La Stampa, 31 gennaio 2021
Jake lo Sciamano testimonierà contro Trump
Lo Sciamano contro Donald. Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere per il livello in cui è precipitata la democrazia americana. Però tant’è: Jacob Chansley, anche noto col nome pseudo italiano di Jake Angeli, vuole testimoniare al processo per l’impeachment di Trump il 9 febbraio. In altre parole, dopo aver assaltato il Congresso il 6 gennaio, ora intende fare ammenda al Senato, per puntare il dito contro il capo della Casa Bianca che lo aveva fomentato.
L’obiettivo di Jacob è ovvio: una volta mancato il perdono presidenziale, in cui speravano lui e altri assalitori, ora vuole vendicarsi. E possibilmente ottenere qualche clemenza al proprio processo, che arriverà inevitabile in una vera aula di tribunale, dopo l’incriminazione per una serie di reati federali. Oltre a ridere, però, bisognerebbe riflettere seriamente su tutto ciò, per accertare davvero le responsabilità di un’insurrezione costata la vita a diverse persone, ed evitare che si ripeta.
Chansley lo ricordano tutti. Lo “Sciamano di QAnon” aveva assalito il Congresso a petto nudo, con corna e tatuaggi, lasciando un biglietto di minaccia per il vice presidente Pence. Ora, secondo il suo avvocato Albert Watkins, intende sostenere di essere andato al Parlamento «su richiesta del presidente», da cui «si sente tradito».
L’imbarazzo di Trump dovrebbe essere ovvio, ma sul piano giudiziario Chansley potrebbe fare la differenza solo se rivelasse qualche complotto ordito da Donald.
Tutti i senatori pronti ad assolvere l’ex capo della Casa Bianca, invece, dovrebbero riflettere sulle forze del tragico e del ridicolo che ha evocato, prima di decidere se merita o meno di essere punito.