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 2021  febbraio 01 Lunedì calendario

La fede nella politica di Biden

La fede (cattolica) tra dottrina e libertà. E soprattutto Verità con la maiuscola e al singolare, o al plurale, le verità? Poco più di sessant’anni fa, il democratico John F. Kennedy fu il primo presidente cattolico degli Stati Uniti. I suoi critici temevano che avrebbe subìto in modo decisivo l’influenza della Chiesa. E invece proprio quell’anno Kennedy tenne un celebre discorso a Houston, il 12 settembre 1960, su religione, politica e libertà. La sua platea era composta da pastori protestanti.
Il merito di quel discorso fu di un teologo gesuita, John Courtney Murray, amico di don Luigi Sturzo e Jacques Maritain, e che di lì a poco, a dicembre, avrebbe addirittura guadagnato la copertina di Time con il seguente titolo: “I cattolici americani e lo Stato”. Murray in quell’anno decisivo aveva pubblicato un libro destinato a segnare una svolta nell’approccio della Chiesa alla temuta libertà religiosa, considerata come un male da tollerare: We hold these truths, Noi crediamo in queste verità. Sottotitolo: Riflessioni cattoliche sul “principio americano”.
In pratica, Murray affrontava e sviluppava in senso positivo il pluralismo del costituzionalismo americano. Una svolta, appunto, con le verità al plurale. Come la separazione tra Stato e Chiesa e la libertà di professare la propria fede religiosa in pubblico, secondo il I emendamento. E scrisse: “Qualsiasi altra soluzione diversa dalla libertà religiosa e dalla separazione tra Chiesa e Stato sarebbe stata disgregatrice, imprudente, non pratica, insomma impossibile”. La sua parabola ascendente si completò un lustro dopo. Ché nel 1965 il teologo gesuita, da esperto del Concilio Vaticano II, fu l’ispiratore della Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa Dignitatis Humanae. E sempre nel 1965 il suo libro fu tradotto per la prima volta in italiano da Morcelliana, casa editrice legata a Paolo VI.
Ora in coincidenza con l’elezione del secondo presidente cattolico degli Stati Uniti, Joe Biden, Morcelliana ripubblica il testo con un’ampia e densa premessa di Stefano Ceccanti, professore di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma, attuale deputato del Pd e già presidente della Fuci, gli universitari cattolici. Ceccanti parte dal carattere innovativo della Dignitatis Humanae: “Un punto di svolta, di obiettivo cambio di paradigma, nonostante alcuni tentativi (allora e in seguito) di sminuirne la portata, anche se lo scisma lefebvriano è avvenuto utilizzando proprio tale cambio come argomento principale. Una svolta che non sarebbe stata possibile senza l’irruzione nella Chiesa cattolica del diritto costituzionale americano”.
Al netto, infine, delle riflessioni sulle rivoluzioni (francese e americana), la nuova edizione del libro di Murray avviene in una controversa stagione cattolica, in cui risorgono le spinte clericali se non neo-confessionaliste della destra sovranista e populista. E che stanno mettendo già alla prova Biden sulla questione aborto. Il nodo è atavico: il pluralismo delle verità e la Verità di cui comunque è portatrice la Chiesa cattolica.