ItaliaOggi, 27 gennaio 2021
Robot per curare i malati di Covid
Nel bel mezzo della pandemia c’è chi pianifica un lancio di massa di robot umanoidi. Ma le due cose sono correlate, perché i creatori di Sophia, l’automa presentato nel 2016 dalla Hanson Robotics di Honk Kong, avrà come primo compito quello di prendersi cura dei malati di Covid e l’obiettivo dell’azienda tech è di riuscire nei prossimi mesi a produrre queste macchine dalle sembianze umane in serie. La pandemia ha quindi aperto nuove opportunità per l’industria della robotica: Sophia può fare compagnia dando stimoli di socialità, ma anche fornire terapie e stabilire un contatto in situazioni difficili, senza bisogno della mascherina o il rischio di contagio.«In un mondo alle prese con il Covid-19 c’è sempre più bisogno di automazione per mantenere le persone al sicuro», ha spiegato all’agenzia Reuters l’amministratore delegato dell’impresa, David Hanson. La sanità è dunque il primo campo dove la robotica potrebbe fare il suo ingresso in maniera strutturale e importante secondo il giudizio dell’imprenditore, ma dall’assistenza ai malati o agli anziani, poi, il passo verso altri settori sarebbe breve: dalla vendita al dettaglio ai trasporti le soluzioni robotiche potrebbero conoscere un rapido sviluppo.
«I robot Sophia sono unici per essere così simili agli umani», ha aggiunto Hanson «Questo può essere molto utile in questi tempi in cui le persone sono terribilmente sole e socialmente isolate». L’obiettivo è di vendere migliaia di robot nel 2021, ma di numeri esatti la società non ne ha forniti. Sophia, dalle sembianze femminili, dovrebbe essere la prima soluzione di questo tipo ad essere proposta sul mercato, ma ci sono altri tre modelli in rampa di lancio tra cui Grace, sviluppato proprio per il settore sanitario. L’aspetto e le dimensioni sono del tutto simili a quelle umane, il volto è espressivo e ricoperto da una pelle artificiale brevettata, il cui colore è personalizzabile, così come i tratti somatici. Il movimento della bocca, del viso e più in generale di tutto il corpo è sincronizzato con l’emissione vocale.
Siamo davanti a una tecnologia ancora giovane, le cui applicazioni quotidiane sono una strada tutta da esplorare; ma il Coronavirus potrebbe giocare un ruolo chiave nell’accelerazione delle relazioni tra umani e robot. Ne è convinto il professore Johan Hoorn dell’università Politecnica di Hong Kong, che ha studiato il fenomeno e ha approfondito l’operatività di Sophia. «Posso dedurre che la pandemia ci aiuterà effettivamente a far arrivare i robot prima sul mercato», ha evidenziato lo scienziato, «perché le persone iniziano a rendersi conto che non c’è un’alternativa».