ItaliaOggi, 2 febbraio 2021
L’India è un paese per informatici
Non aveva ancora dieci anni e già si recava in biblioteca a Delhi per leggere ciascun giorno un nuovo libro. La sua curiosità intellettuale sfociò poi, da adolescente, nell’eccellenza in scuole di varie città, fino all’Iit, l’istituto di tecnologia di Kampur, nell’Uttar Pradesh. E ancora giovanissimo arrivò nel campus di Berkeley in California, Ucb.
Era il «terzo del gruppo Google», Rajeev Motwani, di nazionalità e formazione indiana che capì la domanda in atto di due ragazzi, Larry Page e di Sergey Brin all’università Stanford. Motwani fu uno studioso e un tutor che nel 1993 accolse il fondatore di Google, Sergey Brin, allora un ventenne geniale e esuberante che si affacciava a Stanford. Lavoravano nella sala dedicata a Bill Gates. Lui, professore trentenne, fu l’interlocutore principale di Brin nel primo progetto Midas (Mining Data a Stanford) che esplorava il data mining sul web. Quando nel 1995 arrivò Larry i tre giovani si misero assieme: un ebreo americano, un ebreo russo, nato a Mosca e un indiano nato nel Kashmir. La miscela intellettuale si dimostrò poi, in seguito, impressionante. Quella combinazione era un tavolo di istanze matematiche e di elaborazioni su algoritmi e logaritmi allora impensati. Nel 1997 fu poi dall’incontro decisivo con il ricercatore italiano Massimo Marchiori e la sua hyper link durante conferenza mondiale del web a Santa Clara, in California che Larry Page trae uno spunto decisivo per la punta della teoria dei link del Page Rank.
Un collega indiano di Motwani, Prabhakar Raghavan ha raccontato che «Rajeev aveva il raro genio di usare la più astratta delle teorie per risolvere problemi pratici». I suoi sistemi oggi sarebbero stati usati anche per la pandemia dato che era dedito alla progettazione logica di farmaci per Pfizer. A Stanford è tuttora riconosciuto come coautore degli algoritmi chiave di Google con i suoi studenti Sergey Brin e Larry Page. Sergey Brin, riconosce Rajeev come «amico e insegnante» e dice che «la sua eredità e la sua personalità vivono negli studenti, nei progetti e nelle aziende che ha toccato». Ma Brin è esplicito: «se Rajeev Motwani non ci fosse stato, probabilmente oggi non ci sarebbe Google».
Il team iniziale era formato da Larry Page e Sergey Brin che erano seguiti dal professor, Motwani. Il professor Terry Winograd era poi il senior di Stanford che seguiva le teorie del progetto. Questo è il gruppo che lavorò attorno al primo motore di ricerca chiamato Backrub, che operò sui server dell’università Stanford. Dopodiché il traffico diventò enorme anche per le macchine dell’università. E il motore di ricerca fu riposizionato fuori dal campus. Il suo nome cambiò dapprima in Gogolplex a indicare la vastità dei numeri gestiti, fino, per un lapsus, al nome decurtato Google.
Nel 2001 Motwani vinse il prestigioso Premio Gödel, il Nobel della scienza digitale. Nel frattempo aveva promosso varie startup tra cui Pay Pal, Mimosa, Weebly, Aster Data. Kaboodle, Mimosa Systems Adchemy, Baynote, Vuclip, NeoPath Networks Tapulous e Stanford Student Enterprises. Era advisor di Sequoia Capital.
Sposato poi con la collega Asha Jadeja, insieme costruirono un laboratorio e una fondazione che promuove la ricerca di tanti giovani indiani e non. La morte di Motwani, fu prematura per un incidente domestico a 47 anni nel 2009. Ma il suo lascito è enorme. Perché evidenzia il contributo degli indiani alla civiltà digitale. In India operano oggi ufficialmente 1,5 milioni di tecnici informatici ma su un totale vero di oltre 5 milioni di informatici attivi nel paese. Nel mondo la diaspora indiana dell’informatica raggiunge le 500 mila persone emigrate in tutti gli Stati del Nord America, in Europa e nel Sud Est Asiatico. Molti di loro sono al vertice dei maggiori gruppi di informatica, tra cui Sundar Pichai in Google, Satya Nadella in Microsoft, Shantanu Narayen in Adobe, Sanjay Mehrotra in SanDisk e Rajeev Suri in Nokia.