ItaliaOggi, 30 gennaio 2021
1.500 euro per poter respirare
Mentre gli italiani sono con il fiato sospeso per la crisi politica in atto, preoccupati per le ricadute negative che una soluzione pasticciata potrebbe avere sul sistema economico nazionale, con i rappresentanti dei vari partiti che somigliano sempre più all’orchestrina del Titanic, da Grottaferrata, comune della provincia di Roma, arriva un positivo esempio di «solidarietà a km zero» per il popolo delle partite Iva. L’amministrazione guidata dal sindaco Luciano Andreotti ha inviato nei giorni scorsi ben 166 bonifici, da 1.500 euro cadauno, ad altrettante attività in crisi per l’emergenza Covid. Causale del bonifico: «Contributo a fondo perduto una tantum». Interamente finanziato dalle casse comunali, il sostegno economico rappresenta una boccata d’ossigeno per i piccoli commercianti e artigiani della cittadina dei Castelli Romani, in ansia per un futuro che definire a tinte fosche appare ottimistico.Duecentoquarantanovemila euro donati agli operatori in attesa dei nuovi decreti governativi sui Ristori che rappresentano un concreto esempio di quel «Welfare di prossimità» di cui avrebbero bisogno centinaia di migliaia di lavoratori autonomi italiani. «Oltre che alle imprese», spiega il sindaco, «un contributo straordinario di 1.150 euro è andato anche a ciascuna delle 13 associazioni sportive e culturali che hanno risposto al bando pubblicato 60 giorni fa. Un grande risultato per la nostra giunta: in pochissimo tempo abbiamo vagliato 179 domande complessive e deliberato i bonifici per imprenditori e realtà non profit».
Eletto con una giunta civica trasversale che ha pescato voti in tutti i partiti, considerato oggi vicino a Italia Viva di Renzi, il sindaco Andreotti ha dovuto affrontare molte difficoltà durante la prima fase della pandemia per i tanti contagi da Coronavirus avvenuti all’interno di strutture sanitarie, case di cura per anziani e residenze religiose di cui è ricco il comune per l’amenità e la verde bellezza dei suoi luoghi. La piccola Grottaferrata, ventimila abitanti, è da molti anni nella classifica dei 60 comuni più ricchi d’Italia per reddito medio imponibile (25.473 euro), nel Lazio seconda sola a Roma per reddito medio pro capite (17.721). Situata a venti chilometri dai centri di potere romani, confinante con la più nota Frascati con la quale condivide la produzione del famoso vino Doc, è considerata da sempre posto privilegiato per la discreta e tranquilla residenza di abbienti famiglie del «generone» capitolino e della tardo borghesia locale.
Quest’ultima cresciuta a partire dagli anni 70 con l’arricchimento vorace degli speculatori edilizi (i «mezza cucchiara» diventati costruttori rampanti) che hanno cancellato una bella fetta di verde, villini in stile liberty di rara bellezza, reperti archeologici, per fare spazio a lussuose residenze comprate da medici, avvocati, dirigenti pubblici, manager televisivi e ricercatori del «polo scientifico di Frascati», il più importante del Bel Paese con la concentrazione di enti come l’Agenzia spaziale europea (Esa-Esrin), Enea, Infn, Cnr e Banca d’Italia. In uno dei punti più panoramici delle sue colline abita la famiglia Angelini delle industrie farmaceutiche (1,681 miliardi di fatturato nel 2019), poco più distante, ma già in territorio di Marino, svetta il villone di campagna dell’ex banchiere Cesare Geronzi, cresciuto in Banca d’Italia con lo storico governatore Guido Carli, all’epoca residente al confine tra i due comuni. Federico Fellini, con i grandi attori della «Hollywood sul Tevere», la frequentava per mangiare nei suoi ristoranti durante le pause dei film in lavorazione a Cinecittà, diventandone uno dei suoi principali sponsor.
