Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  gennaio 24 Domenica calendario

Intervista alla designer tessile Nathalie Farman-Farma

Décors Barbares è l’azienda tessile e studio di design di Nathalie Farman-Farma, specializzata in tessuti ispirati alla storia decorativa dell’Iran, della Russia e dell’Asia centrale. In precedenza, Nathalie aveva lavorato a New York come editore associato per The New Yorker e produttore culturale per il Charlie Rose Show.
Nathalie, come ha iniziato con il New Yorker ?
«Ho studiato greco e latino alla Brown University e poi all’EHESS (L’École des hautes études en sciences sociales). Volevo entrare in contatto con il mondo letterario, che amo, ma lo facevo in modo passivo».
Poi ha assistito l’ex conduttore di talk show Charlie Rose, all’epoca l’intervistatore più famoso del mondo...
«Facevo parte della produzione come redattore. Sognavo di scrivere recensioni per la New York Review of Books. Ora sono molto più felice. La soddisfazione intellettuale è la stessa e ho meno ansia. Faccio quello che voglio e mi piace lavorare da sola più che trovarmi in un’atmosfera competitiva».
Come mai si è trasferita in Inghilterra e ha cambiato vita?
«Ero disillusa. Al New Yorker non c’era tempo per il tutoraggio delle donne. Sebbene avessi un buon rapporto con Charlie Rose, non sono mai stata presa sul serio nel mio lavoro. Mi sentivo insoddisfatta. Quando mi sono sposata ho preso una pausa, ho pensato che avrei realizzato tessuti che non esistevano. Ero pronta per un nuovo progetto. I miei figli erano ancora piccoli».
Ha iniziato arredando la casa di famiglia?
«Quello fu il catalizzatore. Sposandomi con Amir, che è iraniano, mi sono trovata immersa in una cultura che non conoscevo e l’ho trovato eccitante. Ho iniziato a imparare il farsi. Mi interessavo a tutti i tipi di arte iraniana. Volevo creare una casa che fosse sia orientale che occidentale, che rispecchiasse entrambi e che fosse una casa per i miei figli».
Il designer David Netto dice nell’introduzione al suo libro "Décors Barbares: The Enchanting Interiors of Nathalie Farman-Farma" che a Parigi fu attratta dal lavoro della rivoluzionaria arredatrice Madeleine Castaing, e che si interessava ai Balletti russi, specie a Léon Bakst, scenografo e costumista. Perché?
«Madame Castaing aveva interessi letterari. Il suo è stato un revival nostalgico, e forse ci aspetta un altro periodo così. Il suo negozio era diverso da qualsiasi altro. Le cose erano in vendita e non in vendita. L’ho trovato magico e surreale. Dopo il matrimonio ho iniziato a notare come i temi orientali venivano trattati dai Balletti russi, fonte di ispirazione anche per i costumi. Hanno questa forma di orientalismo che è molto diversa da quella dell’Europa occidentale. Sentono che è un continuum tra le culture asiatiche e la loro, e poi c’è la cultura francese che ammirano così tanto, e le mescolano in modo interessante».
Ha preso la cultura persiana, quella russa e parigina e le ha mescolate con il suo background americano. È questa la chiave di Décors Barbares?
«Amo le cose che non sono attribuibili a un’unica cultura, è qualcosa che ha a che fare con i confini. Non voglio che qualcosa assomigli a un tessuto russo o a un tessuto inglese. Voglio che sia come una spezia che si combina con altri ingredienti, un elemento che rende le cose difficili da identificare o disturba gli schemi».
Alla gente piacciono i tessuti?
«Sono scioccata dal fatto che non ci sia una sola persona a cui non piacciono. È un materiale fondamentale della vita umana, una delle più antiche forme d’arte. Insieme alla poesia e alla ceramica».
Chi li acquista?
«Lavoro con più della metà dei cento migliori arredatori d’interni. Non cerco di imporre il mio stile in casa di altri».
Si usa ancora tappezzare le pareti di stoffa?
«Sì, ma è costoso. Manca la manodopera. Oggi a New York è una lotta per trovare un bravo artigiano e c’è una lunga lista d’attesa. Non è per tutti».
La sua combinazione di elementi risulta attraente per i Paesi di origine?
«Sono popolarissima a Mashhad. Mi vengono le lacrime agli occhi se penso a come renda orgogliosi gli iraniani che qualcuno valorizzi il loro Paese e i loro tessuti».
Cosa si chiede oggi agli arredatori?
«Su Internet si trovano tutti gli stili. Spesso questa nuova cacofonia crea confusione. Un piccolo marchio come il nostro ha un’estetica coesa, motivo per cui ho scritto il libro. Prova a trovare la tua estetica nelle cose che ami e nella vita che hai vissuto. Prendi tutto quel rumore e tutte quelle immagini, e se sono cose che ti piacciono e che ti riguardano, sarà il tuo stile».
Londra è un buon posto per questo tipo di lavoro?
«Tutti gli stili di decorazione sono figli dello stile inglese. Sono stati in Italia per i loro grandi tour, hanno raccolto spunti qua e là, e questo è molto 21° secolo».
Com’è Décors Barbares?
«Romantico, al di fuori dei confini del familiare. Voglio che le cose sembrino come se fossero sempre esistite».
Di cosa è più contenta?
«A parte il lato creativo, è avere un’attività e poter gestire tutto, dalla A alla Z. Ti trovi sempre di fronte a nuove piccole sfide».
(traduzione di Carla Reschia)