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 2021  gennaio 30 Sabato calendario

L’Italia non rifornirà più armi a Arabia Saudita ed Emirati Arabi


L’Italia non rifornirà più Arabia Saudita ed Emirati Arabi delle bombe prodotte dalla Rwm di Domusnovas, in Sardegna. La firma di Uama (l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) ha sancito ieri la decisione del governo di revocare, dopo una sospensione che durava ormai dall’estate 2019, l’esportazione degli ordigni verso i due Paesi che guidano la coalizione impegnata nella guerra contro i ribelli Houthi in Yemen. Bombe, quelle Made in Italy, che avevano avuto il via libera all’esportazione nel 2016, quando alla guida del governo c’era Matteo Renzi, e che inchieste giornalistiche hanno accertato essere state usate per colpire anche la popolazione civile. Secondo un rapporto del Gruppo di esperti delle Nazioni Unite consegnato al Consiglio di Sicurezza nel gennaio del 2017 questi bombardamenti “possono costituire crimini di guerra”.
La decisione dell’esecutivo segue la risoluzione del Parlamento dello scorso dicembre, a prima firma delle deputate Yana Chiara Ehm (M5S) e Lia Quartapelle (Pd), che chiedeva il prolungamento della sospensione dell’export verso i due Paesi e, allo stesso tempo, impegnava il governo “ad adottare gli atti necessari per revocare le licenze in essere”. Secondo una stima elaborata da Rete Italiana Pace e Disarmo e Opal, la decisione ufficializzata nella mattinata di venerdì ha bloccato l’invio di circa 12.700 bombe aeree della serie MK sulle quasi 20mila previste dall’accordo, bloccando così la più grande commessa singola di grandi munizionamenti dal Dopoguerra italiano, per un valore complessivo di 411 milioni di euro. Il provvedimento del governo era già stato deciso la settimana scorsa, quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva accolto e girato a Uama il parere del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sulla revoca alle esportazioni. In questi ultimi giorni l’Autorità ha sbrigato le pratiche tecniche e formali che hanno portato alla firma definitiva di ieri mattina. “Questo era fin dal primo momento un nostro obiettivo, per il quale ci siamo impegnati durante la nostra gestione”, ha dichiarato il sottosegretario agli Affari esteri, Manlio Di Stefano, mentre il ministro Di Maio ha parlato di “un atto che ritenevamo doveroso, un chiaro messaggio di pace che arriva dal nostro Paese. Il rispetto dei diritti umani è un impegno per noi inderogabile”.
In totale, sono almeno sei le autorizzazioni interessate dalla decisione del governo. Tra queste c’è anche la licenza MAE 45560 decisa verso l’Arabia Saudita nel 2016. Un contratto, quello firmato nel corso del mandato di Renzi alla presidenza del Consiglio, chiuso dopo un’autorizzazione alle trattative che, analizzando il numero di pratica, risaliva al 2014, spiegano dalle organizzazioni.
La pentastellata Chiara Ehm si dice entusiasta per il risultato ottenuto come prima firmataria della risoluzione e spera che questo possa essere solo il primo passo per una rivalutazione dell’export di armi verso altri Paesi che violano i diritti umani: “Già a dicembre in commissione Esteri ci siamo battuti per far approvare una risoluzione per prolungare lo stop alla vendita di bombe d’aereo e missili verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi – ha detto al Fatto – Ma oggi è arrivata la decisione che volevamo. Si tratta di un messaggio politico importante dall’Italia: no alla guerra, sì alla pace. È una vittoria nostra e delle associazioni pacifiste che in questi anni tanto hanno spinto per giungere a tale obiettivo. È una bella giornata per chi si batte contro ogni guerra. Inoltre, è un segnale di discontinuità con il passato. Siamo di fronte a un’opportunità, affinché l’export di armi possa essere rivalutato e fermato anche in altri Paesi palesemente contro i diritti umani”.