Corriere della Sera, 26 gennaio 2021
Il caso Palamara in un libro-intevista di Sallusti
«La magistratura segue le stesse logiche della politica, a volte addirittura le anticipa». Lo afferma Luca Palamara ed è l’architrave del libro-intervista realizzato dal direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Un colloquio, racconta l’autore, «durato giorni, in un luogo della Versilia lontano da occhi indiscreti, interrotto solo da qualche passeggiata nei boschi». Così è nato Il Sistema, la versione di Palamara.
L’ex toga ora è considerato il «bad boy» della magistratura italiana: espulso dall’Associazione nazionale, dopo averla guidata quando aveva 39 anni, «il presidente più giovane e più longevo della storia» e radiato dalla magistratura al termine, sostiene Sallusti, «del processo più rapido e sommario mai fatto dalla commissione disciplinare del Csm a un collega». Ma c’è stato un periodo, lungo, in cui Palamara è stato influente, dentro e fuori dalla magistratura, ed proprio su questo «prima» che si concentra il volume.
L’analisi
In Italia la magistratura segue le stesse logiche della politica, a volte addirittura le anticipa
Nell’aprile dell’anno scorso, molti lo ricorderanno, il magistrato romano, ai tempi membro del Csm, finisce al centro di uno scandalo fragoroso: le intercettazioni, attraverso un trojan inserito nel suo telefonino, restituiscono la trama di quello che passerà alle cronache come il «metodo Palamara»: spregiudicate commistioni tra magistrati e politica, accordi per la spartizione nelle nomine – dove per fare carriera conta l’appartenenza alle correnti e non il merito – pressioni e sgambetti. Un quadro che porterà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a parlare di «grave sconcerto» per la «modestia etica». «Sono consapevole di aver creato un sistema che per anni ha inciso sul mondo della magistratura e di conseguenza sulle dinamiche politiche e sociali del Paese – racconta Palamara a Sallusti —. Non rinnego ciò che ho fatto, dico solo che tutti quelli – colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni, molti dei quali ancora al loro posto – che hanno partecipato con me a tessere questa tela erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo».
L’accusa
Colleghi, leader politici e uomini delle istituzioni hanno partecipato con me a tessere questa tela
Quella del magistrato (ora radiato) è – per restare in tema – una vasta «chiamata di correo» per chi, sostiene, ha «partecipato» assieme a lui senza pagarne le conseguenze. L’episodio più noto – la riunione notturna nel maggio del 2019 all’«Hotel Champagne» per decidere il nome del procuratore capo di Roma a cui è presente anche il deputato del Pd Luca Lotti, già uomo forte di Matteo Renzi, e che da quella stessa Procura è indagato – è anche il capitolo conclusivo del «sistema Palamara». Per il libro di Sallusti, invece, quel vertice al riparo da occhi indiscreti (ma non dall’«orecchio» del trojan) è solo l’inizio per poi procedere a ritroso nel racconto dell’ascesa di quel giovane pm di origine calabrese, figlio di un magistrato importante, che dalla Procura di Reggio Calabria si fa strada tra le correnti della toghe fino ad arrivare ai vertici, dove favorire o stoppare carriere o, per esempio, decidere con il suo pacchetto di voti l’elezione del vicepresidente del Csm, l’ex parlamentare pd David Ermini. Nel volume Palamara racconta di una cena in cui, presenti lo stesso Ermini e Luca Lotti, si «fanno e si rifanno i conti» per essere sicuri di avere i consensi necessari.
Nel suo ruolo di presidente dell’Anm l’ex magistrato ha incrociato molte delle vicende più roventi, tra politica e giustizia, degli ultimi vent’anni, dalle inchieste su Berlusconi fino a quelle su Salvini e gli sbarchi dei migranti. Ogni episodio, lontano o recente, viene ora letto da Palamara, che si definisce «un cattolico moderato», in una chiave tutta politica dove, più del merito, conta lo schieramento. Per lui, quindi, è l’«egemonia» ventennale esercitata della «sinistra giudiziaria» nel «Sistema» il vero motivo per cui le inchieste su chi non è di sinistra fanno sempre più strada delle altre.