Avvenire, 23 gennaio 2021
Biografia di Michele Grazioli (genio dell’intelligenza artificiale)
Che cosa potrà mai venir di buono da uno sperduto paese, anzi, dalla frazione di un corpuscolare centro della provincia cremonese? È da qui, infatti, nella campagna sideralmente distante dalle megalopoli tecnologiche, che nasce Michele Grazioli. Siamo nel 1995, e, come stranamente accade quando si scrivono biografie, stavolta non ’corre il lontano anno’. Il ’95 è dietro l’angolo. Michele proviene da una famiglia normale (ammesso che esista più questa definizione). Il padre detiene una piccola impresa edile. Il bambino gioca a calcio, ama la pesca e il computer. È atipico fin dall’asilo: a quattro anni scrive e legge in modo fluente. Ai tempi della scuola media anche la bassa padana viene colpita dalla crisi economica e con essa l’attività di famiglia. Michele ha quella che forse può essere definita la sua più grande intuizione. Il vero problema è intuire. È il riuscire a trovare una logica in quell’adagio ’fammi indovino, ti farò ricco’ che da sempre aggroviglia l’uomo. Ma Grazioli non si affida ai talismani e non tiene le dita incrociate, al contrario, apre le braccia e la mente agli algoritmi, all’intelligenza artificiale. Il problema di suo padre era innanzitutto il riuscire a prevedere il proseguo del mestiere nelle settimane e nei mesi seguenti. Ecco che Michele cerca di trovare nessi tra cause ed effetti tra agenti esterni e le decisioni intraprese. È l’avvio del suo successo. Questa forma mentis porta il ragazzino a osservare tutto in quest’ottica, perfino la sua amata pesca, che diventa in questo modo una sorta di cavia e i cui risultati appaiono fin da subito incoraggianti.Il suo obiettivo ad ogni modo è concreto: fare l’imprenditore. Quei capannoni appollaiati lungo la campagna soncinese lo hanno sempre attratto. E di pari passo la vita dell’impresario: il primo ad esser presente, quasi militarmente, sul posto e l’ultimo a premere l’interruttore per spegnere le luci. Forse per allenarsi a questi ritmi Michele fin dalle superiori anticipava sempre di più l’orario della sveglia, giungendo ad alzarsi alle tre del mattino per studiare e lavorare ai suoi progetti. I suoi successi imprenditoriali sarebbero degni di encomio per il coronamento di una vita e risultano perfino imbarazzanti pensando che quest’uomo ha meno di trent’anni. Negli anni del liceo lancia infatti Divisible Odd la quale dopo un percorso di perfezionamento è giunta ad essere il gruppo odierno, Divisible Global, che consta di otto aziende in tre continenti, con un piano di crescita che si fonda anno su anno dell’80%. Intanto, il ragazzo che si vede sempre più spesso affibbiatoil soprannome di genio della tecnologia, conserva il manto dell’umiltà e si laurea in Bocconi in economia e management e viene consacrato come uno dei massimi esperti mondiali nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale, applicata al Proactive Decision Making, e dell’Intelligenza predittiva.Nella lista di Forbes dei cento giovani under 30 più influenti, Grazioli svetta tra i primi cinque. Michele lavora circa 20 ore al giorno, domenica compresa (con ritmi leggermente inferiori, ma meglio non indagare sulla sua concezione di inferiore), è membro del Cda della famosa Promotica Spa e tra le sue aziende c’è Vedrai, che mira a soddisfare le esigenze anche delle realtà più piccole, grazie a metodi che consentano di calcolare l’impatto delle scelte sull’azienda prima ancora che siano state decise.Ma Grazioli riesce tre volte a settimana a trovare il tempo per uscire a cena e dedicarsi a qualche sport. Legge tantissimo, cosa che a prima vista potrebbe apparire anomala per un uomo che ha fatto del linguaggio di Dio, i numeri, il proprio alter ego: due libri a settimana, oltre alla compagnia degli audiolibri mentre si sposta in automobile.Verrebbe da chiedersi: come prevede il futuro chi di per lavoro preannuncia quello degli altri? Il suo obiettivo è, entro il 2025, riuscire a far sì che la sua creatura artificiale possa continuare a sopravvivere senza la sua costante presenza. Come ha dichiarato a Forbes, che gli ha dedicato la copertina: «Ho dedicato parte della mia vita a ridare il tempo alle persone grazie all’intelligenza artificiale. Ma so di non essere un bravo manager. Per fare un paragone con il mio amato impero romano: sarei un ottimo comandante per andare a conquistare nuove terre, ma sarei il peggior funzionario per amministrarle».