il Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2021
700.000 morti e 400.000 nati
Il divario tra morti e nuovi nati si è ampliato ulteriormente l’anno scorso. Tra “qualche giorno” sarà certificato per il 2020 “il superamento al ribasso della soglia dei 400 mila nati, mai raggiunto in questo Paese”. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, in audizione alla Camera sul Recovery Fund, sottolineando che nell’anno del Covid si infrangerà anche il confine simbolico dei “700 mila morti – oltre il quale nell’arco degli ultimi cent’anni ci si è spinti giusto all’inizio (1920) e nel pieno dell’ultimo conflitto mondiale (1942-1944)”. Dimezzati anche i matrimoni, passati nei primi 10 mesi del 2020 “da 170 mila alla metà, 85 mila”.
Legati ai dati record dei decessi sono quelli sulle cure mediche: secondo i dati provvisori “un cittadino su 10 ha dichiarato di aver rinunciato negli ultimi 12 mesi, pur avendone bisogno, a visite mediche o accertamenti” a causa di “liste di attesa, scomodità delle strutture, ragioni economiche e motivi legati al Covid-19; questi ultimi sono stati indicati da circa la metà delle persone”. Nel 2019, osserva l’Istat, nel documento consegnato alla commissione Bilancio, “la quota di rinunce era stata più bassa e pari al 6,3%, in calo rispetto al 2018 (7,2%) e al 2017 (8,1%)”.
“L’impatto del Covid-19 sulla rinuncia è stato maggiore nel Nord, con un aumento di 4,7 punti percentuali rispetto al 2019 (da 5,1% a 9,8%); nel Centro l’indicatore è passato, invece da 6,9% a 10,3% e nel Mezzogiorno da 7,5% a 9,0%”.
Calcolato anche l’impatto sul lavoro: nel terzo trimestre 2020, il calo occupazionale tendenziale tra le donne – pari a -3,5% contro il -2% degli uomini – diventa ancor più marcato se si tratta di donne al di sotto dei 35 anni di età, che hanno visto diminuire il numero di occupate dell’8,9% (contro il -3,9% degli uomini), o residenti nel Mezzogiorno, tra le quali il calo è stato pari al 3,7%, una variazione più che doppia di quella registrata per gli uomini (-1,3%).