Corriere della Sera, 30 gennaio 2021
Perché anche Moderna è in ritardo
Per spiegare il «buco» delle forniture di Moderna, bisogna spostarsi in Svizzera, nel cantone Vallese. Qui, a Visp, sorge lo stabilimento di Lonza, centenaria multinazionale del farmaco che prende il nome dal fiume poco lontano.
Il 14 gennaio la società aveva fatto sapere di essere pronta a produrre e spedire il composto anti-Covid 19, aggiungendo, però, che il vaccino non poteva essere usato senza l’approvazione di Swissmedic, l’autorità federale di sorveglianza, l’equivalente dell’europea Ema o dell’americana Fed. «Stiamo lavorando 24 ore su 24 per consegnare le sostanze e stiamo rispettando i tempi». Evidentemente non è andata così. Qualcosa non ha funzionato come previsto nella catena di assemblaggio, tenendo conto di un altro passaggio. Lonza fornisce il liquido ai Laboratorios Farmaceuticos Rovi di Madrid, che provvede al confezionamento e al recapito ai Paesi Ue.
Quale può essere stato l’intoppo? Dall’ufficio stampa di Lonza rispondono così: «Lonza è responsabile per un solo componente della produzione del vaccino anti Covid di Moderna. Ogni domanda sulla distribuzione deve essere rivolta all’ufficio stampa di Moderna». Dagli americani, però, nessun commento.
Tuttavia alcuni fatti sono chiari. L’industria elvetica stava aspettando da diverse settimane gli ispettori di Swissmedic, che si sono presentati però almeno 10 giorni dopo il comunicato del 14 gennaio. Lo conferma al telefono da Berna Lukas Jaggi, portavoce dell’Autorità di controllo: «Abbiamo condotto l’ispezione nell’impianto di Lonza, a Visp, pochi giorni fa. Non posso entrare nei dettagli, ma voglio, invece, sottolineare come questa procedura di solito richieda tanto tempo. Con l’emergenza Covid ci stiamo muovendo con la massima rapidità e se l’ispezione darà un esito positivo, l’autorizzazione arriverà molto presto». Stando ai precedenti, il «molto presto» di Swissmedic, significa una o due settimane.
Probabilmente i dirigenti di Lonza pensavano di poter ottenere il via libera in tempi più stretti. È quindi plausibile che abbiano rallentato il flusso delle consegne, considerando che il vaccino è comunque una merce complicata da gestire. Ora è lecito immaginare che la frenata durerà ancora per una o due settimane, finché non arriverà l’autorizzazione di Swissmedic.
La tecnologia «mRna» usata da Moderna rappresenta una nuova sfida per Lonza. Il gruppo elvetico, fondato nel 1897, è considerato una solida realtà del settore, con un fatturato vicino ai 6 miliardi di euro e 15 mila dipendenti in 35 Paesi. È una «public company», quotata a Zurigo e a Singapore, con oltre 18 mila azionisti, tra cui spicca la quota più alta, (9,6%) nelle mani del fondo Usa BlackRock. L’amministratore delegato è Albert Baehny, 68 anni, manager rodato della chimica.
Tutto ciò deve aver orientato la scelta degli americani di Moderna. Nel maggio del 2020 hanno concluso un’intesa valida 10 anni con i partner svizzeri. Obiettivo: mettere sul mercato circa 300 milioni di dosi all’anno. Per il momento la capacità è ridotta a un terzo, visto che è stata assemblata una sola linea di produzione delle tre previste. Gli investimenti sono massicci: circa 70 milioni di euro per ogni impianto. Ma le risorse non mancano. Lonza ha un margine di guadagno impressionante, quasi il 31% sui ricavi. E l’amministrazione Trump ha garantito a Moderna un miliardo di dollari per la ricerca e la produzione anticipata.
Resta da capire, al netto delle lamentele, perché nessun governo e nessuna società farmaceutica della Ue abbiano pensato a stringere un’alleanza scientifico-industriale con Moderna.