la Repubblica, 25 gennaio 2021
Intervista a Memo Remigi
«Maestro di golf o cantante? Anche quella volta ha deciso Lucia». Memo Remigi fa una pausa. Parla della moglie, Lucia Russo, scomparsa il 12 gennaio, con tenerezza infinita. «Il nostro cagnolino, che ha quattordici anni, non è più entrato nella sua stanza, sta sempre qui con me. Mi è rimasto lui, usciamo, mi fa una grande compagnia». Remigi l’aveva salutata su Facebook così: “Lei ha raggiunto un magnifico posto, per una lunga e meritata vacanza e, se non dovesse ritornare presto, vorrà dire che prima o poi la raggiungerò anch’io, in quanto per adesso ho ancora molte cose da fare”. Cinquantacinque anni di carriera, una vita da film: Emidio Remigi detto Memo, giovanotto della Como bene, golfista promettente, diventa cantante (da Innamorati a Milano a Io ti darò di più ), autore, conduttore tv. Da tre anni è una presenza irresistibile a Propaganda Live su La7, complice di Zoro, «perché» dice sorridendo «nella vita succedono cose strane».Cosa, per esempio?«Ci siamo ritrovati tra pazzi. Diego Bianchi ha tirato fuori la follia che era in me, sembro serio ma ho un gran senso dell’ironia. Il rapporto con Propaganda è nato tre anni fa. Non so in quale occasione il Movimento 5 stelle avesse scelto Finché la barca va di Orietta Berti. Per controbattere mi chiamarono: volevano che diventassi il loro rappresentante con Innamorati a Milano ».In giacca e cravatta.«Certo. Sono geniali, anche se politicamente non la penso come loro. Ero per l’Unione di Centro. Sempre stato al Centro, un moderato. Diego e gli altri hanno trovato un compagnone: è la mia seconda giovinezza. Mi diverto in modo intelligente, nello spettacolo non sanno più cosa inventare. Regna la stupidità».Quando ha deciso di fare il cantante?«Quando ho conosciuto Lucia. Mi ha chiesto: “Cosa vuoi fare da grande?”. Le ho risposto: “Vorrei fare l’artista”. Mi ha sorriso: “Va bene, allora facciamo l’artista”. Lei è stata fondamentale per me. Ero uscito col diploma da ragioniere dal collegio, papà era il classico imprenditore brianzolo, ero destinato a fare il direttore del suo stabilimento. Il mio sogno non era quello di occuparmi di filati».Quindi con Lucia si è sentito libero di scegliere.«Certo. Giocavo a golf, sarei potuto diventare maestro. Ma grazie a lei ho seguito la mia passione, siamo andati a vivere insieme, avevamo la stessa età. È stata una compagna di vita incredibile, moglie – ci siamo sposati nel 1966 – e anche madre. Negli ultimi anni, quando diceva: “Questo non farlo”, era quasi un consiglio materno. Sempre insieme, sempre... Con qualche “scivolata d’ala” anche pesantina».Scivolate che hanno lasciato il segno?«Beh quella con Barbara “D’Urto”, insomma, la D’Urso, sì. Era una ragazzina che arrivava dal Sud a Milano, aveva 19 anni, siamo stati quattro anni insieme, il suo primo amore. Quando lo racconta dice sempre “Memo era molto molto più anziano di me": insomma, avevo 39 anni...Detto così sembro Babbo Natale».E Lucia?«Mi buttò fuori di casa, che doveva fare? Ero il classico coglioncione in giro con la ragazza. Ormai non mi ricordo più come si fa».Come sono stati gli inizi nello spettacolo?«Avevo velleità artistiche ma nessun contratto. Per pagarci le vacanze, con Lucia l’estate stavamo in pensione: bagni, cene e la sera andavamo al locale dove mi esibivo.Cantavo e facevo ballare la gente con i successi di Peppino di Capri e Gino Paoli. Mi scoprì Giovanni D’Anzi.Sono “un orecchiante”, suono a orecchio. Facevo tutto: presentavo le sfilate di moda e cantavo»."Innamorati a Milano” diventò la sigla di Telemilano 58, la futura Canale 5.«Silvio Berlusconi era innamorato di questa canzone. L’ho riavvicinato quando Lucia ha lavorato nella sede di Forza Italia per quattordici anni. Insieme a una signora del Pd a Roma aprì una casa per le detenute madri. Due donne unite al di là delle ideologie politiche: un nostro amico, che faceva il mobiliere a Roma, offrì i mobili».Musica, tv, teatro e cinema. Non voleva scegliere?«Sono stato quattro volte a Sanremo. Non appartenevo alla schiera dei cantanti che miravano al successo discografico.Pensavo: “Se poi non imbrocchi il secondo disco, rimani al palo”. Ho diversificato; cantante, autore conduttore, da Fantastico a Unomattina, tanti programmi. Ho recitato nel film Se mi vuoi bene di Fausto Brizzi».Non dice niente di Topo Gigio?«Se lo ricorda? Eravamo insieme nel programma L’inquilino del piano di sotto.Cantavo Che tipo di Topo ».Le canzoni a cui è più legato?«Sono fiero di Io ti darò di più, che arrivò a Sanremo con Orietta Berti e Ornella Vanoni. Ma ce ne sono tante altre belle».Di chi era amico?«Di Bruno Lauzi. Era ironico, divertente, sempre. Pensi che aveva il Parkinson, e faceva battute sulla malattia: “Sai Memo, ho trovato il mio posto: le isole Tremiti”.Oppure scherzava: “Col vino è un disastro, è più quello che verso di quello che bevo”.Sono stato anche molto amico di Fred Bongusto. Adoravo Tony Dallara».Che pensa del Festival di Sanremo?«È diventato un grande spettacolo di varietà. Le canzoni che ancora canticchiamo sono nate nei festival di tanti anni fa. Pier Quinto Cariaggi, marito di Lara Saint Paul, portava Paul Anka. Gli stranieri venivano a Sanremo, proponevano i successi nel loro paese.Non è più il festival della canzone italiana.Per mantenere la tradizione, facciamo ancora successi per il popolo, non per i ragazzini, i social, i rapper che scrivono cose incantabili. Non per essere nostalgico».Un po’ lo è. Come si definirebbe?«Un romantico».