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 2021  gennaio 25 Lunedì calendario

La Turchia resta senz’acqua. «Colpa delle dighe»

A metà dicembre le cose andavano così male che, sollecitati dal governo, decine di imam nelle moschee del Paese hanno chiesto ai fedeli di pregare per la pioggia. A metà gennaio è stato il presidente Erdogan a rivolgersi direttamente ai cittadini: risparmiate l’acqua perché stiamo affrontando una siccità che si verifica “una volta ogni 100 anni”. Il 2021 per la Turchia è cominciato con una crisi idrica che ha messo in allarme gli amministratori locali e che le piogge e la neve dell’ultima settimana hanno solo in parte alleviato. Quindici giorni fa Istanbul, che è una metropoli da più di 15 milioni di abitanti, aveva riserve per soli 45 giorni, le dighe che danno acqua alla città erano piene al 19%.
Ieri la Istanbul Water and Sewerage Administration ha aggiornato i dati, ora il livello è al 32%, grazie alle nevicate e alle piogge degli ultimi giorni. Ma i problemi restano: il 4 gennaio del 2020, per dire, era al 39,02%, nello stesso periodo del 2019 all’83,25%. I bacini che riforniscono la città hanno una capacità di accumulare 868,6 milioni di metri cubi di acqua, attualmente la cifra si aggira intorno ai 166 milioni. Istanbul non è sola a far fronte a questo problema, Ankara, Bursa, Smirne, molte zone agricole dell’Anatolia sono nella stessa situazione.
Erdogan rivendica le opere realizzate nei suoi 18 anni di governo «600 dighe, 590 centrali idroelettriche, 262 impianti di acqua potabile e molti altri lavori» che hanno portato «la nostra capacità idrica al livello più alto in quasi tutte le regioni», sostenendo la crescita economica turca, ma le sue politiche sono contestate da esperti e ambientalisti. «Dalla fine degli anni ’80 la Turchia ha dovuto affrontare periodi di siccità ogni 4-7 anni come risultato del cambiamento climatico globale, ma una grande responsabilità ce l’ha la nostra mancanza di adattamento», ci dice Akgun Ilhan, esperta di gestione dell’acqua e analista dell’Istanbul Policy Center.
La Turchia è l’unico Paese del G20 a non aver ratificato gli accordi sul clima, il tema è fuori dall’agenda del governo, anche se negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità ambientale. «La costruzione di centinaia di dighe e centrali idroelettriche è una delle principali cause della crisi idrica: danneggiano il ciclo naturale dell’acqua, già interrotto dai cambiamenti climatici. Bisogna ridurre la domanda e migliorare l’efficienza del sistema», dice Ilhan. In tutta la Turchia si perde in media «il 43% dell’acqua pubblica a causa di infrastrutture vecchie e inefficienti. Dobbiamo cambiare il modo in cui affrontiamo il cambiamento climatico».