Corriere della Sera, 3 febbraio 2021
Le perline di Brugnaro
Non l’avesse mai detto! Luciana Littizzetto non ha manco fatto in tempo a fare una battuta spiritosa sui vaccini («Vi mancano le fiale? Ve le facciamo noi, siamo pieni di vetrerie. Burano, Murano e Torcello non aspettano altro. La molliamo un po’ di fare cigni e gatti storti, ci mettiamo a fare le fiale») e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro l’ha incenerita: «Perché Rai Tre consente a Lucianina Littizzetto di screditare Venezia? A Murano non vengono fatti “cigni e gatti storti”, ma i maestri vetrai creano opere uniche al mondo. Il servizio pubblico dovrebbe evitare che la “satira” offenda le tradizioni di una città che compie 1.600 anni». Una replica sventurata. Primo, perché invece che prendersela direttamente con l’umorista, attrice e scrittrice chiama i vertici Rai a esercitare il loro peggior ruolo dai tempi delle mutandone alle gemelle Kessler: quello dei censori. Secondo, perché può stare certo che l’artista, diplomata in pianoforte al conservatorio, laureata in lettere e per anni docente a scuola, sa benissimo quale sia l’inarrivabile importanza storica dei vetrai muranesi. E proprio per questo possa essersi sentita offesa in questi anni (lockdown escluso, ovvio) dallo spaccio inverecondo di «cigni e gatti storti», gondolette e altra paccottiglia finto-muranese prodotta chissà dove e rastrellata da turisti mordi e fuggi che non saprebbero distinguere un vaso prodotto in una fabbrica dello Zhejiang da uno uscito dalle mani dei pochi maestri vetrai lagunari. I primissimi, tra l’altro, a denunciare un andazzo che va avanti da anni e una decina di anni fa vide addirittura un maxi-sequestro di migliaia di souvenir muranesi falsi per milioni e milioni di euro. Cosa che del resto lo stesso sindaco, proprietario della Scuola del vetro Abate Zanetti e della famosa fornace Salviati, sa bene. Una cosa è l’arte di Murano, un’altra le «perle di vetro di murano fatto a mano» (testuale) in vendita su Ali Baba in lingua italiana a 8 dollari per cento pezzi. Wow! Non bastasse, il comunicato intima alla comica torinese di non offendere «una città che compie 1.600 anni». E questa, messa così, a dispetto degli storici che ne stanno dibattendo anche in questi giorni, sarebbe una balla in più. Ma ne parleremo un’altra volta.