Specchio, 31 gennaio 2021
Intervista a Mara Venier
Durante la clausura forzata delle feste natalizie mi sono messa a riordinare i vecchi album di fotografie e mi sono ritrovata tra le mani il Capodanno del 2000. Un’indimenticabile festa in smoking. Ricordo che il millennium bug infarciva i nostri discorsi. "I computer andranno in tilt", titolavano i giornali, "il mondo si fermerà". A un certo punto, in una di quelle foto, mi sembra di riconoscerla. È una delle poche donne dello spettacolo che è arrivata ai settant’anni senza mai ricorrere al bisturi e ha conservato intatta la sua essenza. L’inquadratura la taglia a metà, ma sembrerebbe proprio lei: Mara Venier. Caspita, mi dico, senza nemmeno saperlo eravamo insieme ad accogliere il nuovo millennio. Il mondo avrebbe dovuto attendere altri vent’anni per fermarsi davvero. Per la mia prima intervista, scelgo di chiamare proprio lei, Mara, e di togliermi il dubbio.
Quella signora in rosso sei tu?
«Sì, sono proprio io. Quella foto mi fa lo stesso effetto di quando guardo i film dove la gente si bacia e si abbraccia, e mi dico: ah, vedi, guarda come eravamo! Come se fosse impossibile tornare a vivere così».
È davvero impossibile?
«Per noi adulti sarà difficile. Siamo stati tutti molto segnati. Anche i bambini. Claudio, il mio nipotino più piccolo, durante il primo lockdown mi diceva: "Nonna, non si può uscire, ci sono le palle rosse", il virus, lui lo chiama così. Anche Giulio, il figlio di Elisabetta, che ha 18 anni, lo vedo in sofferenza. Per i ragazzi è dura. Però sono giovani e si riprenderanno».
Ci sarà sempre un prima e un dopo Covid, immagino. Com’era Mara prima?
«Ho sempre avuto una vita molto dinamica. Facevo un sacco di cose, nel lavoro come nella vita privata. Prendere i nipoti a scuola, le passeggiate, le colazioni tutti insieme. Io e Nicola, mio marito, viaggiavamo molto. Abbiamo una casa nei Caraibi, lui gioca a golf ed è lì che amava trascorrere gli inverni. Io lo raggiungevo per le vacanze. Ma non è stato a marzo che è cambiato tutto. Il mio mondo si è fermato prima».
Quando?
«Alla fine del 2019 Nicola ha avuto una polmonite bilaterale. Lui era a Santo Domingo e io stavo registrando il mio programma serale, non potevo nemmeno raggiungerlo. Febbre alta, acqua nei polmoni. Mi dicono che è grave, che potrebbe non farcela (la voce si rompe per la commozione, ndr). Sono impazzita, Simona, letteralmente impazzita. Per fortuna a un certo punto Nicola ha cominciato a stare meglio e, d’accordo con il professor Richeldi che lo seguiva da Roma, lo hanno fatto rientrare e lo hanno portato al Gemelli. È stato dimesso proprio nei giorni di Natale. Sembrava un miracolo. Poco dopo, a gennaio, si è cominciato a parlare del virus, ma era una cosa lontana, pensavamo che non sarebbe mai arrivato fin qui e che Nicola non avesse più nulla da temere».
Quand’è che ti sei accorta che il virus era un pericolo serio anche per noi?
«L’8 marzo, a Domenica in, avevamo quattordici ospiti in studio. Il 15 doveva venire il viceministro Sileri, ma il sabato mi chiamano per dirmi che ha contratto il virus. Mi prende il panico, chiamo il direttore di RaiUno e dico "no, io non sono in grado". Avevo paura per Nicola, non potevo rischiare di metterlo di nuovo in pericolo. Ho pensato seriamente di mollare tutto e l’ho fatto: quella domenica non sono andata in onda. Però non potevo mollare davvero. A un certo punto ho sentito il dovere di andare avanti. Mi sono detta: eh no, qualcosa devi restituire a questo pubblico che non ti ha mai mollata. Perché anche quando ti hanno tolto dei programmi o hai subito delle angherie, il pubblico non ti ha mai voltato le spalle. È per questo che sono ancora qua».
Quindi paura sì, ma anche tanta forza.
«Ho dovuto essere forte per Nicola. Lui l’ha vissuta malissimo e io per la prima volta nella nostra storia, dopo vent’anni in cui lui è sempre stata la mia quercia, la persona alla quale appoggiarmi, quella che "qualsiasi cosa succede tanto c’è lui", di colpo è crollato. Allora sono diventata forte per lui. Lo obbligavo ogni giorno a fare piccole passeggiate in terrazzo, gli cucinavo le cose che gli piacevano, lo accudivo come una mamma, ma facevo anche un po’ la matta, ballavo, insomma facevo tutto il possibile per tirarlo su, perché lui era davvero crollato. Ed è stata durissima. Non poter più vedere i figli e i nipoti».
Adesso però li rivedete.
