Il Post, 21 gennaio 2021
Biografia di Amanda Gorman
Amanda Gorman è una poeta afroamericana di 22 anni di cui, da ieri, stanno parlando i giornali e i social network di mezzo mondo. Ha provocato l’ammirazione di molti grazie alla lettura, sicura di sé e piena di grazia, di una sua poesia durante la cerimonia di insediamento alla presidenza di Joe Biden. Gorman si è esibita in qualità di National Youth Poet Laureate, cioè in quanto Giovane poeta laureata americana, la prima a ricevere la carica, nel 2017. I poeti laureati sono nominati dal bibliotecario del Congresso degli Stati Uniti e sono considerati i poeti ufficiali della nazione; ricevono un piccolo salario e devono presenziare ad alcune cerimonie ufficiali.
La poesia di Gorman si intitola The Hill We Climb ed è stata appositamente composta per l’occasione: è un invito e una speranza che il paese, spaccato e polarizzato, si riconcili e prosegua versa la strada di “a more perfect union”, un’unione più compiuta, come disse l’ex presidente Barack Obama in un suo famoso discorso. Proprio Obama ha scritto su Twitter che la poesia risponde perfettamente al momento. «Nella mia poesia – ha spiegato Gorman al New York Times – non cerco minimamente di sorvolare su quello che abbiamo visto nelle scorse settimane e, oserei dire, negli ultimi anni. Quello a cui aspiro è usare le mie parole per suggerire una strada che unifichi il paese e che lo aiuti a guarire. Cerco di farlo in un modo che non cancelli o neghi le aspre verità con cui, penso, l’America debba fare i conti».
Gorman era stata contattata il mese scorso dal comitato incaricato di organizzare la cerimonia. Il suo nome era stato suggerito da Jill Biden, la moglie del presidente, che era rimasta colpita dalla lettura che Gorman che aveva fatto della sua poesia In This Place: An American Lyric alla Biblioteca del Congresso, nel 2017 (qui ne trovate altre cinque). Non c’erano particolari richieste e temi da seguire per la composizione del testo, a parte quello generale dell’unione americana, caratteristico di tutte le cerimonie di insediamento.
Gorman era stata contattata il mese scorso dal comitato incaricato di organizzare la cerimonia. Il suo nome era stato suggerito da Jill Biden, la moglie del presidente, che era rimasta colpita dalla lettura che Gorman che aveva fatto della sua poesia In This Place: An American Lyric alla Biblioteca del Congresso, nel 2017 (qui ne trovate altre cinque). Non c’erano particolari richieste e temi da seguire per la composizione del testo, a parte quello generale dell’unione americana, caratteristico di tutte le cerimonie di insediamento.
Gorman si era messa subito al lavoro, ispirandosi ai grandi discorsi dei leader americani che avevano guidato il paese nei momenti di discordia, come Abraham Lincoln e Martin Luther King, e alle opere di poeti laureati del passato, come Robert Frost, Maya Angelou, Elizabeth Alexander e Richard Blanco. Aveva buttato giù qualche verso, poi arrivò il 6 gennaio, il giorno in cui un gruppo di sostenitori di Donald Trump prese d’assalto il Campidoglio. Gorman rimase sveglia fino a tardi e concluse la poesia, raccontando quegli eventi in alcuni versi:
«We’ve seen a force that would shatter our nation rather than share it,
Would destroy our country if it meant delaying democracy.
And this effort very nearly succeeded.
But while democracy can be periodically delayed,
It can never be permanently defeated».
«Abbiamo visto una forza che vorrebbe frantumare la nostra nazione anziché armonizzarla
che potrebbe distruggere il nostro paese sospendendo la democrazia.
E ci è quasi riuscita
Ma se la democrazia può essere periodicamente rimandata
non può essere sconfitta per sempre».
Nel testo accenna anche al ruolo degli Stati Uniti nel mondo e insiste sulla riconciliazione del paese:
«And yet the dawn is ours before we knew it.
Somehow, we do it.
Somehow, we’ve weathered and witnessed
A nation that isn’t broken, but simply unfinished».
«Eppure l’alba è nostra prima di accorgercene
In qualche modo, ce la faremo
In qualche modo siamo rimasti in piedi e abbiamo assistito
a una nazione che non è spezzata, ma semplicemente non conclusa».
Gorman termina con un augurio di speranza che è insieme un’esortazione:
«For there is always light,
if only we’re brave enough to see it.
If only we’re brave enough to be it».
«Perché c’è sempre luce
se siamo abbastanza coraggiosi da vederla
se siamo abbastanza coraggiosi da incarnarla».
Nella poesia Gorman accenna anche alla sua storia personale, definendosi «a skinny Black girl descended from slaves and raised by a single mother can dream of becoming president, only to find herself reciting for one» (una ragazzina nera e ossuta, discendente da schiavi, cresciuta da una madre single che può sognare di diventare presidente un giorno, per poi ritrovarsi a declamare versi per uno»). Nata a Los Angeles nel 1998, fu cresciuta dalla madre, maestra di scuola media; già da piccola scriveva nei suoi diari e sognava di diventare una poeta; a 16 anni venne scelta come poeta laureata della città e tre anni dopo ricevette l’incarico a livello nazionale, mentre studiava sociologia all’università di Harvard.
Gorman, oltre che per le sue parole, è piaciuta anche per come ha saputo presentarsi, nell’esibizione e nella scelta dei vestiti che indossava. Ha recitato la poesia con ritmo e sicurezza, un’abilità che ha acquisito dovendo combattere sin da piccola con una difficoltà a parlare, cosa che la avvicina al presidente Biden che da bambino era balbuziente: «questo – ha raccontato al Los Angeles Times – mi ha reso la perfomer che sono e la cantastorie che vorrei essere».
La sua figura è stata resa più luminosa da un cappotto giallo di Prada, un omaggio a Jill Biden che l’aveva scelta e che le aveva raccontato di aver visto «un tuo video: eri vestita di giallo, mi piaceva tantissimo». In un contrasto brillante, Gorman indossava un cerchietto rosso, non schiacciato sul capo ma ad avvolgerle i capelli; anche questo era di Prada, un’azienda che le piace molto per lo stile intellettuale e le posizioni femministe.
Per finire, gli orecchini e l’anello erano un regalo della conduttrice Oprah Winfrey, una sua ammiratrice. Winfrey l’aveva chiamata per chiederle se poteva proseguire la tradizione di regalarle qualcosa che avrebbe indossato all’insediamento, come aveva fatto nel 1993 per la grande poeta afroamericana Maya Angelou, inviandole un cappotto di Chanel e un paio di guanti. L’anello riproduceva una gabbietta per uccelli ed era un richiamo al libro autobiografico di Angelou, I Know Why the Caged Bird Sings.
L’esibizione oltre ad accrescere la notorietà di Gorman favorirà anche la vendita dei suoi libri: il primo, The One for Whom Food Is Not Enough, è del 2015, mentre a settembre usciranno la sua prima raccolta di poesie The Hill We Climb, che includerà anche quella per l’insediamento, e Change Sings, un libro di poesie per bambini illustrato. In primavera la casa editrice Penguin Young Readers pubblicherà un’edizione della sola poesia inaugurale con una tiratura iniziale di 150mila copie.