la Repubblica, 27 gennaio 2021
Il revisionismo felino
Spettabili censori della Disney, ho molto apprezzato la decisione di vietare gli Aristogatti (e Dumbo, e quel razzista di Peter Pan) ai minori di sette anni, consentendolo ai maggiori solo dopo lettura di un apposito predicozzo. Un mio amico sostiene che riscrivere il proprio passato per desertificarlo dai pregiudizi sia pericoloso. Come togliere i difetti dalla biografia di un santo: senza ostacoli che la forgino, la bontà diventa una noia. Questa almeno è l’opinione del mio amico, un tipo all’antica. Mentre io sposo entusiasticamente il vostro revisionismo felino che, dopo avere epurato i malefici siamesi di Lilli e il Vagabondo, ha deciso finalmente di concentrarsi su Shun Gon, il micio con gli occhi a mandorla che negli Aristogatti suona il piano con le bacchette: una sfilza di stereotipi di cui a sette anni colpevolmente non mi accorsi (lo confesso, Shun Gon mi era addirittura simpatico), ma che offendono la comunità orientale e tutti i consumatori di cibo asiatico da asporto.
Affinché però non si dica che nella vostra infaticabile opera di revisionismo esistono mici e miciastri, mi permetto di segnalare che il protagonista della versione italiana del film si chiama Romeo «er mejo der Colosseo», un gatto latin lover e perdigiorno che parla in romanesco e sembra disegnato da un premier olandese. Si tratta di una caratterizzazione inaccettabile che insulta un intero popolo e la sua classe dirigente, che invece proprio in queste ore sta dando prova di grande serietà. Miao.