Corriere della Sera, 1 febbraio 2021
Milly Carlucci e le maschere
L’unico modo per traghettare nella prima serata di Rai1 l’immaginario di un format surreale come Il Cantante Mascherato, partito in sordina dalla Corea del Sud per diventare un successo planetario, era farlo passare attraverso il «filtro Carlucci». L’idea di partenza del programma, ricominciato venerdì con la seconda stagione dopo l’esperimento dell’anno scorso, può sembrare assurda: alcune celebrità la cui identità viene mantenuta rigorosamente segreta vengono trasformate in pupazzi di animali reali o d’invenzione attraverso eccentrici quanto elaborati costumi ispirati alla cultura manga. Questa specie di bestiario fantastico si esibisce in una gara di canto di fronte alla classica giuria da talent, che ha anche il compito di indovinare le identità nascoste.
L’impresa di conciliare l’anima nazionalpopolare della rete ammiraglia e questa stravaganza camp, quasi patetica, di maschere, scenografie ed esibizioni musicali non era facile, ma insospettabilmente gli esiti non sono così stati stridenti. Sarà perché, appunto, il «filtro Milly Carlucci» geolocalizza la deliberata bizzarria estetica del format con alcuni tocchi generalisti nostrani, come la sua conduzione istituzionale, la calibrata scelta dei segretissimi vip in gara, con i Ricchi e poveri costretti a svelarsi perché in affanno sotto un pesante costume da extraterrestre. Per rassicurare il pubblico di Rai1, c’è persino una presenza fitta dell’entourage di Ballando con le stelle, di cui fa ormai ufficialmente parte anche Costantino della Gherardesca, con il nuovo look a metà tra un santone e un ayatollah.
Detto molto francamente, della sfida musicale importa ben poco e l’attenzione, anche dei social, è tutta rivolta agli ipnotici costumi e alle identità che nascondono. A differenza della vita reale, quando le maschere cadono in questo contesto d’intrattenimento non c’è posto per lo sgomento ma solo per un’euforia liberatoria.