la Repubblica, 31 gennaio 2021
I responsabili sedotti e abbandonati
E ora che magari ritorna la vecchia maggioranza, che ne sarà dei poveri Responsabili? Triste sorte: sedotti e abbandonati, spremuti come limoni, buttati tipo kleenex, additati al pubblico ludibrio... Però alt, un momento. Non si penserà mica che i magnifici dieci del Maie-Centro democratico avessero davvero a cuore i destini d’Italia o del governo. Un certo scetticismo appare giustificato. Il Parlamento è quello che è, troppo è cambiato in peggio il sistema politico, e non si tratta solo di un passaggio di generazioni, ma ha l’aria di uno smottamento vistoso, profondo, cataclismatico.Per cui ritornando a quello sparuto grappolo di parlamentari raccogliticci, ecco, non sono cose che si vanno a certificare dal notaio, ma il sospetto è che abbiano buscato qualcosa che vale assai più della poltroncina che poi forse nemmeno gli avrebbero dato. Questa cosa preziosa può dirsi visibilità, ma la parola è povera, perché al giorno d’oggi farsi conoscere e riconoscere, finire sui giornali e in tv, diventare famosi e pop, essere fermati per un selfie, insomma tutto questo conta più qualsiasi potere.
È così da parecchio. Nel 2011 Berlusconi ottenne a fatica la maggioranza grazie anche al voto di un peone dai trascorsi di ardua riconoscibilità, l’onorevole Michele Pisacane, da Agerola (Na). Durante la chiama, al momento di esprimere il suo voto, il Cavaliere gli fece un cortese cenno di saluto. Uscito dall’aula, Pisacane espresse la sua soddisfazione e in fondo la sua gloria con la storica frase: «Adesso Berlusconi mi sape», mi conosce.
Dice: però non era una cosa tanto bella. Ma chi l’ha detto? Quando mai il disonore ha condizionato la recente storia patria? Oggi la vera vergogna sta piuttosto nell’anonimato, che equivale alla morte civile. E i responsabili almeno per un po’ hanno smesso di essere anonimi, invisibili, morti; e anche di annoiarsi. Si prenda il caso di Ciampolillo, quello della corsa all’ultimo minuto. Solo su Instagram si sono formati diversi account: “Ciampolillo memi”, “Ciampolillo uno di noi”, più le immancabili “Bimbe di Ciampolillo”. Offrono decine e decine di fotomontaggi, musiche, grafiche, alcune anche spiritose. Nella sua pagina official lo stesso Ciampolillo ringrazia commosso fan, artigiani e manipolatori del web, “Siete stati fantastici!”, e ospita un inno a se stesso in forma di swing intonato da tre giovanotti: “Ciampolillo vienì a votà/ eeeeh Ciampo-Ciampo/ Ciampolillo ma dove cazzo stavi?/ oh uh yeah, Ciampo-Ciampo all night long...”.
E dunque così si apprende che il comandante De Falco, per andare al Quirinale, s’è fatto l’abito nuovo; che il socialista Nencini ha ricominciato a discutere con i compagni; e Mariarosaria Rossi gliel’ha fatta vedere alle nuove favorite del Cavaliere, a prescindere dalla pubblicità della sua pizzeria. (Curioso quanti del giro stretto berlusconiano sono entrati nella ristorazione: l’ex maggiordomo Alfredo, Walter Lavitola, perfino Ruby rubacuori). Ringalluzziti paiono anche gli eletti all’estero, portati a Roma senza necessità da una legge pasticciatissima frutto dell’innocente fissazione del povero Tremaglia, un fascistone in buonafede che li chiamava «gli italici». Col risultato che, non bastassero gli italiani, ora c’è sempre qualche italico che pencola di qua e di là decidendo le sorti della legislatura (a partire dall’indimenticabile senador Pallaro, 2008).
Responsabili e voltagabbana, decisivi e superflui, dadaisti, girovaghi, naufraghi: tra la Zattera della Medusa di Géricault e il quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol si misura in realtà uno sconvolgimento che va ben oltre la loro storia e un po’ anche quella di tutti.