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 2021  gennaio 30 Sabato calendario

Un mandato double face


Gli impermeabili di una volta avevano una caratteristica: erano” double face “, nel senso che potevano essere indossati per un verso o il suo contrario, con un effetto visivo e pratico molto diverso. Per certi aspetti è” double face” anche il mandato “esplorativo” affidato al presidente della Camera Fico dal capo dello Stato. Nel senso che può essere valutato in due modi fin dall’origine e condurre a esiti opposti. S’intende che Mattarella, come ha sottolineato egli stesso ieri sera, è mosso dall’esigenza di ridare un governo al Paese fondato su una maggioranza politica ben definita, adeguata ad affrontare le tre emergenze sanitaria, sociale ed economica – che rischiano di essere dimenticate nei meandri di un gioco politico sempre più bizantino.
In altre parole, il Quirinale ha raccolto la disponibilità dei quattro partiti della vecchia maggioranza (5S, Pd, LeU e Italia Viva) a sottoscrivere un nuovo patto tra loro, risolvendo le contraddizioni che avevano portato al naufragio del Conte-2. E appunto a proposito del presidente del Consiglio, tre dei partiti in causa (5S, Pd e LeU) si sono pronunciati per mantenere a Palazzo Chigi l’attuale inquilino. Il quarto, cioè Renzi, è stato vago e tuttavia non ha avanzato, come è noto, un veto formale.
Una posizione che ha permesso ai Cinque Stelle, per bocca del reggente Vito Crimi, di compiere una mossa conciliante, con toni persino più netti del previsto, accettando che Italia Viva ritorni nel recinto della coalizione. Non a caso, nei palazzi della Roma politica, qualcuno sorrideva pensando alle roboanti dichiarazioni ("mai più con Renzi") a cui i 5S si erano abbandonati pochi giorni fa, quando Italia Viva aveva ritirato la sua delegazione al governo. Lo stesso Crimi era uno dei più intransigenti. Ma, come spesso accade, le pregiudiziali sono destinate a essere rimosse.
Dov’è allora l’ambiguità del mandato a Fico? Non certo nella volontà di Mattarella.
Secondo le sue intenzioni l’esplorazione del presidente della Camera – tra l’altro caldeggiata giovedì da Renzi durante le consultazioni – è destinata a smussare gli ultimi angoli, al di là di ogni riserva mentale, e a spianare la strada in tempi brevi per il nuovo incarico a Conte.
L’incertezza è nel contesto generale in cui deve operare Fico. L’apertura a Renzi ha provocato una fiammata nella base del movimento e ha innescato una fronda guidata da Di Battista, nel segno di un richiamo alle lontane radici anti-sistema.
Può darsi che questa mezza ribellione rientri presto, ma può invece diventare insidiosa. Fico, che proviene dalla “sinistra” del movimento, dovrà rendere possibile da presidente di Montecitorio un’intesa con Renzi che probabilmente non avrebbe approvato da semplice militante. A voler essere maliziosi, si potrebbe pensare che l’astuto Renzi abbia progettato proprio questo: approfondire i contrasti e i malumori all’interno dei 5S anche sfruttando le inquietudini dell’esploratore rispetto al suo mondo in ebollizione.
In ogni caso il momento è delicato. Al punto che i vertici del movimento, Di Maio in testa, hanno messo la sordina alle aspre polemiche che hanno investito Renzi per le sue consulenze remunerate in Arabia Saudita. In altri tempi il senatore di Scandicci sarebbe stato martellato per certi viaggi quanto meno incauti e spregiudicati, adesso invece il pragmatico Di Maio ammonisce i suoi e li invita a mostrare “il massimo senso di responsabilità”. Tanto basta per capire che il passaggio è davvero stretto e che la partita non è conclusa.