la Repubblica, 3 febbraio 2021
I bambini della crisi dispettosi e saputelli
Ma che esperienza la crisi di governo vissuta da una turba di bambini fra i 5 e i 6 anni. Gelosi l’uno dell’altro, dispettosi, capricciosi e irrefrenabili. Anche solo a vederli attorno al tavolo e in tv veniva da chiedersi con sgomento: quando mai si metteranno d’accordo?
Se i social sono – almeno un po’ – lo specchio del paese e i loro video più visualizzati ne rivelano l’inconfessabile subconscio, il successo del piccolo Renzi che proprio in questi giorni proclamava “first reaction, shock!” diceva parecchio di questo tempo e delle sue tribolazioni. Il fatto che non fosse autentico, ma il frutto di un’applicazione tecnologica, lo rendeva ancora più efficace nel mettere a nudo, attraverso il gioco, un immaginario che nonostante l’incarico a Mario Draghi resta una realtà preoccupante. Detto in modo più chiaro e brutale: solo un bambino, e con lui dei bambini prepotenti e saputelli, potevavo combinare ciò che stava accadendo.
Circolano diverse foto “vere” di Renzi a quell’età, distribuite con generosità quando divenne segretario e premier. La più nota lo ritraeva in divisa da lupetto, ciò che forse doveva rassicurare il pubblico.
Eppure Matteo non è mai stato vissuto come un bravo bambino, semmai come un piccolo che vuole sempre fare il capo. Un prete di Rignano ha raccontato che in caso di controversie si portava via il pallone; in un suo libro Marco Damilano l’ha chiamato “il Bimbaccio”, alla toscana, altro che scout. Di infantile Renzi ha tuttora l’energia, la vivacità, l’immediatezza delle risposte; più che una ferma volontà mostra un tipo di impazienza che sfocia nel ghiribizzo, nell’impuntatura, con propositi di vendetta. Ma quando sbaglia, lungi dall’ammetterlo, tradisce l’aria di chi è beccato con le mani nella marmellata, e allora fa quasi tenerezza. Però non sa resistere, proprio come un bambino, ai giocattoli del potere che scarta con voluttà non del tutto innocente: gli orologioni arabi, la bici giapponese, le esibite dotazioni elettroniche, il chiodo di Fonzie, l’aereo militare per le vacanze, l’elicotterone con passaggio intermedio, le vacanze ricche al Forte (dove si rovesciò davanti alle telecamere una vana secchiata d’acqua ghiacciata), lo sci sull’Himalaya, la villona...
E con questo si chiude con Renzi, perché anche gli altri non scherzavano. Così, pure all’interno di un informale, ma professionalizzatissimo video d’addio postato dalle immancabili “bimbe di Conte”, si vedeva in foto il premier bambino, con la mamma; e mentre le immagini scorrevano accompagnate da “Il mio canto libero” di Battisti, ecco, con scrupolo certo degno di miglior causa se ne sono contate ben 9 di lui che teneva in braccio dei bambini. Ma attenzione: non era solo un fatto estetico o di marketing della bontà.
Rimane qualcosa di più serio e profondo dei pretesti accampati per rompere o rinviare all’infinito una soluzione secondo uno schema mentale che parificava le istituzioni all’asilo Mariuccia.È che gli odierni politici sembrano aver smarrito ogni sorta di contegno e maturità. Non sembrano malvagi, ma impulsivi, permalosi, viziatelli, cocciuti, esibizionisti, “lo voglio!”, “è mio!”, “pappappero!”. Più che il conflitto li si è visti agognare la ripicca; più che nello scontro si sono persi nell’incomprensione reciproca. Quanto a rinunce e sacrifici, non se ne parlava proprio, come da parole del presidente Mattarella, unico adulto percepito finora sulla scena.
Forse è anche un dato connesso ormai al passaggio di generazione: da Edipo a Narciso. Forse c’entra la pubblicità coi suoi messaggi semplificati, la dismissione della parola scritta, la civiltà pop, la miniaturizzazione del pensiero social. Ma certo il sospetto è quello di una regressione nell’infanzia psichica dell’intero ceto politico e di governo, per modo di dire. Forse, come dice Papa Francesco, tocca davvero considerarli tutti fratelli, o fratellini rumorosi e molesti da tenere un po’ a bada senza prenderli sul serio. Ma lui è pur sempre il Papa, e loro bene o male questa benedetta crisi prima o poi dovranno pure contribuire a chiuderla, fermo restando che nel frattempo un adulto è stato convocato al Quirinale.