Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  gennaio 30 Sabato calendario

Cancellato l’effetto lockdown Smog, 35 città «fuorilegge»


Neanche il lockdown, il blocco di tante attività economiche e la forte riduzione del traffico, migliorano la qualità dell’aria. Che anzi peggiora. Su 96 capoluoghi di provincia analizzati 35 hanno superato almeno con una centralina il limite previsto per le polveri sottili (Pm10), ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/ metro cubo. Erano stati 26 nel 2019. Dati preoccupanti contenuti nel report annuale “Mal’aria di città” 2021 di Legambiente. Una denuncia confermata, proprio ieri, dalla dichiarazione congiunta degli esperti di salute del cuore di 4 organizzazioni: World Heart Federation, American College of Cardiology, American Heart Association ed European Society of Cardiology. Gli esperti avvertono che l’inquinamento atmosferico deve essere affrontato al più presto, perché potrebbe aumentare il rischio di morte per Covid-19 e il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, mettendo a repentaglio la salute di tantissime persone. I dati italiani confermano l’allarme. Secondo l’Eea, scrive Legambiente, sono oltre 50mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva allo smog e il danno economico arriva fino a 142 miliardi di euro. Una situazione che vede il testa il Nord. A Torino spetta la maglia nera con 98 giorni di sforamenti, seguita da Venezia con 88, Padova 84, Rovigo 83 e Treviso 80. Al sesto posto in classifica si trova Milano con 79, seguita da Avellino e Cremona con 78, Frosinone 77, Modena e Vicenza 75. Tra le altre metropoli troviamo poi Napoli con 55 e Roma con 46, comunque oltre i limiti previsti dalle norme europee. E va ancora peggio se si fa il confronto con i parametri dettati dall’Oms, molto più stringenti. Nel 2020 sono 60 le città italiane (il 62%) che hanno fatto registrare una media annuale superiore ai 20 microgrammi/ metrocubo di polveri sottili. A guidare la classifica è sempre Torino con 35 microgrammi/ mc come media di tutte le centraline, seguita da Milano, Padova e Rovigo (34), Venezia e Treviso (33), Cremona, Lodi, Vicenza, Modena
e Verona (32). Oltre alle città del Nord a superare il limite sono anche città come Avellino (31), Frosinone (30), Terni (29), Napoli (28), Roma (26), Genova e Ancona (24), Bari (23), Catania (23). «Nei prossimi mesi – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – l’Oms pubblicherà le nuove linee guida che suggeriranno valori ancora più stringenti di quelli attuali, a seguito degli approfondimenti scientifici internazionali». Limiti che anche la Commissione europea vorrebbe adottare. Mentre ha già comminato all’Italia due procedure di infrazione per il mancato rispetto dei limiti normativi previsti della Direttiva europea per il Pm10 e gli ossidi di azoto, a cui si è aggiunta lo scorso novembre una nuova lettera di costituzione in mora per le eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm2,5) essendo state giudicate «non sufficienti» le misure adottate dal nostro Paese. Anche per il ricorso sistematico della deroga, denuncia Legambiente, come nel caso del blocco degli Euro4 nelle città che sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo ottobre 2020 e che è stato prima posticipato al gennaio 2021 e poi ad aprile. «La pandemia – sottolinea Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – non ci deve far abbassare la guardia. Anzi, è uno stimolo in più, a partire dalla discussione in corso sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché non vengano sprecate le risorse economiche in arrivo dall’Europa».