il Fatto Quotidiano, 31 gennaio 2021
Le nevi se ne vanno e Crutzen con loro
In Italia La perturbazione dello scorso weekend si è spinta fino al Sud con allagamenti e frane dalla Toscana alla Calabria, dove in tre giorni sono piovuti fino a 237 mm d’acqua. Lunedì 25 gennaio la neve ha bloccato il traffico sulla E45 tra Romagna e Aretino, intanto continuava la ricerca dei dispersi nella valanga del Monte Velino in Abruzzo. Da mercoledì forti venti da Ovest hanno portato copiose nevicate ai confini con Francia e Svizzera, ma solo sopra i 2000 m (un metro di neve è caduto a Cervinia, isolata per rischio valanghe), più in basso invece pioveva, e venerdì con il foehn c’erano 17 °C sul Torinese in barba ai “giorni della merla”. Peraltro secondo le statistiche il periodo più freddo al Nord Italia cade in media nella prima metà di gennaio, e non a fine mese come la tradizione vorrebbe.
Nel mondo L’Europa è passata dal gelo ai tepori oceanici. Dopo la nevicata straordinaria di tre settimane fa, la Spagna vive ora un caldo estivo con 29,8 °C venerdì ad Alicante, primato nazionale per gennaio! Al Nord delle Alpi piogge intense, fusione nivale, valanghe e la piena del Reno. All’osservatorio della Kredarica (2514 m, Slovenia) record di spessore della neve in 60 anni di misure in gennaio, 510 cm, a causa di precipitazioni esorbitanti più che di un freddo anomalo. Calura nell’estate australe, primati di 39,3 °C in Nuova Zelanda e 43,8 °C in Patagonia del Nord. Gennaio tra i più gelidi da un trentennio invece in Siberia, a Jakutsk da venti giorni non si va sopra i -40 °C, con minime fino a -51 °C. Molta pioggia e neve in California, con dissesti sui versanti bruciati dai recenti incendi; distruzioni e una vittima in un tornado a Birmingham, Alabama, e sei morti per il ciclone tropicale “Eloise” in Mozambico. La prima valutazione da satellite della deglaciazione globale, dell’Università di Leeds (Earth’s ice imbalance, su The Cryosphere), mostra che dal 1994 al 2017 il mondo ha perso 28 mila miliardi di tonnellate di ghiaccio, equivalenti a un blocco spesso 100 metri disteso su tutta Italia. A contribuire di più (27%) è la contrazione della banchisa artica, la cui fusione non fa aumentare i livelli marini essendo ghiaccio già immerso in acqua, ma peggiora il riscaldamento atmosferico aumentando l’assorbimento dei raggi solari da parte un pianeta sempre meno bianco. La riduzione del ghiaccio continentale invece ha fatto salire gli oceani di 3,5 cm: sembra poco ma si stima che per ogni centimetro di incremento un milione di persone debba fuggire dalle coste allagate, e temendo un aumento di almeno un metro a fine secolo, il conto della prossima ecatombe migratoria è presto fatto.
La scienza piange la morte a 87 anni dell’olandese Paul Crutzen, vincitore del Nobel per la chimica 1995 per aver scoperto i meccanismi del buco nell’ozono insieme a Frank Sherwood Rowland e Mario Molina, pure essi scomparsi nel 2012 e 2020. Crutzen propose inoltre il termine “Antropocene” per distinguere l’era attuale, severamente marchiata dai danni delle attività umane che saranno riconoscibili dai geologi del futuro. Credevo che la decisione di Biden di riportare gli Usa nell’accordo di Parigi sanando il grave atto negazionista di Trump avrebbe convinto i saggi del Bullettin of the Atomic Scientists (tra cui 13 Nobel) a riportare un po’ indietro le lancette dell’orologio dell’apocalisse (Doomsday Clock), ma non è stato così: il 27 gennaio, l’istituto che dal 1947 calcola il rischio di collasso dell’umanità, ha ritenuto di mantenere 100 secondi al botto, il tempo più breve della storia, in considerazione dell’incapacità mostrata dal mondo a reagire alla pandemia con prontezza e determinazione scientifica. Troppe titubanze, troppe fake news: rischiamo di fare così anche con il clima e le armi nucleari.