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 2021  gennaio 24 Domenica calendario

Usa-Russia, la pace è questione di fiducia

Nel marzo del 1992 le due maggiori potenze mondiali (gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica) approvarono con altri Stati il «Trattato sui cieli aperti» (in inglese Open Skies): un patto con cui ogni suo firmatario si impegnava a permettere che il proprio cielo venisse liberamente perlustrato dagli aerei dei Paesi che erano pronti ad assumere uno stesso impegno. Durante la Guerra fredda quell’impegno rendeva più difficile ad ogni malintenzionato di predisporre una operazione di sorpresa e creava un clima molto più conciliante di quello che aveva caratterizzato il rapporto fra i due schieramenti nei momenti più caldi della loro continua ostilità, dal blocco di Berlino nel 1948 alla guerra del Vietnam, dalla costruzione del Muro nel 1961 all’invasione sovietica dell’Afghanistan nel dicembre del 1979. 
Il trattato dei cieli aperti non è il solo esempio di buon senso internazionale. Nel maggio del 1972 il presidente degli Stati Uniti e il segretario generale del Partito comunista sovietico (erano Richard Nixon e Leonid Brezhnev) avevano deciso di limitare il numero dei missili anti-balistici di cui ciascuno avrebbe potuto disporre. Si voleva evitare in questo modo che una delle maggiori potenze, dopo avere protetto tutto il suo territorio con una massa di scudi antimissilistici, approfittasse della propria sicurezza per scatenare sull’avversario una micidiale tempesta di fuoco. Chi vuole davvero la pace deve offrire il petto alla spada del suo potenziale nemico (pretendendo naturalmente che faccia altrettanto). 
Fino a quando una tale regola fu rispettata, quella che venne chiamata «Guerra fredda» fu in realtà un’era di pace. 
Ma oggi la situazione è alquanto diversa. Nel dicembre del 2001 il presidente americano George W. Bush ha denunciato l’accordo sui missili antimissili. Più recentemente Donald Trump ha annullato un accordo firmato nel 1987 da un suo predecessore (Ronald Reagan) con il leader sovietico Mikhail Gorbaciov, per abolire le forze nucleari di medio raggio (Intermediate Range Nuclear Forces Treaty). Scompare in questi giorni il Trattato sui cieli aperti, da cui sta uscendo ormai inevitabilmente anche la Russia; e fra qualche settimana sapremo quale sorte le grandi potenze stiano riservando a un altro pilastro della Guerra fredda: lo Start, Strategic Arms Reduction Treaty (Trattato per la riduzione delle armi strategiche, vale a dire nucleari). 
Se poteste interpellare i leader di questi Paesi o i loro ministri degli Esteri sui motivi delle loro decisioni, ciascuno di essi vi risponderebbe che la colpa beninteso è dell’«altro», che è necessario aggiornare il proprio apparato militare o, come l’ex presidente Trump nel caso dei «cieli aperti», che gli aerei stranieri sono altrettante spie. Non vi diranno invece, più semplicemente, che stanno dando soddisfazione alle lobby delle loro industrie militari o, come le definì il generale Dwight D. Eisenhower quando andò a riposo, del cosiddetto «complesso militare-industriale».