Corriere della Sera, 3 febbraio 2021
Un libro su Biden il cattolico
Un cattolico praticante che incarna il «principio americano» del pluralismo di un’unica nazione, governata dalla Costituzione e dai suoi «articoli di pace», come sosteneva il gesuita americano John Murray, amico di Paolo VI, don Sturzo e Jacques Maritain. Questo è il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Lo spiega nel suo nuovo libro Massimo Faggioli (storico della Chiesa, professore di Teologia e Studi religiosi all’Università di Villanova, Filadelfia), Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti (in Italia per Morcelliana). Non un ateo devoto (come le personalità italiane e straniere che si affollarono sulla scena politica ai tempi del pontificato di Benedetto XVI) e nemmeno quello che in Italia si definirebbe un cattolico «adulto». Cioè presuntivamente accusato di scindere fede privata e azione politica, aggettivo che non sfiorò mai il cattolicissimo Giulio Andreotti, che pure firmò da presidente del Consiglio, la legge 194 sull’interruzione di gravidanza. «Biden – sostiene Faggioli – contribuirà a ridefinire la pretesa dei vescovi americani di stabilire cosa significhi essere un cattolico in good standing (in piena regola, concetto di particolare importanza in un cattolicesimo incline al legalismo come quello degli Usa). Cioè obbediente al magistero della Chiesa e ai suoi precetti, praticati nel contesto di una vita morale e nutriti dalla costante frequentazione della liturgia». Sarà normale vederlo a messa tutte le domeniche e fare la comunione che invece qualche vescovo gli vorrebbe negare per via dell’appoggio, come politico, alla legislazione sull’aborto. Biden è anche un «sopravvissuto», sostiene Faggioli – alle tragedie personali e familiari di una lunga vita e a molti errori di una carriera politica in Parlamento e per otto anni alla Casa Bianca come vice di Barack Obama. Come certe figure della storia, sembra però essere un sopravvissuto per una «missione»: un «sopravvissuto designato». Biden è chiamato a «sanare» una Nazione divisa e ferita, colpita a morte dal virus, ma anche dalla polarizzazione violenta, dai muri e dal razzismo. «Ha vinto grazie al social gospel» afferma Faggioli. «Egli incarna – sostiene – un cattolicesimo esperto in umanità, animato da valori di solidarietà, compassione e dignità umana. Offre simbolicamente ai cattolici e all’America una modalità di presenza diversa e alternativa alla presenza reazionaria e neo-integralista ma anche, in quanto laico, da quella clericale, per servire in quel particolare ministero religioso e morale che è la presidenza degli Stati Uniti». Anche la Chiesa cattolica in America, schiantata dalla crisi della pedofilia e difensivamente ritirata in istanze one issue (come l’aborto) potrà forse ripartire «in una possibile risignificazione simbolica e pubblica di cosa voglia dire essere cattolici nel mondo globale di oggi, tra l’onda lunga della secolarizzazione secolo scorso e un post-secolare ritorno di identità religiose forti». Al tempo stesso «Biden fa guadagnare tempo prezioso al pontificato di Francesco entrato nella seconda fase del suo ministero» un Papa attaccato con una campagna violenta negli Stati Uniti, dentro e fuori la Chiesa, dagli alleati di Trump. E forse non è un caso che la caratteristica di essere entrambi «sopravvissuti», secondo Faggioli, accomuna la biografia di Biden e Francesco, a un certo punto «lateralizzato» dalla stessa Compagnia di Gesù. Il rapporto tra i due è illustrato dal telegramma inviato dal Papa dopo il giuramento, in cui gli auguri e la benedizione non sono routine diplomatica, ma vicinanza personale. Altrettanto si può dire per Biden. Nel rifacimento del layout dello Studio Ovale, alle spalle del presidente, è esposta anche una sua foto con il Papa ad un udienza generale, quella stessa foto che lo staff lanciò al momento della scesa in campo, un fatto che per Faggioli, «esprime innanzitutto la naturalezza del suo essere cattolico», cosa non scontata per l’America dai tempi di Kennedy.