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 2021  gennaio 27 Mercoledì calendario

Periscopio

Sanremo deve svolgersi solo senza pandemia altrimenti sarà come un lutto. Prego perché il Festival si svolga più tardi ma solo a certe condizioni. Morgan, musicista (Luca Piras). Huffington Post.
Nella mia materia una delle cose che suscitano più attenzione è l’assonanza con i temi del presente. Quando racconto delle riforme che si cercava di fare in Francia nel XV secolo, con la proposta di riduzione dei funzionari pubblici, tutti pensano all’oggi e dunque si mettono a ridere. Alessandro Barbero (Roberta Scorranese). Corsera.

Il Rinascimento al suo sorgere è un evento esclusivamente europeo e cattolico; ha la sua origine in Italia e sviluppi particolari dovunque. È considerato come il principio dell’Era moderna, della quale è preparazione. Giuseppe Prezzolini, L’Italia finisce. Rusconi libri, 1994.

La scuola italiana, dalla cosiddetta rivoluzione del ’68, non ha più goduto di buona salute. È stata vittima del sindacalismo invasivo, della miope arrendevolezza democristiana, dell’avvilimento della meritocrazia, dell’umiliazione dei docenti e dell’insidia delle teorie pedagogiste più stravaganti e, più in generale dell’abbandono di quel minimo di serietà e di autorevolezza senza le quali non c’è educazione, né cultura. Carlo Nordio, il Messaggero.

Abbiamo da tre anni come presidente del consiglio (caso mai verificatosi a memoria d’uomo in alcun regime democratico) un signor nessuno mai presentatosi in alcuna competizione elettorale, privo di qualunque immagine pubblica precedente, estraneo a qualunque affiliazione che potesse farne indovinare le idee e i valori. E come l’esperienza ha poi dimostrato, proprio perciò disposto a essere qualsiasi cosa, ad abbracciare qualunque punto di vista, a presiedere coalizioni di governo e a promuovere leggi le une l’opposto delle altre. Ernesto Galli della Loggia. Corsera.

La nuova maschera politica si chiama Lello Ciampolillo, il senatore espulso dai Cinquestelle per dissidi ideologici (non pagava la quote) quello che voleva combattere il batterio della Xylella con il sapone e il Covid senza il vaccino, l’erede della stirpe degli Scilipoti, dei Razzi e ormai, possiamo dirlo, dei Ciampolilli. Massimo Gramellini. Corsera.

Sono stato vicino a Montanelli nel periodo in cui, specialmente al Corriere, bastava pronunciare il suo nome per essere bollati come fascisti. In via Solferino c’erano i commissari del popolo, nessuno come lui se ne può ricordare. Caro Indro, molte di quelle persone sono ancora lì. E sono quelle che oggi ti festeggiano. Luciana Baldrighi, Feltri racconta Feltri. Sperling & Kupfer Editori, 1997.

Insegnai in Italia negli anni della contestazione. Ricordo che quando spiegavo l’ulcera duodenale almeno uno si alzava in piedi dicendo che erano malattie causate dal capitalismo. Però, sotto sotto, io stavo dalla parte di quegli studenti. Il mio ambiente, quello aristocratico, non sempre è stato tenero con me. Pensi che anche quando ero diventato abbastanza noto come chirurgo, i parenti mi affidavano conoscenti da operare, ma se erano loro ad aver bisogno di un intervento mi chiamavano e chiedevano: «Conosci uno bravo?». Luigi Rainero Fassati, transplantologo. (Roberta Scorranese). Corsera.

Dall’Harris bar, un baretto in calle Vallaresso, a due passi da piazza San Marco, a Venezia, appena 35 metri quadrati con il soffitto alto 2 e mezzo, notificato al ministero dei Beni culturali come monumento d’interesse nazionale, è nato un impero che dà lavoro a 4 mila persone e comprende 21 locali, da New York a Città del Messico, da Los Angeles a Londra, da Riyadh a Hong Kong, con quattro sale per banchetti da 1.500 posti ciascuna nella sola Manhattan, e un pastificio Cipriani fondato da Arrigo nel 1985. Stefano Lorenzetto. L’Arena.

Mi sono scoperto il bernoccolo del vignettista a scuola. Andavo dai preti, al San Giuseppe di Roma. Facevo sulla lavagna la caricatura del professore, giusto prima che arrivasse. Quello, appena entrato, diceva immancabilmente: «Forattini, cancella e esci di classe. Zero in condotta». Giorgio Forattini, vignettista politico (Giancarlo Perna). Libero.

Non è bello quando scopri che la donna che ami, la tua musa, si è messa con uno dei tuoi migliori amici... proprio quello con cui mi confidavo quando lei era partita per New York... Andai a trovarla e scoprii che si era innamorata, ma non di me. Si sono pure sposati. Poi però si sono lasciati. Cesare Cremonini, cantante (Aldo Cazzullo). Corsera.

Nel valore imprescindibile dell’esperienza, si cela la magia della scrittura di Eugenio Corti, poetica proprio perché concretissima, spalancata sulla realtà, tesa a captarne e gustarne ogni dettaglio. Un esempio tra i tanti possibili: la gioia di tornare a casa sano e salvo dal «mattatoio» sul Don, durante la terribile anabasi dell’esercito italiano dalla Russia, non viene mai resa tramite concetti astratti o pensieri slegati dal contesto, ma si traduce sempre in immagini concrete: brandine da smontare, problemi da risolvere, volti stanchi e irrigiditi dal freddo da trascinare faticosamente verso la salvezza. L’annuncio del bene (come anche del male) viene sempre, per Corti, da una conoscenza sensoriale del mondo: il dolce picchiettare della pioggia sul telone dell’autocarro prelude alla possibilità di rivedere le persone care, coincide con la dolce musica della vita. Silvia Guidi. Osservatore romano.

Le case russe condensano un tal potere di inconcludenza, così infantile, sciatta, ipnotica, che ogni volontà ne è disarmata. Senza orari si mangia e si beve a ciclo continuo, da piattini e tazze, a miriadi e spaiati; vodka, gatti piscioni, quasi parlanti; minestre di cavolo rosso; televisori in forme da noi scomparse da circa trent’anni e che nessuno poi guarda; aglio; macchie di una sporcizia non ricercata, né evitata; libri ovunque, polvere; in giro senza scarpe; fumo; e la lingua russa, immensa, scaltra, tanto femmina che soltanto un bugiardo adulto riesce a parlarla. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.

Un tumore al pancreas si porta via Dino Buzzati in poco tempo, all’inizio del 1972. Troppo presto, forse. Ma almeno non avrà vissuto come il suo tenentino, che invecchia alla Fortezza Bastiani aspettando la battaglia che gli permetta di mettere in mostra il suo valore. E lascerà noi, che ormai abbiamo l’età di Drogo a fine carriera, alle prese con una casa-fortezza, e questo nemico nascosto nel buio, che non si decide ad attaccare, anche se sappiamo che è lì che ci aspetta. E intanto la vita si consuma. Maurizio Pilotti. Libertà.

Lascerò mia moglie vedova solo quando se lo meriterà. Roberto Gervaso.