la Repubblica, 27 gennaio 2021
Sull’eterna querelle Milano-Roma
Anche se non è facile rimettere in fila, uno per uno, i tasselli della complicata vicenda, pare che l’erronea classificazione della Lombardia come zona rossa sia stata causata da un difetto/ritardo nella comunicazione dei dati da parte del Pirellone. In attesa che le nuove tinture europee, che comprendono anche il profondo rosso e faranno felice Dario Argento, arrivino a complicare ulteriormente la mappatura del contagio, la faccenda sarebbe archiviabile come un deplorevole errore (uno dei tanti commessi, un po’ ovunque, nella lunga emergenza sanitaria).
Non fosse che il presidente Fontana, forse male informato dai suoi tecnici, l’aveva denunciata, più o meno, come l’ennesimo oltraggio di Roma contro l’operoso Nord.
Scatenando il classico putiferio. Salvo poi buttare acqua sul fuoco, da lui stesso attizzato, giungendo alla conclusione – non so se lombarda, certo molto italiana – che “non è colpa di nessuno”.
La querelle Milano-Roma è vecchia come il cucco. Fa parte, volendo, del folklore nazionale. Le parti in commedia sono ben definite: capitale economica contro capitale politica. Efficienza settentrionale contro burocrazia capitolina. Solidità del lavoro contro teatrino della politica. Il muratore che si sveglia all’alba, l’usciere che dorme al ministero. Sono luoghi comuni, si sa, ma nei bar funzionano a meraviglia, e non escludo di avere preso parte anche io, da romano naturalizzato milanese, al gustoso siparietto. A Fontana va riconosciuto di avere totalmente scompigliato il copione: il Nord impreciso e torpido viene corretto dalla Roma ministeriale. Il classico colpo di scena.