la Repubblica, 2 febbraio 2021
L’argento nuovo bersaglio dei trader digitali
È stata un’altra giornata folle a Wall Street, dominata ancora dal popolo dei day-trader, piccoli investitori che comprano e vendono alla giornata, a brevissima scadenza. La volatilità impazzita di alcuni titoli ha costretto spesso a sospendere le transazioni sulle piattaforme digitali predilette, quelle dove transitano gli ordinativi e le transazioni gratuite. I guasti tecnici sono frequenti, in conseguenza dell’altissima quantità di piccole operazioni. Una di queste piattaforme gratuite, RobinHood, ha dovuto ricapitalizzarsi per 3,4 miliardi di dollari, per fronteggiare i costi di un boom imprevisto nel volume di scambi. L’argento ieri è balzato al centro dell’attenzione: i futures sul metallo prezioso hanno toccato i massimi da otto anni, a 29,4 dollari l’oncia. L’argento è l’ultima preda della “flash mob” finanziaria, il popolo dei trader digitali. Come per GameStop, Amc e altri titoli rastrellati dalla folla, non bisogna cercare per forza una razionalità dietro la scelta dei bersagli. Però l’impennata dell’argento attira l’attenzione su due temi nuovi: materie prime e inflazione. Uno degli agitatori che lanciano parole d’ordine alla folla digitale, si fa chiamare Rocket-BoomGo e sul social media Reddit indica un obiettivo strabiliante: far salire l’oncia di argento a mille dollari.
Il Wall Street Journal ricorda che l’ultimo grande tentativo di manipolare il mercato mondiale dell’argento fu leggendario, ebbe per protagonisti i fratelli Hunt (una dinastia texana del petrolio): nel 1979 riuscirono a far esplodere i prezzi con un’impennata dell’800% ma poi le autorità di mercato piegarono le regole contro di loro e la speculazione finì in un crac il 27 marzo 1980. Oggi dietro la corsa delle masse alla speculazione dell’argento ci sono due motivi ispiratori. Uno è la nostalgia di una moneta solida basata sul metallo prezioso, cioè sistemi monetari che furono agganciati solitamente a riserve auree delle banche centrali. Dietro c’è la paura che stia per rinascere l’inflazione come effetto collaterale dell’attuale trionfo della Modern Monetary Theory, con le banche centrali (soprattutto la Federal Reserve degli Stati Uniti) che hanno buttato dalla finestra i manuali di una volta e di fatto stampano moneta a gogò. In parallelo con questa narrazione, ce n’è una complementare, che guarda l’argento come una materia prima potenzialmente sottovalutata. L’argento, alla stregua del platino, oltre che un metallo prezioso ha usi industriali. La ripresa cinese, che trascina con sé l’Asia orientale e altri paesi emergenti, sta facendo ipotizzare un nuovo ciclo rialzista delle materie prime. L’idea è che potremmo essere proprio nelle fasi iniziali di un Toro, non delle Borse bensì di metalli e materiali di base per uso industriale. A questo si aggiunge quella che l’analista Barry Bannister di Stifel chiama la «guerra del cambiamento climatico» cioè la gara tra superpotenze per la supremazia nelle nuove tecnologie sostenibili: che risparmiano energie fossili ma consumano altre materie prime a cominciare da metalli e minerali rari.
Questo non significa che il popolo dei trader sia destinato a vincere anche la battaglia dell’argento. Il mercato dell’argento è vasto e liquido, manipolare i prezzi non è la stessa cosa di quel che i piccoli trader casalinghi hanno potuto fare con titoli come GameStop e Amc. Ma il tema dell’inflazione continua ad attirare l’attenzione degli investitori. La Federal Reserve ha guidato la riconversione delle banche centrali all’obiettivo di «fabbricare inflazione» dopo un ventennio di deflazione. Non si può escludere che ci riesca davvero. Continua anche la vena populista che anima il popolo dei piccoli trader, la narrazione di questo fenomeno come una grande insurrezione dei risparmiatori contro l’establishment di Wall Street. Ieri si sono confermate le difficoltà finanziarie di uno hedge fund, Melvin Capital, protagonista di puntate ribassiste su GameStop che sono state contrastate con successo dai “piccoli”. Alla notizia che Melvin Capital ha perso il 53% dei suoi investimenti a gennaio, sul social media Reddit si è letto questo commento: «Forza, ancora un altro 47%!».