la Repubblica, 24 gennaio 2021
Ryanair vuole gli slot di Alitalia
Ryanair entra a gamba tesa nel tentativo di salvataggio di Alitalia e si candida (strizzando l’occhio alla Ue) a partecipare all’asta per rilevare dall’amministrazione straordinaria alcune attività – in particolare gli slot di Fiumicino e Linate – dell’aerolinea tricolore. L’offerta, secondo fonti vicine al vettore di Dublino, è stata formalizzata con una lettera inviata quattro giorni fa al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e a Paola De Micheli, titolare del dicastero dei Trasporti. La low cost irlandese – recita la missiva – è pronta a scendere in campo «nella gara per l’acquisto degli slot di Fiumicino e Linate e in quelle per altre attività».
I piani del Tesoro, in teoria, sono altri. E prevedono di girare con una trattativa privata la parte sana di Alitalia (puntellata da 3 miliardi di aiuti pubblici) alla newco Ita, controllata al 100% dallo Stato. Un progetto contestato dalla Ue che in un documento di nove paginette ha chiesto chiarimenti sull’operazione, mettendo le sue condizioni per dare l’ok all’ennesimo sostegno pubblico e ai vecchi prestiti ponte: Bruxelles vuole la vendita attraverso «una gara trasparente, non discriminatoria e non condizionata», la cessione a Ita delle sole attività di volo, la rinuncia al marchio Alitalia e «a un numero di slot in aeroporti congestionati». Tutte misure necessarie per garantire la discontinuità tra la vecchia compagnia e quella destinata a rinascere dalle sue ceneri.
Proprio i preziosissimi diritti d’atterraggio a Fiumicino e Linate (nel city-airport di Milano Alitalia ne controlla due su tre) sono il vero obiettivo di Ryanair: «Sarebbe incompatibile con gli aiuti di Stato se la newco conservasse i pezzi più pregiati della società da cui si reincarna, pretendendo di non essere in continuità», è scritto nella lettera. Dublino chiede così al governo Conte di ricevere informazioni sui tempi, i modi e le condizioni del processo di vendita. «Come prima compagnia in Italia – precisa il gruppo di Michael O’Leary – noi e le altre aerolinee efficienti possiamo continuare a contribuire allo sviluppo del traffico aereo in Italia garantendo più connettività e tariffe più basse».
L’affondo irlandese complica la già difficilissima partita del salvataggio Alitalia, condizionata dalla pandemia e impantanata in queste settimane nella spinosa interlocuzione con la Ue per ottenere l’ok al piano di aiuti del Tesoro. L’ultimo atto di questa fitta corrispondenza è la lettera spedita un paio di giorni fa da Francesco Caio e Fabio Lazzerini, presidente e ad di Ita, a Bruxelles per difendere il loro progetto. I principali obiettivi del Tesoro sono quello di evitare lo spezzatino tra attività di volo, manutenzione e handling – cui i sindacati sono contrarissimi – riuscire a conservare nome e programma di fedeltà Mille miglia e, ovviamente, non perdere i diritti di atterraggio e decollo a Milano e Roma. Basterà a convincere Bruxelles? Non sarà facile, visto che anche Lufthansa, per dire, è stata costretta a vendere 24 slot a Monaco e Francoforte in cambio dei 9 miliardi di aiuti pubblici ricevuti.
Il tempo, oltretutto, stringe: Giuseppe Leogrande, Commissario della vecchia Alitalia, è rimasto quasi a secco di liquidità e senza la vendita della compagnia o l’affitto del ramo d’azienda “volo” rischia di non avere i soldi per pagare gli stipendi, arrivati già in ritardo a dicembre. Le entrate – causa pandemia – sono al lumicino: la compagnia ha chiuso il 2020 con un calo del 78% dei ricavi e del 70% dei passeggeri trasportati e il traffico, malgrado l’arrivo dei vaccini, fatica a riprendersi.E il braccio di ferro con la Commissione di Bruxelles rischia di far scoppiare il bubbone Alitalia sul tavolo di un governo cui – in questo momento – non mancano di sicuro le gatte da pelare.