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 2021  gennaio 29 Venerdì calendario

A Berlino riapre una biblioteca del 1661


La storica Bibliothek Unter den Linden, di Berlino. I lavori di restauro sono durati 15 anni e costati 470 milioni di euro
Di questi tempi, gli angeli si annoiano. Nel film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino, i due angeli, Damiel e Cassiel, cioè Bruno Ganz e Otto Sander, vanno alla Stabi, nomignolo affettuoso per la Staatsbliothek, ad ascoltare i pensieri degli esseri umani intenti alla lettura, come il brusio di un alveare. Il film è del 1987, due anni prima dell’inaspettata caduta del Muro. Il regime comunista non permise al regista di girare anche nel settore orientale. Temeva che alcune scene fossero un’allusione politica: Peter Falk, anche lui un angelo, passava da una parte all’altra del Muro. Anche i critici americani non capirono: gli europei sono pazzi, credono che il tenente Colombo sia un angelo.
Oggi, la biblioteca si ritrova all’ombra dei minigrattacieli eretti da Renzo Piano, deserta e silenziosa a causa del Covid. Dall’altra parte, è stata riaperta questa settimana la Bibliothek Unter den Linden, l’altra storica biblioteca della metropoli, che risale al 1661, dopo il lungo restauro iniziato nel 2005, l’anno in cui Angela Merkel, cresciuta nella Ddr, divenne cancelliera. Wolfang Schaüble, il presidente del Bundestag, ha pronunciato il discorso inaugurale: «Per Borges il paradiso è una biblioteca, da oggi il paradiso in terra si trova nel cuore di Berlino, sulla Unter den Linden». Umberto Eco volle parafrasare Borges: «Per me, se Dio esiste è una biblioteca». Un paradiso aperto e subito richiuso in attesa che finisca l’emergenza per il Covid.
Il restauro, riuscito alla perfezione da quel che vedo alla Tv, è costato 470 milioni di euro. Prevedo il commento: perché non riaprire le biblioteche, come i musei? Tanto ci vanno in pochi, non ci sarebbe un gran pericolo. Ma a Berlino erano affollati, e non solo da studenti. Gli angeli avranno ascoltato i pensieri di Fernanda, mia moglie, che lì è di casa per le sue ricerche. Non sono geloso, mi affido a lei per ottenere i libri che mi servono, anche testi in italiano, pubblicati oltre un secolo fa a Palermo.
«Una biblioteca è la memoria di un paese», ha detto a sua volta, Monika Grütters, ministro della cultura. Nelle biblioteche di Berlino, si ritrova la memoria d’Europa. La Bibliothek Unter den Linden, oltre 18mila metri quadrati, vasta quasi come due campi di calcio, conserva 25 milioni di libri e documenti, tra cui la partitura originale della Nona sinfonia di Beethoven e del Flauto magico di Mozart.
La Stabi fu costruita da Hans Scharoun nel 1964, La vecchia Staatsbibliothek era stata inaugurata dal Kaiser nel 1914, l’anno della Grande Guerra. «Wissen ist Macht», il sapere è potere, è il titolo della Berliner Zeitung, che annuncia la riapertura della Unter den Linden, che fu gravemente danneggiata dalle bombe. Negli Anni Sessanta, anche il regime della Ddr investì nella ricostruzione, alla sua maniera, e con pochi mezzi. I grandi lampadari vennero venduti invece di restaurarli e di rimetterli al loro posto.
Le biblioteche, ha aggiunto Schaüble, sono vitali per la democrazia, oggi in pericolo anche per lo strapotere di Facebook, di Google, o YouTube. Si censura il pensiero, ed è inaccettabile, si mette a tacere oggi Donald Trump che non ti piace, domani tocca a te: «Nell’éra digitale abbiamo bisogno di neutrali e affidabili istituzioni». L’archiviazione elettronica di un testo evita il rischio della distruzione, per una bomba o un incendio. Ma basta un clic per cambiare l’originale, per censurarlo in nome di un malinteso politically correct. Con la carta non è possibile, resta sempre una traccia della manipolazione.
La Treccani ha appena respinto con sdegno la richiesta di una giornalista dell’agenzia Reuters che chiedeva di cancellare l’espressione «lavora come un negro» o «lavorare in nero», secondo lei razziste. Una lingua è testimonianza di un tempo, e non può cambiare per decreto, o per volere di un regime, come si prevede in 1984, il romanzo di Orwell pubblicato nel 1949. Quando lo lessi a 13 anni, pensai che fosse fantascienza. Non credo che Damiel e Cassiel, gli angeli di Peter Handke (è sua la sceneggiatura del film, una ventina di pagine), oggi frequentino i social sul web. Già queste parole li farebbero inorridire.