ItaliaOggi, 28 gennaio 2021
Periscopio
Ci troviamo con il M5s una rappresentanza parlamentare composta di uomini e di donne in grandissima parte sconosciuti ai propri elettori. Sono stati eletti in un partito che merita il dileggio per il semianalfabetismo di tanti suoi membri, per la loro dabbenaggine e per la loro miseria culturale, per la penosa vanità e l’infantilismo argomentativo dei loro interventi. Ernesto Galli della Loggia. Corsera.
A me Renzi piace. Rivoluzionario nella maniera in cui combatte i sindacati. Si butta a parlare inglese anche se non lo sa bene. Nessuno prima di lui ha avuto il suo coraggio. Per me, è uno ok. Jas Gawronski, giornalista (Giancarlo Perna). Libero.
Il giornale è un microcosmo nel quale sono riprodotti tutti i tipi umani. Il direttore è in una posizione di grande privilegio per osservare quel che succede. Luciana Baldrighi, Feltri racconta Feltri. Sperling & Kupfer Editori, 1997.
Ma perché il premier Conte si sente così sicuro, quando, dimettendosi, avrebbe avuto l’occasione di giocare le sue carte con maggiore autorevolezza e soprattutto dignità? La risposta è psicologica e la si ricava da alcune conversazioni dello stesso Conte, in privato, durissimo e per nulla affabile, con i suoi interlocutori politici più vicini. Sopraffatto da un delirio d’onnipotenza che ne tratteggia il carattere ben diverso dal suo affettato aplomb televisivo, andrebbe dicendo che la sua popolarità asfalterà chiunque gli si porrà davanti, così innervosendo la base parlamentare grillina e l’intellighenzia piddina che va da Del Rio a Zanda. Luigi Bisignani, il Tempo.
In omaggio al principio per cui gli impresentabili sono tali solo quando si presentano con gli avversari, il custode della purezza grillina Di Battista ha benedetto l’ingresso in maggioranza di Ciampolillo e della ex assistente di Berlusconi perché «un governo senza Renzi val bene una messa». È la logica con cui da trent’anni il centrosinistra più litigioso del mondo rimane insieme non per realizzare un obiettivo (tutelare il lavoro, magari), ma per fermare il Mostro del momento, la cui pericolosità viene spesso enfatizzata per mascherare l’assenza di altre ragioni. Massimo Gramellini. Corsera.
In un brano di un recente libro di Emanuele Macaluso («Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo», Feltrinelli) si spiega che, nella sinistra postcomunista, la questione morale posta da Enrico Berlinguer finì con l’intrecciarsi, disastrosamente, con il giustizialismo. C’è un passaggio brusco e splendidamente esaustivo: «Il ruolo assegnato da tutti i dirigenti del Pds/Ds/Ulivo/Pd a un politicante come Antonio Di Pietro, al suo partito personale e clientelare, è stato solo un segnale della deriva del centrosinistra al governo e all’opposizione». Ricordo quando nel 1997 l’ex giustiziere di Mani pulite si candidò al Senato nel Mugello, e Giuliano Ferrara ne raccolse la sfida, per ragioni così profondamente politiche che naturalmente il centrosinistra le scansò. Il risultato paradossale è che l’ex comunista Ferrara fu sostenuto da Berlusconi, e Di Pietro (una specie di caricatura delle destra illiberale, sbrigativa, sempliciotta, violenta) dall’Ulivo. Mattia Feltri. Huffington Post.
Un personaggione, questo Bruno Tabacci che sta cercando volenterosi per conto di Conte Molti attuali cronisti politici andavano alle elementari mentre lui sceglieva la corrente di sinistra della dicì: prima accanto a Giovanni Marcora, poi a Giovanni Goria. Di entrambi guidò l’ufficio studi nei ministeri economici di cui erano titolari. Lo notò quel fuoriclasse di Ciriaco De Mita, che lo volle governatore della Lombardia a soli 41 anni, nel 1987. Poi vari consigli di amministrazione, e parlamentare per quattro legislature, perlopiù con l’Udc; assessore a Milano negli anni di Pisapia; quindi entra, ufficiosamente, in orbita Pd; un giorno getta un salvagente ai radicali di Emma Bonino e il suo nome diventa, per ore, di tendenza su Twitter. In Transatlantico, a Montecitorio, diventa però leggenda assoluta («Hai capito? L’integerrimo Bruno è anche un bel mandrillo») quando la stampa rosa scopre che un’affascinante immobiliarista romana, sua ex fiamma, aveva celato al Fisco 1.243 appartamenti per un’evasione stimata di 2 miliardi.Lui: «La signora era una bella donna e io non ero il suo commercialista».Un gigante. Fabrizio Roncone. Corsera.
Volendo generalizzare, quello che manca a tutti noi è il sistema dei partiti, cioè l’idea che la democrazia non è «votare»: quella è una stupidaggine. La democrazia, come diceva quel tipo di nome Giorgio Gaber, è partecipazione. Fabrizio Rondolino, scrittore autore de Nostro Pci (Susanna Turco). l’Espresso.
Quando ero giovane venivo più sedotto. Ma non parlo mai di donne: detesto gli uomini che lo fanno, anche se sono semplici apprezzamenti. Lo trovo così di cattivo gusto. Adriano Panatta, tennista (Gaia Piccardi), Corsera.
Ci si informava, fino a poco tempo fa, reciprocamente, nel mio condominio milanese, della salute di figli nipoti e perfino del cane Ora che un’anziana coinquilina del settimo piano è stata ricoverata per Covid si striscia contro il muro per evitarsi. La portinaia, nel frattempo, sparisce. Aveva detto che lunedì arrivava appena un po’ in ritardo, alle nove. Più vista. Strano, è una ragazza simpatica e loquace, non aveva detto che andava in ferie. L’inquietudine nel palazzo cresce. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire
L’Harry’s bar fattura 7,8 milioni l’anno. È andato in fumo l’85 per cento. Dal governo sono arrivati a dicembre 100.000 euro per compensare in parte le perdite del 2020 rispetto al 2019. Gli 80 dipendenti sono tutti in cassa integrazione. Non so quanti posti di lavoro potrò salvare. Pago l’affitto anche se il locale è chiuso. I muri sono degli eredi di Edgardo Morpurgo, presidente delle Generali, che li ricevette come liquidazione. Prima di noi c’era un magazzino di cordami. Fu mia madre a trovare questo posto. Spezzò una maledizione: quelli che aprivano bottega in calle Vallaresso fallivano tutti. Arrigo Cipriani (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
I francesi, è inutile nascondercelo, continuano a credere che i Prussiani siano dei mercenari tedeschi: Per loro restano i Cavalieri teutonici, gli Ulani della guerra del 1870, che tagliavano i seni alle donne francesi per impedire loro di allattare, i ladri di orologi, la grande Bertha, che era il supercannone tedesco, un’arma vissuta come terribile, un’atomica prima dell’atomica. Brigitte Sauzay: “Le vertige Allemand”, Olivier Orban. 1985.
Non ho mai mandato un mazzo di fiori a mia moglie per non insospettirla. Roberto Gervaso.