il Fatto Quotidiano, 1 febbraio 2021
Le spese pazze della Juve
“Nel biennio 2020-2021 il mondo del calcio accuserà perdite fino a 8,5 miliardi. Nella stagione scorsa abbiamo avuto gli stadi vuoti per 3-4 mesi, la stagione in corso si svolgerà interamente senza tifosi allo stadio. In tema di diritti tv ci sono broadcaster che non pagano e contrazioni ovunque. Nel calciomercato ci sono stati quest’anno movimenti per 3,9 miliardi contro i 6,5 di un anno fa, il che significa 2,6 miliardi milioni in meno nel giro di un anno. È evidente che bisogna correre ai ripari e fare qualcosa di diverso a cominciare dai format delle competizioni europee: dobbiamo pensare ai prossimi, nuovi consumatori del prodotto calcio, la Generazione Z, e chiederci se è questo il prodotto che vogliono”.
Parole e musica di Andrea Agnelli, presidente della Juventus e dell’Eca (European Club Association), intervenuto nei giorni scorsi al webinar di “News Tank Football”. Un vero e proprio discorso della corona che tutti i media hanno riportato senza che nessuno alzasse però la mano per chiedere: “Scusi, da che pulpito arriva la predica?”.
Eh sì, perchè ammesso e non concesso che il carrozzone del calcio si ritrovi sull’orlo del baratro per colpa della pandemia (ma la folle corsa verso lo schianto era in atto da anni, e il Covid è intervenuto solo a dare l’ultimo colpo d’acceleratore), la domanda vera è: che cos’ha fatto la Juventus per adeguarsi alle nuove ristrettezze?
Il club di Agnelli, per chi si fosse distratto, nel primo calciomercato dell’era Covid, quello degli zero acquisti operati da top club come Real Madrid e Barcellona e delle spese al risparmio di molti top club inglesi a cominciare dal Liverpool, a dispetto della crisi in atto ha proceduto agli acquisti di Federico Chiesa della Fiorentina, in prestito con obbligo di riscatto per un totale a regime di 60 milioni di euro, di Alvaro Morata dell’Atletico Madrid, in prestito con diritto di riscatto per un totale a regime di 55 milioni, di Dejan Kulusevski dell’Atalanta, costato 35 milioni più 9 di bonus (totale 44) e di Arthur del Barcellona, scambiato con Pjanic più aggiunta di conguaglio e iscritto a bilancio per un valore di 82 milioni ammortizzabili in 5 anni; il tutto senza calcolare gli ingaggi riconosciuti ai quattro giocatori, altissimi come nel caso di Arthur e Morata (7,5 netti calcolando i vari bonus) e addirittura a salire per lo spagnolo nel caso la Juve decida di esercitare il diritto di riscatto. Ebbene, se è vero che il calciomercato, come ha ricordato Agnelli, ha subìto causa Covid una contrazione di 2,6 miliardi, passando da un giro d’affari da 6,5 a uno da 3,9, di certo non è stata la Juventus a contribuire al calo. Il club bianconero ha infatti iscritto a bilancio 186 milioni per gli acquisti di Chiesa, Kulusevski e Arthur più 55 (per un totale di 241) nel più che probabile caso di conferma d’acquisto di Morata.
Come noto, tra le tante proposte portate avanti da Agnelli nella doppia veste di presidente Juventus ed Eca, c’è anche quella di ritoccare il format della Champions League creando a tutti gli effetti una sorta di numero chiuso che assicuri la partecipazione, con relativi ricchi appannaggi economici, ai principali top club dei cinque Paesi dominanti, Inghilterra, Spagna, Italia, Germania e Francia. Insomma, Covid o non Covid, c’è chi può dare le carte e giocare facile. E la crisi pandemica c’entra come i cavoli a merenda. Diciamolo almeno.