Sofia, dove vuole arrivare?
«Vivo alla giornata. Do il massimo di me per essere soddisfatta della persona che sono e dell’atleta che sto cercando di diventare. Con equilibrio e tranquillità».
Caratteristiche non proprio sue.
«Le due discese a Crans Montana, diverse tra loro, mi lasciano qualcosa di importante dentro al livello di solidità. Un passo in più verso la mia meta: vincere con costanza. E per questo serve maturità».
L’ha raggiunta?
«A momenti. Sono felice dell’atteggiamento mentale con cui ho vissuto queste vittorie, senza farmi svuotare. Penso subito alla gara successiva che è sempre quella più importante. Rimango concentrata, lontana dal telefono e con le cuffie insonorizzate. In ascolto di Sofia».
Cosa sente?
«Una che vive nell’oggi con obiettivi a lungo termine. Per stare nel momento ma non come fosse l’ultimo. A Val d’Isere nella prima gara sono arrivata 2ª ed è stato un bene. Perché il giorno dopo vincere dopo un anno in cui ci ero riuscita una sola volta, è stato difficile. Ci ho messo tanto per tornare qua».
Cosa in particolare?
«Ognuna ha il proprio percorso, le cose vanno come devono andare per destino, coincidenze, scelte. Io cado nei buchi. È la mia strada per ritrovarmi. Ho riscoperto la gioia dello sci un po’ persa. Quando funzioni tu, funziona tutto. Ho più sicurezza nel gestire lo stress: ieri ho dormito, cosa che prima non mi riusciva dopo un successo».
Sogni?
«Vincere un gigante in carriera. E tornare in superG: penso di essere una supergigantista, ma mi manca ancora un po’ di tattica e maturità per una disciplina che è un connubio tra velocità e tecnica. In discesa coi tempismi lunghi della curva faccio quello che voglio».
Si considera la Lindsey Vonn d’Italia?
«Non esageriamo, io ho 11 successi, lei 82, ha presente il gesto di Luca Toni? Lindsey prima la guardavo col binocolo, poi le chiesi una foto, tre anni dopo lottavamo per il trofeo di discesa. Ieri mi ha scritto “prenditi questa vittoria”, le ho risposto che ero gasata perché volevo il campanaccio in palio da dare ad Ambrosi, la mucca vinta in Val d’Isere. Ora ne ho due».
Ha anche una squadra fortissima.
«Sono felice del 100° successo per le donne e di contribuire alla storia. Non guardo a record, numeri, statistiche ma a quello che devo e voglio fare per performare al meglio».
Tra due settimane i Mondiali a Cortina.
«Non ci penso, le variabili nello sci sono infinite.
Certo, in discesa ho un ottimo set up, degli sci lavorati molto bene e sicurezza, la stessa che avevo prima dei Giochi in Corea. Una centratura particolare, anzi un’espressione di me che voglio avere sempre».
È valanga rosa?
«Da piccola volevo essere Deborah Compagnoni. E anche Isolde Kostner. Ho iniziato con Denise Karbon che vinceva tutto. Ho spiato i loro segreti. Oggi è emozionante stare con Elena Curtoni sul podio, da bambine mi rifilava secondi ed era il mio incubo. Brava Laura Pirovano, ha la fortuna di lavorare con una squadra forte: con Federica Brignone che tornerà in alto e Marta Bassino, che in gigante è una spanna sopra tutte. Ma io non voglio essere da meno».