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 2021  febbraio 03 Mercoledì calendario

L’aumento dei camminatori urbani

Quando, un paio di settimane fa, i carabinieri di Agnone, provincia di Isernia, l’hanno fermato a 150 chilometri da casa, l’ostinato camminatore solitario proveniente da un paese d’Abruzzo si è giustificato tirando in ballo il medico curante. Che gli avrebbe prescritto di fare «moltissima attività motoria». Potrebbe essere l’eroe o l’anti-eroe (multato) di questa strana stagione di socialità camminante. Mentre, per ora, stingono i rossi e gli arancioni, l’Italia in giallo realizza di avere camminato più del previsto. L’attività fisica, condizionata dalle restrizioni e confinata in gran parte negli spazi domestici, ha avuto il suo riscatto – come si dice nel mondo del fitness – “outdoor”. Perché anche i meno allenati – per intenderci, la larga schiera dei non podisti – ha scoperto o riscoperto benefici e perfino meraviglie della passeggiata. Fare di necessità virtù non sempre è esaltante, ma qualche volta diventa un’occasione preziosa. È il caso dello “smart walking” come l’ha ribattezzato, spesso in forma di hashtag buono per i social, chi documenta allegramente i propri passi sotto casa o nella natura. Con inconsueta meraviglia: spiagge, lungomari, strisce pedonali, parchi urbani sembrano come rigenerati, spazi quasi esotici.
Le app contapassi sui telefoni sorridono; l’umore dei bipedi migliora. A tutte le latitudini: una ricerca dell’Università del Vermont, sul campione statistico censito, ha certificato alla fine del 2020 un incremento del 70% dei camminatori urbani. Anzi, si tratta perlopiù di donne. E, più in generale, una forte crescita delle attività all’aperto nei pressi delle abitazioni: dal giardinaggio (+57%) all’osservazione di uccelli e fauna selvatica (+64%). In grandi capitali come Londra si registra, stando ai dati forniti da Transport for London, un +57% di cittadini camminanti rispetto al periodo che precede la crisi sanitaria. Il 31% dei londinesi dice di raggiungere a piedi luoghi che prima raggiungeva sui mezzi pubblici. Negli Stati Uniti “Rails to Trails” ha stimato un aumento del 200% di presenze sulla rete dei percorsi trekking. E da noi? L’editore delle guide più diffuse per gli itinerari a piedi o in bicicletta, Terre di Mezzo, raccogliendo i dati delle associazioni che rilasciano credenziali agli amatori, ha registrato un +13% di “novizi” proprio nel 2020, con una crescita significativa delle presenze sul Cammino Materano, sul Cammino di Oropa, sul Cammino dei Briganti.
Si annodano – come sempre, e come è ovvio – benessere fisico e interessi culturali. Però questo camminare d’inizio anni Venti ha anche un’impronta diversa: è un esercizio di riconquista. E somiglia per certi versi alla flânerie dei nostri avi dotti di cent’anni fa: quelli che come Baudelaire o Walter Benjamin alzavano il naso nei passages di Parigi. O quei dadaisti che si davano appuntamento per escursioni eccentriche nella città. Un volantino distribuito ai passanti proprio nella primavera del 1921 invitava a rimediare «all’incompetenza delle guide e di sospetti ciceroni» partecipando ad alcune visite in luoghi scelti, di scarso interesse storico e anti-pittoreschi. Luoghi, insomma, «che non hanno nessuna ragione di esistere». La partita non è ancora persa, concludevano, ma bisogna agire in fretta. Partecipate! Sembrerebbe, infatti, scrivevano quei trisavoli, «che si possa trovare ancora qualcosa da scoprire».
Già. E più che alla vita selvaggia o solitaria alla Thoreau, oggi semmai si gioca a fare i peripatetici: perché in due si può stare, e parlare, dunque condividere. Arrivando là dove da decenni non mettevamo piede – tre chilometri diventano un’avventura degli alluci e dello spirito – per riappropriarsi emotivamente di spazi prossimi che avevamo trascurato. E sentirsi vivi. Questione di “friluftsliv”: i nordici, nello specifico i norvegesi, che hanno parole per tutto, chiamano così la vita all’aperto. Apri la porta, e respira. C’entra – anche durante una pandemia – il quoziente di felicità.