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 2021  gennaio 22 Venerdì calendario

Periscopio

Il fenomeno Trump non è spuntato per caso sotto un cespuglio di rametti mai potati. Il fenomeno Trump costituisce la miscela più esplosiva fin qui confezionata tra eversione populista e rivoluzione digitale. Giuseppe De Tomaso. Gazzetta del Mezzogiorno.
L’Europa, al contrario degli Usa, non è neanche propriamente un continente E non permette ai suoi abitanti di sentirsi al sicuro al suo interno in quanto non è isolata, chiusa, ma in continuità con il Continente asiatico. Ed è appunto l’Est il suo fianco più debole. Ida Magli, Contro l’Europa. Bompiani, 2001.

Ho sempre votato, senza entusiasmo, il partito più lontano dai magistrati, cioè Berlusconi. Mauro Mellini, avvocato (Gian Carlo Perna). Libero.

Oggi, con Wikipedia, ogni curioso può spigolare sulla Fenomenologia dello spirito premendo un tasto e pretendendo di capirci tutto subito, ammesso che ci sia qualcosa da capire. Carlo Nordio. il Messaggero.

Contenuti e poltrone sono sempre legati. Da quando sono in parlamento, dal 1983, non ho mai visto altro. Scadalizzarsi per questo significa essere fuori dal mondo. Pier Ferdinando Casini (Giuseppe Alberto Falci). Corsera.

Il mio modo di vivere è tipico di chi è consapevole della totale inutilità dell’esistenza. Per sopportare questa condizione sono costretto a giocare: il gioco è l’unica cosa che prendo sul serio. Tutto ciò che è serio invece mi fa ridere. Persino i funerali. Luciana Baldrighi, Feltri racconta Feltri. Sperling&Kupfer Editori, 1997.

Se non si vuol votare, dobbiamo almeno lasciare la parola al parlamento che è composto da chi è stato eletto dal popolo. Cesare Lanza. LaVerità.

Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana si sono conosciuti a Milano nel 1980. Il bilancio professionale è nei numeri della loro azienda, arrivata a 1,349 miliardi di ricavi nell’esercizio chiuso a marzo, l’80% all’estero, con una rete di 220 negozi monomarca gestiti direttamente e 80 in franchising, che dà lavoro a 5.500 persone, che diventano 25 mila con terzisti e fornitori. Fra le voci in attivo del bilancio personale c’è invece il loro legame, sopravvissuto alla fine del rapporto sentimentale nel 2004 e raccontato per la prima volta proprio sulle pagine di 7, vent’anni fa. Allora, alla domanda «vi siete mai mollati seriamente?», Dolce rispose: «Neanche un giorno. Noi viviamo 365 giorni all’anno insieme, attaccati...». E Gabbana: «E se non siamo attaccati fisicamente, lo siamo con la testa». Daniela Monti (Corsera).

Mi piace fare surf tra l’alto e il basso. È un retaggio familiare. Mia madre viene da una famiglia di medici e farmacisti, mio padre è figlio di un operaio. I nonni materni erano borghesi con scampoli di nobiltà, quelli paterni disprezzavano l’alterigia dei consuoceri. Con i secondi fingevo di non saper usare le posate, per non umiliarli. Da allora, in certe distinzioni, avverto la puzza delle differenze di classe. Per me l’unica valutazione riguarda la complessità: vi sono film molto più elaborati di un dipinto del Louvre. Riccardo Falcinelli, designer (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Da piccolo ero chiuso, timido, permaloso. Stavo sempre in casa a leggere. Divoravo fantascienza: mi affascinava il progresso. Dai 14 ai 18 anni, ho scritto racconti in cui c’era sempre un personaggio tipo me, un po’ triste, solitario, a cui succedevano cose clamorose e importanti. Crescendo, l’idea di entrare in fabbrica, come volevano i miei, non mi attirava, ma loro sapevano che avrebbero vinto. A Giurisprudenza, dove ho dato solo cinque esami, mi sono iscritto incantato da una scena del Verdetto. C’è Paul Newman che sull’arringa finale si blocca, con un foglio fra le mani. Quando finalmente si riprende, dice: nella vita perlopiù ci sentiamo smarriti. Edoardo Nesi, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.

Mi piacerebbe saper fare qualcosa di pratico, che mi faccia uscire da questo mondo così effimero, che si possa toccare e conservare. Se potessi, se ne avessi il tempo, imparerei a confezionare vestiti e aprirei un atelier. Accidenti se lo farei. Emma Marrone, X Factor. (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.

Non ci sono state in me crisi adolescenziali. Tutto avvenne con semplicità. La data esatta fu il 1955, chiesi di andare a studiare in seminario. Mio padre, contadino, mi domandò perché il seminario. Mi voglio fare prete, risposi. All’inizio mio padre reagì con stupore, all’inizio. Ma poi accolse quel desiderio sincero. In fondo eravamo una famiglia religiosa. Le mie domeniche da bambino le trascorrevo osservando la gente che partecipava festosamente al rito della messa. E poi cresceva in me la gioia di confondermi con quel popolo minuto che uscendo dalla chiesa si intratteneva sulla piazza. Quella visione mi fece pensare al significato di una società solidale, dove le ingiustizie si contrastano e non si rimuovono. Diventare prete volle dire proprio questo. Monsignor Vincenzo Paglia, comunità di Sant’Egidio (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Per l’intera mia vita io ho cercato la mia «madre di pancia». Tutta la mia poesia nasce da questo, non posso fare a meno di scriverne. È stato un continuo rincorrere una sorta di autenticità che, a quel punto, non vedevo più nella normalità di tutti i giorni. Ogni amore mi sembrava inautentico, perché «quello vero» stava sempre da un’altra parte, nascosto. Cominciavo una storia ma poi sentivo che altrove mi aspettava «il vero amore» e dunque la storia finiva quasi subito. Sono andata avanti così per molto tempo. E ho trent’anni di analisi alle spalle. Vivian Lamarque, poetessa (Roberta Scorranese). Corsera.

Una vita in perpetuo movimento, lungo la strada: e da quel momento in poi Chatwin si consacrerà al viaggio e alla scrittura. Rispetto ad oggi, si viveva in un’altra era geologica. Ad esempio nel giornalismo bastava avere un’idea passabile, e si trovava subito qualcuno disposto a finanziare inchieste, articoli, reportage. Nel 1973 così Chatwin fu assunto dal Sunday Times Magazine come consulente di arte e architettura. I floridi conti in attivo e le ambizioni del prestigioso settimanale gli permisero di compiere numerosi viaggi, sviluppando al tempo stesso il proprio talento narrativo. Scrisse articoli sugli immigrati algerini o dalla Grande muraglia cinese, intervistò personaggi come André Malraux in Francia e Nadeda Mandel’tam in Unione Sovietica. Comprava taccuini dal suo fornitore di fiducia, un cartolaio in Rue de l’Ancienne Comédie a Parigi, li avrebbe involontariamente resi un «brand» ricchissimo: i Moleskine. Maurizio Pilotti. Libertà.

Solo se sei ricco puoi permetterti il lusso di essere stupido. Roberto Gervaso.