla a Sanremo. Io, con un po’ di ragionamento e una buona dose di incoscienza, dissi di sì, "tanto, anche se va male, resto una showgirl, che m’importa se non arrivo in finale, non sono mica una cantante". Andai, cantai la prima volta e tornai in albergo convinta che sarei stata eliminata. Invece andammo in finale e per me era già un bel successo, la canzone era piaciuta. Canto l’ultima volta, con Gianni Brezza ci prepariamo per andare a cena, la nostra storia non era ancora pubblica, volevamo evitare i giornalisti. Mi ferma Gianni Ravera, "dove vai cocca?". Rispondo "a cena, sono con il mio compagno…". "Cocca devi aspetta’, nun me fa parla’...". Stavo per protestare, pensavo che volesse trattenerci solo per i saluti finali quando aggiunge "sei arrivata terza". Credevo scherzasse, ma era vero. Poi, da dietro al palco sento Cecchetto che mi chiama e dice che
Maledetta primavera è seconda classificata. Mi prese un colpo, fu un momento straordinario».
Si aspettava che la canzone potesse diventare un classico del pop italiano?
«Pensavo fosse bella ma sapevo di non essere una cantante. Ma mi piacque subito e l’ho difesa con le unghie e con i denti».
Da cosa?
«Per mantenere la parola "maledetta": la volevano togliere, sembrava negativa, avevano il terrore di sentirla in una canzone. Dissi che, eliminandola, avrebbero tolto personalità al pezzo, la canzone non avrebbe più avuto la sua verità. Mi diedero ragione».
A Sanremo come cantante non è più tornata, nonostante altri grandi successi.
«Nel 1984 mi proposero di partecipare con Un amore grande ma dissi di no, poi l’ha cantata Pupo. Non mi andava di arrivare magari terza, meglio non rovinare il buon ricordo che avevo lasciato. Il brano alla fine lo incisi e diventò la sigla di Loretta Goggi in quiz».
Poi il Festival l’ha presentato.
«Sì, nell’86, ed è stato il coronamento di un’intera carriera. Una grande soddisfazione. Devo ringraziare il matrimonio di Pippo Baudo».
In che senso?
«Mi chiamarono Ravera e Baudo, Pippo mi chiese se volessi condurre con lui, accettai, era un’occasione bellissima, un onore. Poi Pippo uscì con Gianni e disse "dille di preparasi bene, tanto io non lo faccio perché mi sposo". E così andò».
Un grande successo.
«Come sempre devo ringraziare il pubblico. Non sempre gli addetti ai lavori mi hanno appoggiata, ma il pubblico mi ha sempre sostenuta».
Tornerebbe a fare Sanremo?
«Sì, ma da grande voglio fare l’attrice. Non mi viene male, ho tre film in uscita, una fiction, sono felice, posso invecchiare in pace. Per una donna non è come per un uomo, che può presentare finché cammina. Quando compare una donna c’è sempre chi dice "oddio, ancora lei". Invece recitando posso essere me stessa, mostrare le mie belle rughette e non dover sembrare "giovanile". Che è una parola orribile».