«Certo, dopo l’isolamento assoluto di quei giorni, abbiamo avuto i mesi estivi più facili, dove lui si è un po’ ripreso. Rivediamo i ragazzi, ma stando sempre attenti, con la mascherina. Io, prima, Claudio me lo sbaciucchiavo tutto, adesso non posso. È un incubo quello che stiamo vivendo. Perché noi siamo grandi e toglierci uno o due anni della nostra vita è una cosa terribile, perché noi, quegli anni lì, non li recuperiamo più. Alla nostra età non si recuperano, capisci? E quando vedo i cinesi che l’ultimo dell’anno sono tutti lì in piazza che cantano e ballano, mi girano le palle».
Sei arrabbiata?
«Sì, però sono anche molto più unita a mio marito di quanto non lo sia mai stata. Non era facile per due come noi, abituati anche a non convivere per lunghissimi periodi, ritrovarsi di colpo sempre insieme. Mi sembra strano dirlo, ma io mi sono abituata a stare a casa, e mi piace proprio. Adoro cucinare le ricette preferite di Nicola, vederlo contento. Abbiamo la fortuna di avere una casa su due piani, con due televisori. Lui si guarda lo sport e io mi guardo i film, le serie tipo Narcos. Insomma, a parte la paura, io e lui ci siamo ritrovati e abbiamo scoperto di stare bene a casa. Il nostro amore si è rafforzato. Solo che ora sono io che proteggo lui».
In sostanza oggi sei una Mara più forte e più accudente.
«Ma anche molto più ansiosa. Lo sono sempre stata in realtà, anche con i figli, quel genere di mamma severa e apprensiva che sta in finestra fino a tarda notte aspettando il loro rientro. Solo che oggi la mia ansia ha raggiunto livelli folli… Se Nicola non mi risponde al terzo squillo, dico: ecco, è morto» (scoppia a ridere perché si rende conto dell’esagerazione).
Hai detto che guardi tanta televisione. E i libri, li leggi?
«Certo. Pensa che ho appena ripreso quello che secondo me è stato il libro più importante della mia vita: Il Rosso e il Nero di Stendhal. La prima volta che l’ho letto avevo 14 anni. Mi riporta a Venezia, a quando avevo quell’età».
Ti piace tornare con la memoria al passato?
«Non sono una che vive nel passato, amo ricordare solo le cose belle. Ho provato troppo dolore, e se qualcosa o qualcuno mi ferisce, ho imparato a rimuoverlo. Per non soffrire. Pensa che non riesco neanche a vedere ancora le foto di mia madre per quanto dolore mi ha arrecato la sua perdita. Se ne è andata cinque anni fa».
Davvero non rimugini mai nel passato? Penso ai no che hai detto nella tua carriera. Strehler, tanto per citarne uno.
«Non ho rimpianti. È vero, ho rinunciato a cose importantissime, ma perché sono sempre stata una cavalla matta, molto istintiva, e non ho mai avuto l’ambizione. Le cose mi sono arrivate tutte per caso. Il cinema per seguire il papà di Elisabetta che voleva fare l’attore, e la televisione è arrivata di conseguenza, quando stavo con Arbore, ma sempre per caso».
Due estati fa ti mandai un messaggio perché alla televisione davano uno speciale su di te e passavano in rassegna tutti gli attori famosi che hai intervistato. Hai conosciuto George Clooney, Richard Gere, Andy Garcia…
«Sì ma ho sempre avuto un debole per uno soltanto: Sean Connery. Ci ho parlato una volta al telefono. Dicevo solo "I love you I love you" sembravo un’ebete. La mia amica Pupa Guidi lo conosceva. Una volta che Sean Connery venne a Roma cercò di coinvolgermi con una cena a casa sua. Le risposi: "Vengo de corsa!", alla romana. E chiamai Arbore per dirglielo. Lui era in tournée, non mi ricordo dove. "Vado a cena da Pupa che c’è Sean Connery," gli dico, e lui mi risponde: "Se vai a quella cena, io non torno più", e io come una stupida non ci sono andata. Dopo tre mesi io e Renzo ci siamo lasciati e mi ricordo di aver pensato: ma che cretina che non sono neanche andata a cena con Sean Connery per lui! Dopo qualche anno "007" tornò di nuovo a Roma, io ero già con Nicola. Lui gioca a golf e Sandra Carraro lo chiama per invitarlo a giocare con Sean. Così Nicola mi chiede: "Vuoi venire? Visto che so che ci tieni tanto a conoscerlo, possiamo andare insieme". E io sai cosa gli ho risposto?».
Vengo de corsa?
«No. Gli ho detto di no. All’improvviso mi sono resa conto che non me ne fregava più niente di conoscere Sean Connery. Non potevo desiderare nessuno più di Nicola.
Ho pensato a un tormentone per le mie interviste: #erosonosarò. Di passato e presente mi hai già parlato, ma come ti vedi nel futuro?
«Il Virus mi ha insegnato a vivere alla giornata, a godere delle piccole cose, come le semplici passeggiate. Oggi apprezzo molto di più il fatto di poter riandare a prendere il mio nipotino a scuola, stare un’oretta con lui, vedere i cartoni con Nicola sul divano… sempre con la mascherina e tutte le attenzioni certo, ma almeno ora si può!».