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 2021  gennaio 24 Domenica calendario

Il caso del body builder e dei genitori spariti

BOLZANO I corpi non si trovano. Sabato i vigili del fuoco hanno ricominciato le ricerche alla diga sull’Adige di Mori, novanta chilometri a valle di Bolzano: niente. Peter Neumair, 63 anni, e Laura Perselli, 68, sembrano svaniti nel nulla. Unico indizio, una traccia di sangue sul ponte di Vadena, a Bolzano, da dove li avrebbe gettati nel fiume il figlio Benno: a una prima analisi, il sangue era risultato «compatibile» con quello di Peter; ora, pare, c’è la certezza che sia il suo. È poco, però. E così l’indiziato numero uno e unico, appunto Benno, risulta indagato ma a piede libero.
Gli ingredienti per il grande giallone nazionalpopolare tipo Erba o Garlasco ci sono tutti: la tragedia familiare, i Ris in azione, l’alibi che traballa ma non crolla. Il delitto, se poi delitto è, si compie in via Castel Roncolo, una delle più belle di Bolzano, tutto un liberty negli ineffabili colori asburgici, verdino, rosino, azzurrino: Silvius Magnago, indimenticato leader della Svp, abitava lì. Il numero 22 è una villa (giallina) divisa in appartamenti davanti a delle incongrue palme. Secondo l’accusa è qui che la sera del 4 gennaio Benno Neumair uccide i genitori (come, non si sa), poi va a trovare un’amica da cui passa la notte prendendo la Volvo dei genitori, mentre di solito usava il bus. Ma per arrivarci ci mette troppo tempo e per una quarantina di minuti, fra le 21 e le 22, il suo cellulare ammutolisce. È in questa mezz’ora che Benno avrebbe gettato i cadaveri nell’Adige: da lì la macchia di sangue sul ponte e un’altra dentro l’auto (ma su questa i Ris devono ancora pronunciarsi). Lui, anzi i suoi avvocati prima del silenzio stampa che hanno deciso, ribatte che si stava rilassando davanti a un laghetto di pescatori che a quell’ora e in questa stagione è molto opportunamente deserto.
E il movente? Qui la storia diventa un ritratto di famiglia in un inferno. Le vittime, intanto. Neumair e Perselli sembrano una perfetta coppia di professori democratici, come li chiamava Edmondo Berselli, intanto perché prof lo erano davvero, Scienze lui, Italiano lei, e poi perché si trattava di persone pacate, colte, educate. Benestanti senza essere ricche: vacanze ogni estate a Bali, la loro passione, casa in affitto in città e un pied-à-terre sul monte Renon per le passeggiate in montagna. Lei, innamorata della «Kultur» tedesca, aveva fatto parte della Commissione che attribuisce gli indispensabili patentini di bilinguismo. Erano entrambi divorziati, poi si erano messi insieme e da 35 anni convivevano felicemente. Due figli.
Qui forse c’è la chiave della vicenda. Perché i Neumair junior non possono essere più diversi. Lei, Madé, 26 anni, è la classica figlia che ogni genitore vorrebbe avere: laurea in Medicina, internato in una prestigiosa clinica di Monaco di Baviera, scrittrice con all’attivo un romanzo, «Quattrostorie», di diffusione locale ma molto ben recensito. Lui, Benno, di anni ne ha 30 e finora non ha concluso molto, a parte farsi il fisico. Ed esibirlo: è difficile trovare una foto in cui non sia a torso nudo. Questo feticista della tartaruga, dicono anche molto pompato dagli anabolizzanti, studia a Innsbruck: all’inizio Matematica, poi Scienze motorie. Ha confuse aspirazioni da influencer, con un sito dove spiegava come farsi «un corpo perfetto e performante» (in quel «performante» c’è un mondo, e purtroppo è il nostro), un passato di viaggi e un presente di precarie supplenze. Lo descrivono arrogante e instabile. Pare che alla scuola media «Von Aufschneiter» avesse pure minacciato una collega davanti alla scolaresca. «È come parlare con un quindicenne», racconta chi appunto gli ha parlato. Bamboccione di ritorno, era tornato a vivere con i suoi: i vicini dicono che qualche diverbio si sentiva, anche l’uso della Volvo diventava motivo di discussione. Mamma e papà volevano affittargli un appartamento nella stessa casa, gli citavano la sorella come modello, lo invitavano a trovarsi un lavoro.
Sta di fatto che a dare l’allarme perché i genitori non rispondevano ai cellulari è stata la sorella da Monaco. Le è anche scappata una frase significativa, «non sono sorpresa», poi corretta in un’intervista al quotidiano «Alto Adige» dove dice che «voglio assolutamente sapere la verità, qualunque sia». Non accusa il fratello, ma nemmeno lo scagiona a prescindere. Ed è andata a vivere da una zia, mentre lui sta da amici. Di certo, non è stato un delitto improvvisato. Se Benno ha ucciso, deve averlo premeditato e pure bene, perché da quindici giorni tiene in scacco Procura, inquirenti e giornali: tutti pensano che sia stato lui, ma prove non ce ne sono. Nemmeno che i genitori siano effettivamente morti. Anche perché, spiegano i pompieri, l’Adige è in secca, il freddo non aiuta e insomma perché i cadaveri affiorino o si incastrino nella diga potrebbero volerci settimane. Il giallo continua.