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 2021  gennaio 23 Sabato calendario

Biografia di Ernesto Torregrossa raccontata da lui stesso

Quando la realtà supera la fantasia: sette giorni fa il debutto nella Samp. Dopo 19 minuti, primo gol (decisivo) con l’Udinese. «Il cross di Augello era così perfetto da avere scritto sopra: “Push”», cioè “spingi”, racconta Ernesto Torregrossa.
Una notte indimenticabile.
«La cosa più bella che potessi immaginare. Ma, gol a parte, sono felice per il modo in cui qui mi hanno accolto. L’energia che si respira qui è speciale».
A dire il vero lei in carriera ha sempre avuto eccellenti rapporti in gruppo.
«Vengo da una famiglia di sportivi (la mamma giocava a volley e livello professionistico, n.d.r.), conosco il valore dello spogliatoio. Conoscere i propri compagni e rispettare le culture di tutti è fondamentale. Io credo che per stare bene in campo nel calcio si debba prima di tutto stare bene fuori».
L’approdo alla Samp è la chiusura di un cerchio nella sua carriera.
«Ho fatto quattro anni di C, cinque e mezzo di B e uno di A nella stagione passata. Vedo la Samp come un traguardo, ma pure come un nuovo inizio. Non voglio adagiarmi su questo. Ringrazierò sempre il Brescia, che mi rimarrà nel cuore. Lì sono migliorato tanto, ma questo è lo step più importante della mia carriera, e sono contento che sia stata la Samp a permettermi di farlo».
Suo padre Lirio è stato il suo primo esempio da seguire, poi ha avuto Batistuta come idolo di gioventù.
«Mio padre è stato anche nel Torino, e quando era alla Puteolana (1987-88, n.d.r.) lo ha allenato Ranieri... A San Cataldo, la nostra cittadina d’origine, lui ha portato la squadra dalla Terza Categoria alla D. Papà è un’istituzione. Batistuta? Io ho sempre avuto una sua foto ai miei compleanni da bambino. Prima della partita con l’Udinese, però, sabato scorso, sono andato a vedere su Youtube le gesta dei gemelli del gol, Vialli e Mancini. Mi ispira rivedere certi filmati prima di andare in campo».
Quali maestri ha avuto in carriera?
«Sarebbe troppo facile parlare di Corini o Marcolini. Tutte le esperienze, positive e negative, mi hanno arricchito. Certo, forse Corini mi ha dato qualcosa in più, ma anche Ranieri oggi è importante. Ricordo che il mister l’anno scorso dopo l’ultima partita di campionato (in cui l’attaccante andò a segno con i blucerchiati su rigore, n.d.r.) mi fece i complimenti. Me lo aspettavo così, molto gentile, Non mi aspettavo che mi desse fiducia da subito, questo proprio no... Mi ha sorpreso».
Si aspettava di poter approdare alla Samp in questa sessione di mercato?
«So di un interessamento blucerchiato ormai da un paio d’anni. All’inizio di questa finestra invernale mi hanno detto di un interessamento serio dei blucerchiati. Spero di ricambiare la fiducia che mi hanno dato».
Ci racconta quella storia di Ettore Messi, come l’ha soprannominata un giorno Balotelli?
«Era uno scherzo, Mario è un ragazzo d’oro. Dopo il gol all’Udinese, sabato sera, mi ha scritto per farmi i complimenti. “Finalmente sei nella categoria che meriti”. Spero che possa riesplodere a Monza. Se riesce a rimanere sereno, con le sue qualità, merita assolutamente un’altra occasione».
Lei ha la doppia cittadinanza, grazie alle origini venezuelane di suo padre. Ha mai giocato in quella nazionale?
«No, mai. Neppure a livello giovanile. In verità nei mesi scorsi sono stato contattato dal commissario tecnico del Venezuela, ma ho preso tempo, anche perché comunque…». La frase resta lì, sospesa a mezz’aria. Mancio, sei in ascolto?