La Gazzetta dello Sport, 30 gennaio 2021
Come cambiano i calci di punizione
Cresce la specie dei coccodrilli, si duplicano le barriere, alcuni curiosi trenini sfrecciano davanti alla palla, eppure su punizione si segna meno rispetto agli ultimi anni. L’ingegno non manca, semmai scarseggiano i gol: a leggere i numeri, questa specialità non incide più come una volta nei destini delle squadre. Al momento, però, da nessuna altra parte si fa centro da fermo come da noi: in campionato i gol su punizione sono 9 (l’anno scorso di questi tempi erano 12) e le altre grandi leghe si fermano un gradino sotto (Liga, Premier e Bundesliga a 8, la Ligue 1 a 6). Però, l’anno scorso la A chiuse con 28 gol da calcio piazzato: per restare su quelle cifre, nel girone di ritorno bisognerebbe quasi raddoppiare il ritmo dell’andata. La tendenza è generalizzata: nella Liga 2019-20 i gol su punizione erano stati 33, ben 19 a metà percorso.
Che diavoleria
Mancheranno pure gli specialisti, ma in questi luoghi non ci si annoia. Nell’ultimo turno è stato il Gasp a fare una diavoleria, proprio davanti al Diavolo. Ilicic si è di colpo trovato tre compagni vicino alla palla: erano avanzati compatti verso lo sloveno, per poi disperdersi prima dello sparo. Donnarumma ha respinto con qualche difficoltà, segno che l’effetto-sorpresa si è conservato. Questa doppia barriera, anche detta “barriera amica”, non è una assoluta novità – tracce se ne trovano già in alcune innovative squadre degli anni Novanta –, però a colpire è stato lo spazio minimo davanti al tiratore. In fondo, il trucchetto è tutto là: più è vicina al pallone, più “amica” diventa la barriera. Sottrae la visuale al povero portiere, diminuisce il tempo di reazione perché è quasi scontato che si calci forte in quella direzione. Gasperini, teorico degli “estremi”, avrà pure portato al massimo grado l’esperimento, ma l’azzardo si è quasi reso necessario all’inizio della scorsa stagione. Da quando è stato proibito disturbare direttamente gli avversari in barriera: non più ammesso l’appostamento accanto agli avversari, ma solo a distanza di almeno un metro. «Questo cambio ha portato tutti a lavorare di più con la fantasia: vedo una certa sperimentazione. Non è confusione ma un modo per sorprendere», ammette Gianni Vio, assistente tecnico della Nazionale e super esperto.
Non sempre morde
Quando nel derby di Coppa Eriksen ha interrotto il lungo incantesimo da fermo dei nerazzurri, c’era una mini-barriera interista a disturbare Tatarusanu. Per la distanza dal calcio, niente di paragonabile a quella atalantina, ma è il segno di una tendenza in atto. Il danese era entrato al posto di Brozovic, che ha un suo capitolo d’onore nella storia delle punizioni. Il 24 ottobre 2018, in Barcellona-Inter, mentre Suarez stava per battere, si sdraiò fulmineo alle spalle dei compagni in barriera. Prevedeva un tiro rasoterra che effettivamente arrivò e fu neutralizzato. Da allora Brozo ha brevettato la “mossa del coccodrillo”, rivendicata anche nel look e sui social. In realtà, in Brasile la “sdraiata” era abbastanza comune da anni, ma qua la moda è cresciuta dopo il colpo croato. E ora qualcuno cerca nuove sperimentazioni: da notare la versione semi-eretta – anch’essa con origine sudamericana –, riproposta da Brahim Diaz in Milan-Celtic di Europa League. Il coccodrillo, però, non sempre morde. Prendete Bonaventura in Atalanta-Fiorentina: si è adagiato dolcemente su un fianco, ma l’arcobaleno di Malinovskyi è comunque finito all’incrocio.
Gol e gemelli
A volte capita di vedere il classico trenino di giocatori che fintano il calcio. Per non parlare del “vado io, no vai tu, un passo avanti, no uno indietro”: prima della battuta, una commedia degli equivoci. E se non sarà l’anno delle innovazioni, per Vio c’è comunque del buono: «Sempre più squadre scelgono ormai collaboratori tecnici che si occupano strettamente di palle inattive. Ma l’importante è non pensare mai che lo schema sostituisca il giocatore...». No, è sempre il talento l’unica possibile punizione. Ad esempio, quello di Milinkovic della Lazio, già a quota 2 centri da fermo: è in testa nella classifica di Serie A assieme a Lykogiannis, greco del Cagliari che taglia palloni sopra alla barriera come il miglior Dybala. A proposito, tempi duri per Paulo, virtuoso della materia: anche senza la concorrenza di Pjanic, l’onnivoro Ronaldo gli lascia solo briciole. È la prova che a volte basterebbe solo un po’ di buon senso, se proprio non si vuole eccedere nelle distrazioni furbe. Quando allenava a Quinto, nel Trevigiano, il “mago” Vio sui calci piazzati posizionava due gemelli vicino alla porta. Risultato? Il portiere guardava loro, non la palla.