Renato Rascel ci si abbuffava divertendosi nei locali in località Squarciarelli, resi immortali dai versi della sua «Arrivederci Roma» e Alvaro Marchini, costruttore comunista ed ex presidente della Roma la scelse per viverci con la sua famiglia. Scomparso nel 1985, è sepolto al cimitero comunale. La figlia Simona, attrice, comica e regista teatrale, ancora vi abita. In città sono tanti a ricordarla felice assieme al calciatore Ciccio Cordova, capitano dei giallorossi, che fu suo marito dal 1970 al 1980.
A Grottaferrata ha preso moglie un altro grande campione della pedata tricolore, Giovanni Trapattoni, che vi conobbe la signora Paola, giovane bellezza locale, durante il raduno della nazionale di calcio in vista delle Olimpiadi 1960. Quattro anni più tardi, nel 1964, testimone di nozze degli sposini che si unirono in matrimonio nella millenaria abbazia di San Nilo fu Alberto Folchi, ministro del turismo e dello spettacolo nei governi Fanfani e Leone. Dove c’è ricchezza arrivano anche le ambiguità e la riservatezza delle case sparse ha talvolta favorito soggiorni ovattati a protagonisti delle cronache mondane, economiche e giudiziarie degli ultimi anni.
Danilo Coppola, diventato famoso per le scalate a Mediobanca e Bnl e per la vicenda dei «Furbetti del quartierino» (Ricucci, Fiorani e Gnutti), che insieme ad altre gli è costata anni di processi, condanne ma anche assoluzioni, qui è di casa e possiede ancora diversi immobili di prestigio. Re Farouk I, l’ex sovrano d’Egitto esiliato in Italia nel 1952, grande protagonista della stagione della Dolce Vita, vi soggiornò a lungo, ospite di Villa Rossellini-Dusmet, appartenuta alla fine dell’800 a Zeffiro Rossellini, nonno del celebre regista Roberto Rossellini.
Soldi, ricchezza, sperpero, ma anche malaffare ben controllato dalle forze dell’Ordine per la residenza il loco di uomini delle istituzioni e dei servizi segreti. Alta qualità di vita e offerta di servizi di fascia alta in tutti i settori, a cominciare dall’enogastronomia, hanno contribuito a rendere la zona ricercata anche da peccatori, giocatori d’azzardo e bon vivant. È qui che la pornostar Jessica Rizzo, una ventina di anni or sono, apre «Villa La Gioconda», una delle prime case per scambisti d’Italia che raccoglie un successo travolgente con centinaia di giovani coppie e attempate signore che arrivano da tutta Italia per incontrare single e coniugi in cerca di piccanti emozioni.
Tutto esaurito nel fine settimana nei ristoranti e negli alberghi della zona. Lavorano tutti alla grande. Negozi di prima fascia, fiorai, artigiani. Al sesso trasgressivo delle notti proibite fanno da contraltare, il giorno, gli amori da fiaba dei giovani sposini e l’industria del matrimonio va a gonfie vele. Gli scenari di ville rinascimentali e signorili fanno da cornice a centinaia di coppie che ogni anno dalla capitale salgono ai Castelli per giurarsi amore eterno e festeggiare con ricevimenti luculliani. Catering all’aperto e banchetti nei locali fatturano milioni di euro, spesso in nero. Poi il 2008, la crisi, dieci anni di sofferenza e ora la pandemia getta tutti nel panico in attesa della ripresa che dovrà per forza ripartire dai giovani. Sesso, amore, matrimoni per generare nuovo fatturato.
Oggi fanno comodo pure i 1.500 euro «benedetti» del Comune (anche se bisognava essere in regola con la Tari 2020), ma rispetto al passato sono poca cosa. Ai tempi d’oro una cifra del genere era la puntata in un pokerino tra ricchi per ingannare il tempo nelle serate invernali. In primavera e d’estate si andava all’Ippodromo delle Capannelle, a un tiro di schioppo. «Febbre da cavallo» di Steno, film del 1976, racconta bene quel periodo d’oro che la famiglia del celebre regista ben conosce e omaggerà più avanti, quando Carlo ed Enrico Vanzina, figli di Steno, la renderanno immortale con la battuta di Mario Brega nella scena iniziale del primo «Vacanze di Natale»: «Aho...! Vo’ portato a Cortina mica a Grottaferata!».