ItaliaOggi, 22 gennaio 2021
Nell’isola Tristan da Cunha, la più remota tra quelle abitate
Il 15 gennaio scorso, come ogni tanto accade, il sito web ufficiale di Tristan da Cunha, l’isola abitata più remota al mondo, ha aggiornato l’elenco dei residenti. In questo luogo gettato in mezzo all’Atlantico, senza aeroporto e distante 2.810 km da Città del Capo da cui la separano sei giorni di navigazione, parte del territorio britannico d’oltremare con Sant’Elena e Ascensione, risiedono 244 persone.
Nove i cognomi presenti, tra cui due di origine italiana, Repetto e Lavarello, tramandati da due naufraghi di Camogli approdati nel 1892. Altri due sono inglesi (Swain e Patterson), due statunitensi (Hagan e Rogers), uno scozzese (Glass) e uno olandese (Green). A Edinburgh of the Seven Seas, principale insediamento dell’isola, l’unica abitata in un arcipelago che conta anche le deserte Inaccessible (nomen omen), Nightingale e Gough, quest’ultima a 350 km a sud est del capoluogo, la vita scorre apparentemente tranquilla, tra ricorrenze immortalate in servizi fotografici che sembrano presi da un’Italia di 40 anni fa e attese per le poche navi che da Città del Capo partono per portare agli isolani ciò di cui hanno bisogno: cibo, carburante, forniture mediche, materiali da costruzione.
La Baltic Trader, ad esempio, salpata a Capodanno dal continente e arrivata dieci giorni dopo, è stata da poco rimessa in servizio dalla compagnia sudafricana Ovenstone, al posto della Mfv Edinburgh, che ha ripreso il suo ruolo di principale peschereccio della compagnia dopo la perdita della Geo Searcher, naufragata al largo di Gough nell’ottobre 2020. Storie di ordinaria navigazione in mari mutevoli e tempestosi in cui rischi la vita ogni volta che ti allontani dalla riva. La Ovenstone gestisce il commercio di aragoste, principale fonte di reddito degli isolani. Wikipedia soccorre spiegando che a Tristan da Cunha vengono pescate aragoste della specie Jasus paulensis, commercializzate con il nome inglese di Tristan rock lobster.
In realtà l’isola è molto conosciuta anche dagli appassionati filatelici: francobolli e cartoline dell’ufficio postale più remoto del mondo vanno alla grande e chi vuole può scrivere a postoffice@tdc-gov.com per farsi mettere in mailing list e ricevere informazioni su tutte le novità. In questo fluire di giorni già di per sé non facili (gli abitanti dell’arcipelago hanno un sacco di problemi di salute di natura ereditaria e sull’isoletta vulcanica piove tanto, c’è moltissima umidità e a volte nevica pure), è piombato il Coronavirus. Già in estate, con un pizzico di rassegnazione, il sito ufficiale tristandc.com constatava l’impatto del rallentamento dell’economia globale sul commercio di aragoste, la subentrata difficoltà negli approvvigionamenti di beni, bloccati in Sudafrica, e persino uno stop all’ufficio postale orgoglio dell’isola: «Non siamo nemmeno in grado di inviare i francobolli perché il servizio postale sudafricano è stato sospeso», ci si rammaricava.
Nella loro particolarissima zona rossa il pugno di abitanti di Tristan da Cunha si sono però organizzati velocemente, partendo dalla consapevolezza che le strutture mediche dell’isola sono limitate quanto a mezzi e strutture, tanto che il governo britannico ha dovuto organizzare in fretta e furia un invio di guanti e mascherine e di un ventilatore per le emergenze. Nella Edimburgo dei Sette Mari ci si assicura che chi arriva in nave abbia fatto l’adeguata quarantena, cosa che peraltro sarebbe difficile non fare visto il tempo che serve per coprire la ragguardevole distanza dal luogo abitato più vicino. E se uno del posto magari è andato in Sudafrica per un’operazione o cure mediche più accurate, può sempre farsi un po’ di autoisolamento domestico quando torna. Chi sale sulle navi da pesca è dotato di dispositivi di protezione, tutti i passeggeri che sbarcano sono controllati dai «medici residenti», in modo si suppone sommario (ma forse ora con i test antigenici immediati le cose andranno meglio). Però le procedure hanno funzionato.
«Siamo ancora liberi dal Coronavirus e ci auguriamo che rimanga così», riporta il sito ufficiale con tutto l’orgoglio di chi è riuscito a resistere a qualcosa che è perfino peggio dell’isolamento più estremo che si possa immaginare. Intanto, la Mfv Edinburgh l’11 gennaio è partita da Città del Capo per riprendere a pescare fra Inaccessible, Nightingale e Gough. I notiziari dicono che a bordo ci sono anche Jonathan e Jane Repetto. Pare non vedano l’ora di tornare a tirar su qualche aragosta Tristan rock: hanno sangue italiano nelle vene, ricominciare, anche se è dura, non sarà un problema.